Terza mostra del ciclo dedicato a Sergio Saviane al Teatro Puccini di Firenze con Beppe Mora. La sua personale intitolata "il genio del malox" che si inaugura venerdi’ 9 febbraio ci porta appunto alla testata di Treviso, della quale Mora e’ condirettore assieme a Sergio Saviane ed altri. E’ la prima volta che Mora espone a Firenze, occasione unica per conoscere questo poliedrico artista: pittore, art director, ma soprattutto virulento disegnatore satirico, che si esibirà in una performance.
Dopo il grande successo della mostra di Massimo Cavezzali, un altro importante appuntamento con "Satira desnuda, dal Male a Malox" il ciclo pensato e organizzato da Fabio Norcini e dedicato a Sergio Saviane.
Con Beppe Mora si approda appunto a Malox, unica rivista satirica assieme al Vernacoliere, che circoli attualmente in Italia. Il mensile trevigiano diretto a sua insaputa da Vauro, la testata si propone infatti di continuare sulla linea del suo XL- Extralarge-costa come un gratta e vinci e vi prende per il culo lo stesso, vanta una composita redazione con vice quali Beppe Mora, Sergio Saviane, l’ex-lucciola Carla Corso, Vincino, Tonifrigo e altri; tra i "collaboranti" firme che vanno da quelle di Maramotti a un vivaio di giovani e promettentissimi vignettisti (Ciaci, Franzaroli, Alfredino, Maler ecc.).
Di tutto ciò Beppe Mora ne è anche l’alchimista, i cui alambicchi impaginano le intuizioni savianesche. Il giornale infatti si articola in una serie di rubriche: ad esempio Trastevere è dedicata al Vaticano, Giberne alla politica, Baucometro (da baùco = scemo, termine che i veneti usano per significare il telecomando) a tutto ciò che riguarda mass media e tecnologici ritrovati, Mutandieri allo sport, e via dicendo. Un giornale, dunque, che come scriveva Saviane nel suo primo editoriale "si limita a segnalare in poche pagine fatte in economia, le gherminelle, le contraddizioni, i fatti e misfatti della televisione e della pubblicità, insomma una sorta di recensione dell’Italia e dei suoi fatti".
Questo Malox, ma veniamo al suo "genio", Beppe Mora, protagonista di questa bella mostra, una "prima" per Firenze. Nato a Conegliano (TV), classe ’62, si laurea all’ISIA di Urbino con Hohenegger e Provinciali. Si afferma come disegnatore umoristico e satirico, collaborando a testate che vanno da Comix (per la cui casa editrice realizza numerose copertine di libri) a Cuore. Nel ’98, su invito di Stefano Benni, pubblica per Feltrinelli "Apocalypse No". Art director per una importante agenzia pubblicitaria del Veneto, Mora è anche designer e straordinario pittore, come molti suoi colleghi.
Una sua recente personale a Milano, dal titolo "Ritratto tutto" presentata da Benni ha riscosso notevole successo. Difficile definire il suo particolarissimo stile, composito e spiazzante, raffinatissimo quando sembra "tirato via" quanto sorprendente quando è più pop; tratto quasi pazienziano nei fumetti, caricaturale quanto un Cavandoli filtrato da Giuliano nelle vignette, è però sempre inconfondibile e sostenuto da una cattiveria acre ("Querela sicura" si chiama una sua rubrica fissa su Malox).
Discorso a parte merita la sua pittura, della quale pure la mostra offrirà esempi: versato in un ritratto a tutto campo, arriva a stupefacenti effetti di somiglianza, con l’uso di tecniche e materiali eterogenei, in una cattura veloce, quasi polaroid nell’esecuzione, che dalle lezioni di Basquiat e dell’action painting arrivano a un nuovo stile. Giocoliere con i colori e con le parole, Mora sostiene che anche un frego, un segno, un graffio sulla carta può essere risolutivo. Per lui il caso è una cabala calcolata.
Non per niente è "alchimista": di immagini memorabili.