"Un mese fa il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi è venuto al Carlone a festeggiare una galleria virtuale -scrive Pietro Mirabelli, minatore TAV in Toscana- ma non c'era niente da inaugurare quel giorno, perché la galleria ferroviaria di Vaglia ad Alta Velocità non è costruita neanche per metà. E invece ci sarebbe stato da parlare (e come!) di sicurezza, di sfruttamento, di legalità. Ho chiesto un colloquio, non l'ho ottenuto. Perciò, come delegato sindacale CGIL e responsabile per la sicurezza con le valigie ormai in mano, ho scritto al Capo dello Stato: "Nonostante gli appelli delle nostre mogli, nonostante il sostegno dell'arcivescovo di Firenze nell'omelia di Pasqua, nonostante un ordine del giorno approvato dalla Camera, nonostante gli scioperi, le petizioni e le denunce, nonostante l'ampia prova delle violazioni delle norme sul lavoro e sul diritto alla salute e alla sicurezza, nonostante tutto continua l'inferno del ciclo continuo e della sospensione dei diritti e della democrazia nei cantieri TAV! Migliaia di uomini legati a attività usuranti in condizioni ambientali estreme continuano a essere condannati:
a una tratta disumana dal nostro povero Sud, lasciato alla miseria e al degrado;
a turni lavorativi di 48 ore (straordinario legalizzato!), con anche 6 notti consecutive;
a ritorni in famiglia ogni tre settimane, senza riposo domenicale e con cicli di vita stravolti;
a squadre che operano a ranghi ridotti, in barba alla salute e alla sicurezza;
a dormire a contatto diretto coi rumori dei camion, in baracche di lamiera, senza privacy e senza integrazione con le comunità locali irritate dai disagi provocati dai mega-cantieri;
a eseguire progetti mal fatti, in terreni difficili e instabili, respirando veleni e mettendo a rischio la vita (tre morti e infiniti infortuni in questi anni di lavori TAV sull'Appennino).
Anche la Direzione Provinciale del Lavoro di Firenze, in un documento del 7 febbraio 2001, ammette che "per quanto riguarda l'orario di lavoro ed i riposi settimanali sono state riscontrate e contestate violazioni alle norme per centinaia di lavoratori".
Adesso è diventato obbligatorio anche mangiare "ad alta velocità": 45 minuti invece di 60 per la pausa pranzo! Mentre l'unico funzionario sindacale che ci sosteneva è stato emarginato.
Signor Presidente: questa TAV fa pagare un prezzo troppo alto a una generazione di lavoratori del Sud che avrebbe sperato ben altri trattamenti dal nostro celebrato ingresso in Europa! Una generazione si aspettava civiltà e certezza del diritto, e invece raccoglie poco pane amaro e disperante. Per dei lavoratori emiliani e toscani si sarebbero potuti fare accordi del genere? E' giusto far soffrire disparità aggiuntive a chi già deve sopportare l'emigrazione? Era proprio necessario esibire un'altra volta un'altra sconfitta con i lavoratori meridionali?
Intorno a quelli che hanno dovuto esporsi in prima persona per tutelare quotidianamente i diritti di tutti, si è fatto e si sta continuando a fare terra bruciata.
Molti avrebbero molte cose da dire, ma non ci sono le condizioni per poter parlare. Non è una novità, questa. Ma forse è una novità che accada nella civile Toscana e nell'ambito di un'opera definita 'europea'.
Oso aspettarmi, Presidente, dopo che tutte le altre strade si sono mostrate sbarrate, una Sua risposta a questo ultimo grido di speranza, prima di essere costretto a cercare lavoro e dignità all'estero. Dove spero di trovare quel rispetto, quella civiltà, che la nostra Repubblica non sta dimostrando di saper garantire né a chi ha voce per protestare né ai mille protagonisti muti della costruzione di questa opera "pubblica" insieme alla quale si stanno distruggendo in realtà le loro vite, la loro dignità, le loro speranze.
Ma in fondo anche i diritti di tutti".