FIRENZE- Il sostegno al miglioramento della competitività aziendale, al reddito agricolo e alle produzioni ambientali, ma anche un forte impegno per la qualità ambientale e paesaggistica delle zone rurali. Sono questi i principali obiettivi che si propone di realizzare il Piano locale di sviluppo rurale della comunità montana della Garfagnana, approvato dalla giunta su iniziativa dell’assessore regionale all’agricoltura, Tito Barbini. “Un documento che definisce strategie, priorità, finanziamenti per una realtà di assoluto rilievo nel panorama delle aree montane toscane – spiega l’assessore – Questo Piano rappresenta per noi una grande sfida, sulla quale intendiamo impegnarci fino in fondo, per dimostrare che il mondo rurale oggi può essere fonte di nuova occupazione e nuovo reddito.
E la Garfagnana rappresenta una sorta di banco di prova per chi, come noi, è convinto che certe tendenze che fino a poco tempo fa sembravano irreversibili per la nostra montagna possono essere rovesciate e che gli stessi giovani possono riannodare un legame con essa e avviare iniziative economiche. In questo senso quello che è stato fatto in questi anni, con i marchi di qualità e la diffusione del biologico, fa davvero ben sperare”.
Il Piano interviene su una realtà che, con 16 comuni che fanno parte della Comunità montana e poco più di 30 mila abitanti, fa registrare 3.392 ettari di superficie agricola utilizzata e ben 38 mila ettari di superficie boschiva, oltre il 70 per cento di quella totale, con produzioni ricercate da un consumatore di qualità – pensiamo al farro e alla farina di neccio – ma anche con un settore agrituristico particolarmente vivace.
Tra gli obiettivi esaminati dal Piano, anche uno particolarmente ambizioso, quello di legare strettamente l’immagine della Garfagnana alle produzioni biologiche. E proprio la diffusione di metodi più ecocompatibili è uno dei fili che attraversano l’intero documento, sia che tratti del rafforzamento del settore della produzione di latte – con la definizione di standard di qualità ancora più elevati - sia del recupero di produzioni tradizionali, della salvaguardia di razze locali a rischio di estinzione o della gestione del patrimonio forestale.
Il documento – la cui elaborazione è il frutto anche di un’ampia consultazione con le categorie professionali – individua le misure attivate con le relative priorità.
Si tratta delle misure relative agli investimenti nelle aziende agricole, delle misure agroalimentari, con particolare attenzione all’introduzione e al mantenimento di metodi biologici ed integrati, della misure forestali, nonché di quelle relative alla diversificazione delle attività del settore agricolo, con particolare attenzione all’agriturismo, alla tutela ambientale e alla conservazione delle risorse naturali nonché al benessere degli animali. La spesa pubblica per il finanziamento di queste misure è prevista in 5 milioni e 200 mila euro (approssimativamente 10 miliardi e 400 milioni di lire).
Di questa circa il 75 per cento è concentrata nel triennio 2004-2006.