Dopo essere stata la prima, e finora unica, regione italiana ad approvare una legge – la 53/2000 - che vieta la coltivazione e la produzione di specie che contengono organismi geneticamente modificati, la Toscana potrà disporre in tempi rapidi anche di un rigoroso sistema di controlli in grado di prevenire i possibili rischi per la salute e per l’ambiente legati alla diffusione dei prodotti transgenici. Su iniziativa dell’assessore all’agricoltura, Tito Barbini, la giunta regionale ha infatti approvato il regolamento attuativo della legge 53, che disciplina le attività di verifica e vigilanza che dovranno garantire il rispetto dei divieti di coltivazione e di produzione di specie che contengono Ogm.
“Un risultato che rappresenta un ulteriore passo in difesa della qualità e della genuinità delle nostre produzioni agro-alimentari – ricorda l’assessore – Abbiamo predisposto un testo che fa sua un’interpretazione estensiva e particolarmente rigorosa degli obiettivi della legge 53, guardando anche all’accresciuta sensibilità dei cittadini sui temi della sicurezza alimentare. E’ un rigore che, sono convinto, va incontro agli interessi sia dei produttori che dei consumatori”.
Il regolamento prevede, tra le altre cose, che i controlli siano effettuati
dall’Arsia, l’Agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione in
agricoltura, che, sulla base di programmi annuali, opererà attraverso
sopralluoghi nelle aziende, prelievi di campioni, analisi documentali. I
controlli saranno esercitati anche sui luoghi di produzione e distribuzione
delle sementi: qualora contengano Ogm, infatti, anche se la loro
commercializzazione non può essere vietata, non potranno comunque essere
impiegate nelle produzioni toscane.
Il regolamento elenca anche le specie che nel programma annuale – da
trasmettere alla giunta regionale entro il 28 febbraio di ogni anno - dovranno
essere considerate con particolare attenzione: sono il mais, la soia, la colza,
la barbabietola da zucchero, il pomodoro, il tabacco, la patata, il crisantemo,
la vite.
Per quanto riguarda le attività di sperimentazione, che non possono essere
proibite a livello regionale, in quanto autorizzate dal ministero della sanità, il
testo approvato dalla giunta le consente solo presso il “centro di saggio” di
Cesa, in provincia di Arezzo, ovvero all’interno di una struttura tecnico-
professionale in grado di offrire le migliori garanzie per quanto riguarda il
sistema di controlli e l’isolamento ambientale.