Sono Camilla Baresani, Ugo Cornia e Evelina Santangelo i tre giovani scrittori selezionati come finalisti per il Premio Fiesole Narrativa Under 40, il più importante premio lettario italiano per la letteratura giovanile, assegnato negli anni passati ad autori che si sono poi definitivamente affermati come Sandro Veronesi, Silvia Ballestra, Roberto Cotroneo. La giuria, presieduta da Giorgio Saviane e composta da Antonella Boralevi, Franco Cesati, Giorgio Luti, Alberto Severi, Giorgio Van Straten e Valerio Aiolli, il vincitore della scorsa edizione, ha scelto i tre autori che si confronteranno fino all’assegnazione del premio, prevista per l’11 novembre prossimo.
In quella occasione, come ogni anno, verranno assegnati anche alcuni premi speciali, un riconoscimento che in passato è andato ad autori come Ligabue e Vincenzo Cerami. Ma ecco un breve profilo dei libri dei tre autori selezionati come finalisti:
Camilla Baresani, Il Plagio, Mondadori, è il romazo d’esordio di una trentottenne bresciana trapiantata a Milano che d’estate gestisce un villaggio turistico sul lago di Garda e d’inverno scrive testi per banche e aziende. Il suo romanzo, scritto con linguaggio brillante e cattivo, tratta di una giovane scrittrice che scopre che un suo romanzo è stato plagiato da uno scrittore in carriera.
La ragazza, sposata, decide anche su istigazione del marito di vendicarsi, conoscendo lo scrittore, seducendolo e poi punendolo in qualche modo, ma questo scrittore, apparentemente insopportabile, comincia pian piano a condurre il gioco, di cui la ragazza finisce per rimanere vittima, fino ad un risvolto a sorpresa.
Ugo Cornia, Sulla felicità ad oltranza, Sellerio, è il primo romanzo di un modenese di trentacinque anni che insegna in un liceo e che da tempo collabora con riviste e giornali.
La sua è una storia che si rifà anche nel linguaggio alla classicità regionale ma che riesce a coniugare tutto questo con una scrittura immediata, attuale, piena di ironia.
Evelina Santangelo, L’occhio del mondo, Einaudi, è una raccolta di undici racconti di una esordiente palermitana di trentacinque anni che scava nel dolore degli uomini facendo parlare gli oggetti e le cose con un linguaggio ricco, perfino barocco, che racconta la sofferenza e le sue tragedie offrendo però sempre, alla fine del difficile percorso, uno spiraglio possibile di luce.