Un esposto a ministero dell’Ambiente, Arpat e magistratura contro la localizzazione di un impianto di gestione rifiuti alle Sibille: lo hanno annunciato oggi i consiglieri comunali Massimo Pieri (Forza Italia) e Gaia Checcucci (Alleanza nazionale), denunciando la vicinanza al previsto impianto di alcuni importanti pozzi d’acqua. “Nei giorni scorsi – dicono Pieri e Checcucci – è stato siglato un protocollo d’intesa fra i sindaci dei comuni soci di Quadrifoglio e Safi ‘per la riorganizzazione dei servizi di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani’.
Nel protocollo si individuano due piattaforme di selezione con produzione di combustibile da rifiuti (Cdr) che andranno bruciati nei due impianti di termovalorizzazione previsti nella zona dell’Osmannoro e nel polo termico di Testi”. In merito alla localizzazione di un impianto alle Sibille i due consiglieri esprimono forti perplessità. “Perplessità – spiegano – f ondate sulla presenza nel luogo di uno specifico ‘fattore escludente’ (previsto fra gli altri dal decreto Ronchi), che consiste nell’esistenza di “punto di approvvigionamento idrico a scopo potabile”, ovvero di numerosi pozzi.
La zona di cui si parla è un’area in cui, sulla base delle normative esistenti (decreto 152/99) sono vietati lo svolgimento di determinate attività, fra cui proprio la gestione dei rifiuti: questo proprio perché la zona è a meno di 200 metri dai punti di captazione e approvvigionamento idrico, quindi collocata in una fascia di rispetto. Il 20 per cento dell’approvvigionamento idrico del Comune di Impruneta proviene da questi pozzi, 12 dei quali (nel territorio di San Casciano) sono fra l’altro privati”.
In base a questi dati, che Pieri e Checcucci hanno ricavato dalle carte ufficiali della Provincia e “alla luce del fatto che le nostre obiezioni in sede istituzionale e politica non sono state accolte (la sola risposta che abbiamo avuto è stata ‘sposteremo i pozzi’)” i due consiglieri hanno deciso di informare il Ministero dell’Ambiente, l’Arpat e gli organi giudiziari competenti. Massimo Pieri e Gaia Checcucci parlano poi delle proposte avanzate dal sindaco di Greve Saturnini, ed accolte dalle altre amministrazioni firmatarie del protocollo: “Secondo noi trasformare l’impianto di gassificazione in un polo termico, realizzare la seconda caldaia per il Cdr ed infine utilizzare il forno del cementificio Sacci per bruciare Cdr invece di carbone, sono scelte folli e assolutamente antieconomiche.
Tutta l’operazione nel suo complesso (sempre che si dimostri che si può trasformare un gassificatore in altro impianto) costerà ai cittadini sempre troppo, rispetto ai possibili benefici: considerando che solo 60mila tonnellate verranno bruciate in quell’impianto”.