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Cronaca semiseria della sentenza della Corte Europea sulle norme di commercializzazione dell'olio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 gennaio 2001 15:39

Si trova sul sito Internet dell'Associazione per i diritti degli utenti e consumatori.
"Addì 14 dicembre 2000, in Lussemburgo compaiono davanti al giudice La Pergola le parti. L'accusa e' rappresentata dall'Italia, la difesa dalla Commissione europea. Imputato: l'olio di oliva (vergine ed extra vergine). Reato: fornire false e tendenziose generalita' in etichetta, ex regolamento n.2815 del 22/12/98. Il senso del processo e' questo: puo' un olio di oliva fatto con olive nate, cresciute e raccolte in Puglia, in Spagna e in Grecia, unite nel sacro vincolo del frantoio di Reggello, dirsi Olio di Reggello? Le origini si perdono nel buio di una macina? Sembra proprio di si'! L'Italia ha portato a testimoniare prima il vino: per me, e per il mio valore, sono determinanti le condizioni naturali del luogo in cui e' situato il vigneto, ed e' quello che riporto in etichetta.

Altra testimonianza e' stata quella dei camionisti delle tratte Bari-Cinque Terre, Barcellona-Reggello, Atene-Perugia. A questo punto la parola e' passata alla difesa: la Commissione europea ha demolito una ad una le accuse, concentrandosi sul frantoio e su l'importanza della spremitura per la qualita' dell'olio, specialmente per il gusto, il profumo e il colore. La testimonianza del vino e' stata considerata ininfluente, sterile. I trasportatori non sono stati creduti perche' troppo pochi e troppo cari, infatti il trasporto delle olive necessita di talune precauzioni, esso e' molto piu' costoso di quello dell'olio ottenuto da quelle stesse olive ed e' molto ridotto.

Ma la chiave vincente della difesa e' stata questa considerazione: il criterio adottato dal regolamento impugnato facilita i controlli. Mentre il numero dei produttori d'olive sarebbe molto elevato, quello dei frantoi, già soggetti a tutto un insieme di obblighi e controlli nell'ambito della normativa comunitaria, sarebbe più limitato. La Giuria e' rimasta ammutolita, se e' piu' facile, nulla questio. La Corte, si e' riunita e ha respinto tutte le accuse, condannato l'Italia al pagamento delle spese processuali e i consumatori a pagare cinquantamila lire un litro di olio spremuto nel frantoio di Reggello, frutto di olive di origine indefinita".

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