Un appello per mettere al bando tutte le armi all’uranio impoverito è contenuto in una mozione presentata da Monica Sgherri ed Enrico Falqui di Rifondazione Comunista e da Lorenzo Marzullo e Nicola Rotondaro dei Comunisti Italiani. La mozione sarà esaminata domani nella commissione consiliare per la pace e la solidarietà internazionale. Nel documento si chiede che il Consiglio comunale rivolga un appello al Presidente della Repubblica, nella sua qualità di capo supremo delle forze armate e di rappresentante delle istituzioni democratiche, affinché l’Italia si impegni da subito, anzitutto «a richiedere alla Nato la messa al bando di tutte le armi all’uranio impoverito, iniziando unilateralmente a vietarne l’uso nei poligoni di addestramento e lo stoccaggio nelle basi militari- anche straniere- collocate sul territorio nazionale» ed «a riconoscere ai militari ed ai volontari civili che hanno contratto la malattia in Bosnia e Kossovo, lo status di malattia di servizio , con conseguente messa a carico dello Stato delle spese mediche e per le cure, oltre che riconoscere un adeguato indennizzo per le famiglie colpite da una così grave sciagura».
La mozione chiede poi che l’Italia si impegni «a operare per un impegno straordinario per la bonifica delle aree contaminate e per misure di protezione sanitaria per le popolazioni», «a ritirare immediatamente le truppe italiane dalle missioni militari», «a chiedere al Tribunale Internazionale per i crimini di guerra nella ex-Jugoslavia, l’avvio di una inchiesta nei confronti dei vertici politici e militari della Nato che sapevano ed hanno volutamente taciuto ed autorizzato l’uso di armi all’uranio impoverito» e, infine, «a richiedere le dimissioni da responsabile della PESC della ‘Unione Europea di Javier Solana, per le sue responsabilità - quando ricopriva la carica di Segretario Generale della Nato- durante la guerra di Bosnia e del Kossovo nell’uso dei proiettili all’uranio impoverito e per aver autorizzato l’invio di contingenti militari senza impartire le necessarie precauzioni sui rischi per la salute che essi avrebbero corso durante la loro missione».