Affascinato dalla messa in scena di autori che hanno alle spalle tradizioni teoriche, alla ricerca di un'estetica teatrale che abbia forza e linguaggio autonomo, Tiezzi affronta Cechov e la sua opera che più lo affascina togliendolo dall'involucro retorico e naturalistico in cui la tradizione l'ha inchiodato e ne sottolinea il lato astratto e concettuale inseguendo piuttosto la storia dei cuori e delle anime, quella necessità di vita che definisce tutti i personaggi. Il testo giunge alla scena nella traduzione di Fausto Malcovati, che ha trasferito sulla pagina il ritmo dinamico dei pensieri, il movimento un po' stralunato delle battute cechoviane, e che Tiezzi ha fatto diventare un atto unico, senza intervallo, per poter leggere in sequenza l'originale scansione in quattro tempi e sottolineare così i cambiamenti emozionali dei personaggi in maniera più evidente, sorta di Moralità che fa risaltare anime e azioni.
All'interno della scena di Pier Paolo Bisleri, pensata come una grande isola, prigione che costringe i suoi abitanti da cui solo alcuni riusciranno ad andarsene, sono molti i rimandi all'arte contemporanea. Il punto di partenza è l'associazione che Tiezzi individua tra Astrov e Joseph Beuys, che della Natura ha fatto un'identità, così come il sipario di Giovanni Frangi evoca la meraviglia dei boschi racchiudendola in un folgorante segno astratto, mentre il mondo russo giunge attraverso le suggestioni scaturite dallo sguardo visionario e coreografico di Paradjanov.
La storia di Zio Vanja è nota e semplice: una bella donna è ospite in una casa di campagna e fa innamorare di sé due uomini. Tiezzi, che legge Cechov come un "sismografo dei sentimenti", conduce con Zio Vanja un'inchiesta sul Tempo. Inseguendo la metamorfosi degli animi, la geografia dei sentimenti e delle emozioni,la logica inflessibile dei giorni ineluttabili e feroci, si concentra sull'età di mezzo, quel crinale drammatico dal quale i cuori iniziano un addentrarsi in terre sempre più sconosciute.
Nervosismo ed erotismo attraversano i cuori, il nervosismo di chi sente di aver fallito ma non ha più davanti a sé il tempo del cambiamento, e l’erotismo del desiderio di chi si è fatto sorprendere dall'innamoramento. A cento anni dal suo debutto Zio Vanja vive il presente in una scena contemporanea nei corpi e nelle voci di attori dalle differenti personalità, che in una diretta e fisica relazione reciproca trasferiscono nello spazio e nel tempo della scena il movimento del pensiero cechoviano.
Giovedì 15 febbraio, alle ore 17.30, incontro intorno a Zio Vanjacon con la compagnia I Magazzini e Fausto Malcovati.