Leopolda Barsottini, 78 anni, di Seravezza (Lucca), da
oltre vent'anni non ha piu' notizie del figlio Guglielmo, fatto scomparire
dal carcere dove era stato imprigionato per motivi politici durante la
dittatura militare. "La signora Barsottini - spiega Mariella Zoppi,
assessore regionale alla cultura e alle comunita' toscane all'estero - ha raccontato la
sua tragica storia durante l'assemblea delle associazioni toscane
dell'America del sud tenutasi recentemente a Buenos Aires. Una
testimonianza toccante, la sua, di fronte alla quale, insieme a tutte le
associazioni di toscani di Argentina, Cile, Brasile, Uruguay e Venezuela
abbiamo deciso di mobilitarci".
Il primo passo che verra' intrapreso sara' quello di garantire alla Barsottini
la possibilita' di assistere ai processi in corso a Roma contro sette militari
argentini rinviati a giudizio per il sequestro e l'omicidio di otto cittadini
italiani.
"Il processo - sono ancora parole dell'assessore - non riguarda direttamente il figlio dell'emigrata toscana per un motivo, oserei dire 'formale': di lui, infatti non e' mai stato rinvenuto il corpo. Per lo stesso motivo la Regione Toscana non ha potuto costituirsi parte civile. La presenza della signora Barsottini a Roma avra' pero' un valore fortemente simbolico: quello di rappresentare idealmente anche il dramma di suo figlio nella speranza che il percorso di giustizia contro i crimini perpetrati dai generali, appena iniziato, continui fino a esaurire il bisogno di verita' e giustizia".
La tragica storia di Guglielmo Barsottini ricorda, purtroppo, quella di molti altri perseguitati politici. Il giovane, all'epoca studente all'universita' de La Plata, fu arrestato durante la dittatura militare perche' attaccava manifesti sui muri chiedendo la liberta' di altri studenti incarcerati. Nel febbraio 1978, circa un anno dopo l'arresto, il giovane 'scomparve' dal carcere e da allora di lui non si e' avuta piu' alcuna notizia. Nella ricerca disperata del figlio o di notizie sulla sua sorte Leopolda Barsottini e il marito Juan Alberto Segalli hanno investito praticamente tutti i loro risparmi, senza alcun risultato.
Persa ormai ogni speranza di ritrovarlo in vita, la famiglia Segalli-Barsottini vuole a tutti i costi che a lui sia almeno resa giustizia. Roma sara' un primo passo in questa direzione. "Il contributo economico per sostenere il viaggio in Italia - sottolinea l'assessore Zoppi - sara' solo una prima doverosa iniziativa che assumeremo. Poi, faremo tutto il possibile per sostenere, anche in altre forme, questa legittima richiesta di giustizia".