La mostra sui costumi, le bandiere e i tamburi storici delle contrade a partire dalla fine del Settecento, nasce da un'idea del Comitato Amici del Palio ed è realizzata in collaborazione con il Comune di Siena, il Magistrato delle Contrade e il Santa Maria della Scala. Essa consente a senesi e turisti di ammirare un tesoro cittadino unico, insolito e raramente visibile.
I numerosi pezzi in mostra evidenziano l'evoluzione dei costumi, dei tamburi e delle bandiere non solo in relazione al tempo e quindi al loro rapporto con la storia e il costume, ma anche alla costante ricerca dei materiali, delle forme e delle tecniche, impiegate nella loro realizzazione.
A partire dal Settecento, epoca cui è riferibile una bandiera della Chiocciola, l'oggetto più antico in mostra, il Palio e il suo corteo storico sono profondamente cambiati. Si passa infatti dai cortei con carri allegorici e comparse ispirate a temi mitologici o storici in voga fino al primo quarto dell'Ottocento, ai costumi di foggia rinascimentale per ricordare i fasti della repubblica senese. Durante il diciannovesimo secolo avvenne quindi la "rivoluzione completa delle monture" e delle insegne delle contrade.
Il primo segnale di cambiamento si ebbe nel 1839, quando per la prima volta furono realizzati i costumi, detti "alla spagnola", ispirati al Rinascimento.
Essi furono creati riferendosi alle opere dei maestri dal Quattrocento al Seicento. Le prime “monture” storiche furono realizzate a spese del Comune e vennero utilizzate esclusivamente per le feste del Palio di Agosto, cui assisteva spesso anche il granduca di Toscana con la famiglia. Le contrade erano tenute, per disposizione comunale, a mantenere i costumi in buone condizioni e a sottoporli al controllo annuale di una speciale commissione.
La pena per i rioni negligenti consisteva nell'esclusione dal Palio di Agosto. In riferimento a quel periodo sono esposte le "monture" dei paggi del Drago e della Lupa del 1839.
Alla metà dell'Ottocento costumi e bandiere divennero anche veicolo con il quale sostenere l'idea risorgimentale, poiché i primi moti rivoluzionari furono considerati quasi una possibilità di affrancarsi dal sempre mal tollerato “dominio” di Firenze, e alcune contrade s'ispirarono alle divise dell'esercito piemontese.
Tra di esse il Nicchio espone un costume "alla piemontese" completo di ogni accessorio e in buono stato di conservazione.
La moda delle "monture", ispirate alle divise militari dell'esercito dei Savoia, durò solo pochi anni e risale al 1878 la scelta, rivelatasi poi definitiva, di riferirsi al Rinascimento. Da quel momento in poi saranno gli artigiani e le donne delle contrade a occuparsi della loro fattura e dei preziosi ricami che decorano i costumi, mentre i bozzetti saranno affidati agli artisti più prestigiosi residenti a Siena.
Le "monture" di quell'anno si rifanno palesemente agli indirizzi dettati dalla scuola pittorica "purista" sviluppatasi nella seconda metà dell'Ottocento a Siena che prendeva ispirazione dai grandi maestri medioevali e rinascimentali toscani. Il supervisore nominato dal Comune per controllare la corrispondenza al periodo dei bozzetti prodotti fu Alessandro Franchi, uno dei più autorevoli pittori senesi, appartenente a quella corrente artistica. I costumi dell'epoca, tuttora conservati nelle Contrade, sono pochi, tra queste la Torre e la Chiocciola che espongono i costumi da alfiere.
Tra le bandiere risalenti all'Ottocento ce ne sono alcune particolarmente interessanti e curiose, tra cui una dell'Onda con una piccola barca a vela, una del Bruco con lo stemma di un capitano vittorioso e una della Selva con un grande albero di quercia e lo stemma della contrada.
Il Novecento si apre con il rinnovo del 1904. I costumi risultano sostanzialmente uguali a quelli del 1878, e le modifiche consistono, quasi esclusivamente, in perfezionamenti e dettagli. Sono molte le contrade che conservano ancora i primi costumi del XX secolo.
É possibile ammirare i paggi del Bruco, dell'lstrice, del Valdimontone e dell’Aquila, e il tamburo del 1904 della Lupa. Sono da evidenziare due bandiere, risalenti al primo quarto del Novecento, di cui una dell'Aquila, a scacchi, particolarmente rara, e una della Torre, datata 1919, commemorativa della liberazione di Trieste. Il rinnovo successivo al 1904 fu quello del 1928, in occasione del quale i costumi vennero completamente ripensati.
La realizzazione dei bozzetti fu affidata ad alcuni artisti senesi, fra i quali Federigo Joni, Vittorio Giunti e Arturo Viligiardi.
I costumi furono ancora di stampo rinascimentale, caratterizzati da tessuti con ricami e decorazioni araldiche. Sono stati selezionati per questa occasione quelli della Civetta, dell’Oca, dell’Onda e della Giraffa. Allo stesso rinnovo appartengono anche i tamburi del Valdimontone e del Nicchio. I costumi del 1955, salvo alcune varianti nei tessuti e nelle decorazioni, furono sostanzialmente le copie di quelli del 1928. In esposizione sono presenti le “monture” di un alfiere della Selva e di un paggio della Tartuca e quella del tamburino della Pantera, assieme ai tamburi dell'Oca, della Tartuca e della Giraffa e a una bandiera appartenente alla Pantera.
Oltre ai costumi e alle bandiere e ai tamburi, sono esposte anche alcune curiosità tra cui una bandiera di cotone degli inizi del secolo scorso e una da bambino del 1908, appartenenti alla Civetta e una “montura” ottocentesca da paggio, completa di mantello, appartenente al Leocorno, ed un libro con i bozzetti per i costumi, alcuni mai realizzati, di proprietà del Valdimontone.
La mostra, realizzata grazie anche al contributo della banca Monte dei Paschi di Siena, è quindi un’occasione significativa in cui ammirare, riuniti in un’unica inimitabile cornice, oggetti preziosi e curiosi, di solito, gelosamente conservati nei musei e negli archivi delle Contrade.