La nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria è uno spettacolo di teatro-racconto con molta musica e danza. Il sottotitolo conferenza immaginaria rende ragione di un'anomalia, per il teatro, il fatto cioè che chi parla sia insieme interprete e autore delle proprie parole, come in una conferenza appunto: e immaginaria è per il suo carattere umoristico e commovente. Una sola voce si incarica di tutti i personaggi, nel filo di un unico e fluido racconto.
Si tratta di un pastiche teatrale da sette romanzi di Colette, che Patrizia Zappa Mulas ha composto come tessere di un mosaico ricavandone un'opera nuova in 27 movimenti.
Lo spettacolo, della durata di un’ora, ripercorre la giovinezza emblematica di una grande donna del Novecento, e parla di come sia difficile avere vent'anni. Ogni giovinezza è un'impresa titanica, ogni essere umano comincia la sua avventura nel mondo senza conoscere ancora le proprie risorse, senza sapere ancora quasi nulla di sé, e lo impara a proprie spese. Da questa prima grande dissipazione nasce l'individuo e la sua forza.
Colette parla di sé, ma anche di tutti noi. L'infanzia in provincia con una madre immensa e a diciotto anni la partenza per la capitale.
L'iniziazione nel piacere con il primo marito, il potente letterato M. Willy, accanto a lui, i primi massacri sentimentali, e il suo clamoroso debutto letterario, a poco più di vent'anni, con "Claudine a scuola", di cui si impadronisce il marito, e l'inizio del suo mestiere d'artista come negro, ghost writer, scrittore ombra. Il racconto ricostruisce anche i primi fantastici anni del secolo nella Parigi della Belle époque, piena di vampiri sublimi e affascinanti libertini, di povertà e talento, di salotti intellettuali, demi monde e ragazzi omosessuali, visti attraverso le modernissime lenti di un genio della letteratura contemporanea.
Poi, a trent'anni, Colette divorzia da Willy e debutta nelle pantomime del Café Chantant: la giovinezza è finita e qui finisce lo spettacolo con una grande danza finale.