Un mozione per realizzare, promuovere e incentivare il metodo di trattamento delle acque reflue con impianti di fitodepurazione è stata approvata all'unanimità dal Consiglio comunale nella seduta di ieri pomeriggio. Il documento, proposto dal consigliere dei Ds Walter Acciai e dall’allora capogruppo dei Verdi Vincenzo Bugliani invita il Sindaco a «stipulare appositi accordi che gli organismi di ricerca per favorire le ricerche che determinino l’applicabilità di tale metodo su vasta scala nel territorio comunale», «ad organizzare, in collaborazione con la competente commissione consiliare, una o più giornate di studio per approfondire, promuovere ed illustrare il metodo della “fitodepurazione” per il trattamento delle acque reflue», «a promuovere, realizzare ed incentivare nel territorio del Comune di Firenze il metodo della “fitodepurazione” per il trattamento delle acque derivanti da usi civili o industriali, attraverso la realizzazione di impianti gestiti in proprio ovvero prevedendo adeguati incentivi per i soggetti privati che intendessero utilizzare tale sistema per il trattamento delle acque reflue da essi prodotte».
«Questa mozione - ha spiegato Acciai - nasce dal convincimento che l’acqua, essendo il bene primario per eccellenza, deve essere tutelata in tutti i suoi processi, dalla produzione, alla distribuzione, all’uso e al trattamento successivo all’uso umano o industriale. Gli impianti di fitodepurazione sono in sostanza zone umide costruite che basano il loro funzionamento sull’azione degradatrice dei batteri, comunque presenti in natura, unita all’apporto di piante che forniscono ossigeno a queste colonie batteriche.
L’unico svantaggio di tale tecnica, se di svantaggio possiamo parlare, è la necessità di spazio di cui tali impianti necessitano ed il fatto che la capacità depurativa di tali impianti è connessa alla temperatura ambiente, per cui nei periodi freddi la capacità depurativa di tali impianti è ridotta». Secondo il consigliere diessino «i vantaggi sono innumerevoli: in primo luogo sono ambientalmente compatibili e non hanno necessità della costruzione di nessun manufatto. Non hanno necessità di particolare manutenzione per cui possono essere gestiti da personale non specializzato.
Infine tali impianti non producono nessun tipo di residui, come invece avviene per gli impianti di depurazione tradizionali che producono i cosidetti fanghi, che comportano, come sappiamo, notevoli problemi di smaltimento». «Alla luce della recente normativa in materia - ha aggiunto Acciai - la fitodepurazione è accettata e contemplata come appropriata per il trattamento diretto di scarichi di piccoli agglomerati, fino a 2000 abitanti, o come trattamento integrativo a quello di sistemi tradizionali, vale a dire per il raffinamento successivo al trattamento primario.
Va inoltre ricordato che nel territorio comunale sono oggi censite circa 3.000 aziende agricole e quasi 4.000 abitazioni non sono collegate all’impianto fognario, si tratta di case sparse o piccoli agglomerati che rappresentano la tipologia ideale per realizzare impianti di fitodepurazione». «All’impianto comunale di via della Torre, in collaborazione con l’Università di Firenze, cattedra di chimica analitica, sono stati realizzati tre sistemi pilota con i quali vengono studiate sia applicazioni civili che industriali.
Il Comune potrebbe prima di tutto supportare la ricerca ed inoltre promuovere ed incentivare la realizzazione e l’uso di tali impianti, operazione che passa anche attraverso la revisione dei vari regolamenti comunali che si occupano della materia, in particolare quello di accettabilità in fognatura».