E' ciò che chiede una Mozione presentata al Consiglio comunale fiorentino da Alessio Papini, Riccardo Basosi, Simone Menci, Luca Pettini e Gregorio Malavolti.
Il Software Libero è software (sistemi operativi, applicativi generici eleboratori di testo, gestori di database, navigatori internet e applicativi più specialistici) il cui uso non sia soggetto a limitazione, tranne quella di imporre limitazioni future sui prodotti da esso derivati (con la cosiddetta licenza GPL: General Public Licence) e il cui codice sorgente sia noto e liberamente disponibile.
L'impiego di prodotti proprietari di aziende che non rilasciano il codice con cui sono stati prodotti i programmi, ovverosia nei confronti dello Stato italiano Microsoft, rende di fatto impossibile anche ad esperti sapere esattamente cosa quel programma fa o può fare o potrebbero fare future versioni.
E' noto che alcuni programi proprietari sono potenzialmente in grado di inviare via internet notizie provenienti dal computer su cui sono installati a computer remoti, anche all'insaputa dell'acquirente, mentre la maggior parte dei software proprietari, mantenendo segreto il codice sorgente, rendono inattuabile o comunque molto complessa la verifica se tale possibilità sia o meno presente nei software installati. Questo aspetto sconsiglierebbe quanto meno l'impiego di software proprietari (senza codice sorgente controllabile) su personal computers su cui siano depositati dati riservati e/o di valore.
Il rischio sopra esposto ha convinto alcuni paesi tra cui la Francia (ad esempio il Ministero della Cultura, dell'Educazione e del Tesoro), gli USA (compresi agenzie governative come CIA, FBI e NASA), il governo centrale Messicano e la Cina a dotare la propria Amministrazione pubblica prevalentemente e preferibilmente di software a codice aperto (open source).
Dei pacchetti software della Microsoft ad esempio vengono messe sul mercato di continuo nuove versioni dei prodotti, all'atto pratico diverse dalle precedenti solo per pochi dettagli o poche marginali funzioni, e che, come ogni utilizzatore di strumenti informatici ha avuto modo di osservare, spesso non esiste compatibilità fra due versioni di uno stesso prodotto, derivando così che se un qualunque ufficio della Pubblica Amministrazione che ha acquistato i prodotti Office, poniamo, della serie 2000 trasmette per posta elettronica o tramite floppy disk un documento elaborato con questa versione ad un altro ufficio che utilizza ancora i prodotti Office della serie precedente, quest'ultimo non sarà in grado di leggerlo.
Si tratta, in pratica, per quanto variamente mascherata con licenze multiple, sconti e piani di upgrade, di una costrizione piuttosto discutibile, ad acquistare sempre il prodotto piu' recente; aggiornamento che spesso significa, per l'ufficio acquirente, o un calo di produttivita' dovuto ad una maggior lentezza dei prodotti piu' recenti (e pesanti), od una maggiore spesa per aggiornare anche lo hardware. Si tratta in pratica di una costrizione piuttosto discutibile ad acquistare sempre, a caro prezzo, il prodotto più recente.
Naturalmente l'acquisto delle nuove versioni del software Microsoft rappresenta una spesa ingente del totale della spesa informatica, con costi che si avvicinano a quelli sostenuti per l'acquisto dell'hardware dei modelli più recenti di personal computers.
Gli stanziamenti di spesa potrebbero essere meglio investiti per potenziare il servizio di rete pubblico, ad oggi di potenzialità insufficiente o per la promozione di una maggiore alfabetizzazione informatica dei cittadini, mentre si registra il cronico e incomprensibile disinteresse per il mondo del software libero, in particolare per sistemi operativi ormai molto validi (come Linux) e altri prodotti da ufficio funzionanti anche sotto windows e dalle caratteristiche in buona parte sovrapponibli a quelli dei prodotti Microsoft e che possono essere acquisiti anche gratuitamente.
Poiché internet e l'impiego di strumenti informatici diverrà sicuramente quasi un obbligo per ogni abitazione civile (come e più del televisore) di qui a pochi anni ai consiglieri comunali fiorentini non sembra davvero opportuno che in ogni computer, in ogni casa ci sia soltanto software prodotto da una sola azienda e il cui codice non è noto a nessuno tranne ai produttori: questa ipotesi, attualmente estremamente reale, apre scenari preoccupanti almeno in potenza.
Perciò inviatano l'Amministrazione Comunale a rendere prioritario per gli uffici del Comune di Firenze e ad invitare anche gli altri enti pubblici ad acquistare pacchetti software per ufficio tenendo conto di:
a) esigenze di sicurezza e quindi esclusivo impiego di software libero o almeno open source per i computers destinati ad utilizzare e immagazzinare dati riservati, protetti dalla legge sulla privacy o comunque di valore per l’amministrazione e/o per i cittadini;
b) di valutare anche la componente costo del prodotto/ assistenza fornita allorché siano state riscontrate in offerta concorrenziale caratteristiche comparabili di facilità d'uso e rispondenza dei singoli prodotti alle esigenze degli enti stessi (specie laddove queste si identifichino, come normalmente accade, nella semplice produzione di documenti, scampio di posta o in altre elementari funzioni) nonché a verificare se analoghe caratteristiche sono assicurate da prodotti che possono essere acquisiti gratuitamente.