Il Wayang Kulit, è una delle più antiche forme di teatro a Bali, dove ogni espressione artistica è strettamente connessa alla vita religiosa e sociale della comunità. Viene rappresentato durante cerimonie religiose, pubbliche e private ed è sicuramente uno degli spettacoli più amati e seguiti.
Le marionette sono tagliate ed incise minuziosamente su pezzi di pelle di vacca e caratterizzate da forme, grandezza, e colori. Tutti i balinesi, sanno distinguerne i diversi caratteri (100 o forse più).
Ad esempio un corpo grasso, con occhi rotondi, colori come il rosso o marrone indica un carattere violento, non raffinato, quale quello appartenente a mostri, stregoni, cattivi regnanti, mentre un corpo più esile, occhi a mandorla e colori come il bianco o giallo denotano il carattere raffinato di re, regine, divinità. Lo spettacolo del Wayang Kulit è ritenuto una rappresentazione microcosmica dell'universo. Il Dalang (colui che dà vita alle marionette) ha il ruolo del creatore; lo schermo simbolizza il mondo, la lampada il sole, il tronco di banano (dove vengono fissate le marionette) la terra, mentre la musica scandisce le diverse fasi attraverso cui tutti dobbiamo passare.
Le storie sono tratte da episodi delle grandi epiche Mahabharata e Ramayana. I testi classici sono scritti in Kawi, l'antica lingua giavanese, che è quella usata dal Dalang per i personaggi ritenuti più raffinati, mentre per gli altri caratteri usa il balinese. Le capacità che un Dalang deve possedere sono molteplici: profonda conoscenza della letteratura classica, perfetta padronanza dei tre livelli della lingua balinese ( "alto", "medio", "basso"), deve studiare musica e danza in quanto lui stesso dirige l'orchestra (gamelan) che accompagna lo spettacolo, tenendo tra le dita del piede destro un cono di legno che, battuto su un apposita cassa, puntualizza i dialoghi, accompagna le azioni e dà i tempi ai musicisti.
La musica ha quindi un ruolo fondamentale nel Wayang Kulit ed è eseguita da una piccola orchestra formata da quattro strumenti chiamati gender wayang, costituiti da chiavi di bronzo che hanno come cassa di risonanza canne di bambù. Il Dalang improvvisa dialoghi che i servitori di corte (i pagliacci) useranno per spiegare la storia al pubblico, intrisi di filosofia, saggezza e molta comicità. Il Wayang Kulit non è dunque solo uno spettacolo teatrale, ma fa parte di un contesto religioso, tanto che è difficile capire dove finisce la finzione di puro intrattenimento e inizia quella sacra.
Oltre ad essere un artista il Dalang riveste funzioni di sacerdote e guida spirituale; prima che inizi lo spettacolo siede dietro a un bianco schermo, alla sua sinistra la grande cassa di legno con dentro le marionette.
Dopo aver recitato mantra e donato le dovute offerte, bussa con la mano sulla cassa per svegliare le marionette dal loro riposo, che così saranno pronte per essere prese una alla volta e fissate sul tronco di banano. A destra i caratteri buoni, a sinistra quelli malvagi, al centro il kayonan, l'albero della vita, la marionetta che apre e chiude ogni spettacolo e che inizia la sua danza tra le mani del Dalang mentre tutte le altre, appoggiate agli angoli dello schermo con la loro indefinita ombra, sembrano dei feti che aspettano di essere donati alla luce.
I Wayan Wija, il Dalang dello spettacolo presentato a Musica dei Popoli, è nato a Bali nel 1931 in una famiglia di antica tradizione del Wayang Kulit; inizia a studiare l’arte del teatro delle ombre a soli 11 anni.
Sua guida spirituale il celebre I Made Sadia, uno dei massimi studiosi della cultura balinese del Novecento. Attualmente è ritenuto uno dei migliori Dalang in attività, noto per l’abilità nella manipolazione delle marionette, per l’improvvisazione di dialoghi e per l’humour che sa insinuarvi. Ha creato decine di spettacoli che sono stati ospiti presso i più prestigiosi festival mondiali e ha collezionato un incredibile numero di riconoscimenti. Una curiosità: avendo sposato un’italiana il maestro conosce la nostra lingua e potrà così spiegare direttamente le varie fasi dello spettacolo.