Il modello matematico utilizzato fino all'aprile scorso per calcolare in che punto si sarebbe incontrata l'acqua, e quanta, nello scavo delle gallerie della Tav in Mugello si è dimostrato «non affidabile alla verifica sul campo» e pertanto le trivellazioni riprenderanno solo con metodologie di indagine più approfondite. Non solo, ma dovranno essere «preventivamente individuate le risorse idriche sostitutive e realizzati gli interventi atti a renderle fruibili prima che si verifichi l' impatto» in modo da non lasciare paesi all'asciutto.
E' una delle prime conclusioni dell'Osservatorio ambientale sui lavori dell'Alta velocità ferroviaria che ieri l'assessore all'ambiente della Regione Tommaso Franci ha reso note. Le nuove metodologie per prevedere gli impatti ambientali saranno utilizzate anche per le gallerie del tratto più vicino a Firenze, quando si tratterà di bucare il Monte Morello per agganciarsi ai binari di Rifredi.
Il documento dell'Osservatorio — ne fanno parte rappresentanti dei ministeri e delle regioni interessate — era stato sollecitato in luglio dal Consiglio regionale che ha anche impegnato la Giunta a verificare i presupposti per un' azione giudiziaria contro Cavet.
Per quanto di sua competenza, l'azione della Regione
Toscana in relazione al progetto e ai lavori dell'Alta Velocita' nel
tratto appenninico e' stata sempre caratterizzata dal massimo di
attenzione ai valori ambientali e alla trasparenza di informazione ai
cittadini.
E' quanto si intende puntualizzare, in riferimento a presunte responsabilita' del governo regionale nella precedente legislatura, per quanto riguarda la previsione delle presumibili conseguenze ambientali e l'individuazione delle necessarie misure di mitigazione. "L'aspetto che bisogna tenere sempre ben presente - ricorda il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini - e' che siamo di fronte ad una opera nazionale, per la quale quindi e' stata realizzata una procedura nazionale di valutazione ambientale.
Magari fosse stata
di nostra competenza, questa procedura, visto che su questo terreno
gia' da anni disponiamo di una legislazione d'avanguardia, piu'
avanzata anche di quella nazionale. Per quanto ci e' stato consentito
dalle normative, comunque, non siamo mai venuti meno ad un ruolo di
revisione critica, avanzando ripetutamente proposte alternative, in
stretto contatto con gli enti locali. Non dimentichiamoci che la Regione
e' stata l'unica a fornire un parere in cui si esprimevano elementi di
preoccupazione per la carenza di dati e di studi".
"Ovviamente - cosi' conclude Martini - non possiamo pensare di non
portare a conclusione un'opera di tale rilievo nazionale, ma dobbiamo
esigere che i lavori proseguano con il massimo delle garanzie
ambientali.
Sono convinto che sara' cosi'. Gia' oggi, proprio per le
tante preoccupazioni destate dal progetto e per lo sforzo della Regione
e degli enti locali, l'Alta Velocita' e' un'opera controllata come non
era mai successo in Italia prima d'ora".
Le tappe dei controlli ambientali
L'azione regionale prende avvio gia' nel 1992, con un parere che
contribui' alla rielaborazione del progetto originale. Il nuovo progetto,
riferito al tracciato denominato Mugello-Carza-Terzolle, conteneva anche
un quadro conoscitivo ambientale aggiornato, sulla cui base pero' non si
attivo' una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale.
Rimase cosi' quella originaria del 1992, definitivamente conclusa nella Conferenza di servizi del luglio 1995, con la pronuncia del ministero dell'Ambiente, che peraltro non richiese ulteriori contributi agli enti interessati. Gia' lo studio di impatto ambientale del 1992 evidenziava comunque "due tipologie principali di potenziale impatto", la prima relativa alle acque superficiali, legata al "depauparamento delle acque di fiumi e torrenti e alla modifica delle caratteristiche idrauliche degli stessi", la seconda relativa alle acque sotterranee, legata al "depauperamento delle falde idriche a causa dell'attraversamento in galleria di aree in cui queste sono presenti e importanti".
Lo studio valutava comunque come provvisori questi impatti e
prevedeva la possibilita' di ristabilire in tempi brevi le condizioni iniziali.
Gli unici elementi di preoccupazione sulle carenze dei dati e degli studi
idrogeologici rispetto alla realizzazione di gallerie sono contenuti proprio
nel parere regionale. Il ministero dell'ambiente non riprese i rilievi
regionali. Di fatto le prescrizioni nei confronti delle imprese realizzatrici
discendono dall'Accordo procedimentale e dal programma di monitoraggio
in esso contenuto, in particolare con la sottoscrizione del "codice di
scavo".
L'Osservatorio ambientale, previsto dall'accordo procedimentale, si e'
costituito nel febbraio 1996 presso il ministero dell'ambiente, ma solo
nell'ottobre 1998 quest'ultimo ha firmato la convenzione con l'Agenzia
regionale per la protezione ambientale (Arpat) per il supporto tecnico.
Come segnalato da una recente comunicazione in giunta regionale, in diverse circostanze non e' mancato un comportamento negligente di Cavet in relazione alle richieste di documentazione tecnica avanzate dall'Osservatorio. Una situazione che ha fatto emergere anche l'esigenza di aggiornamento dell'accordo procedimentale, proprio per rendere piu' incisiva l'azione dell'Osservatorio. Per la sua parte, comunque, la giunta regionale non e' mai mancata anche ad un dovere di trasparenza, tanto che numerose problematiche relative ai lavori sono state riportate anche negli annuali rapporti sullo stato dell'ambiente in Toscana: gia' nel 1997, per esempio, si segnalava che "il progetto dell'Alta velocita' in Toscana sembra destinato a produrre un impatto ambientale in corso d'opera piuttosto pesante", ricordando inoltre, sulla base dei dati dell'Arpat, che "i corsi d'acqua dell'Alto Mugello, di notevole pregio e di portata modesta, sono risultati estremamente sensibili ai lavori dei cantieri peggiorando, in alcuni casi in maniera significativa, la loro qualita'".