Tra coloro cui è stato promesso in anticipo e coloro che dovrebbero entrare sulla base del risultato elettorale e in virtu' del delicato gioco degli equilibri politici di coalizione, il neo presidente della Toscana, Claudio Martini, ha difficolta' a far quadrare i conti.
Nella rosa dei futuri assessori regionali c' e' un petalo di troppo: 14 anziche' i 13 previsti dallo statuto.
A fare la differenza sono le promesse pre-elettorali ed i posti assegnati nel listino ai Democratici sull' onda del positivo risultato ottenuto alle europee non confermato, anzi
dimezzato, alle elezioni regionali.
Gli accordi pre-elettorali davano all' Asinello tre candidati nel listino - Erasmo D'Angelis, Lucia Franchini e Francesco Pifferi - e tre esterni designati a far parte della futura giunta: la stilista Chiara Boni, l' avvocato Carla Guidi, ed il sindacalista Ambrogio Brenna. Sono soprattutto queste ultimi tre promessi assessori a non far tornare i conti in una giunta che, sulla base di un risultato elettorale che ha visto rafforzarsi a spese di alcuni alleati la posizione dei Ds, dovrebbe vedere almeno sei membri assegnati alla Quercia, piu' il presidente della giunta.
Tra questi i due assessori uscenti, oggi esterni al consiglio, Tito Barbini e Paolo Benesperi cui i Ds possono difficilmente rinunciare, soprattutto al secondo in quanto unico rappresentante in giunta della costa tirrenica.
Tra i futuri assessori diessini anche la consigliera uscente Mariella Zoppi, esterna al
consiglio in questa legislatura ma scelta da Martini in fase pre-elettorale, piu' un rappresentante diessino ciascuno alla provincia di Siena, di Firenze e di Pisa. Con i tre esterni Democratici, i sei assessori diessini ed il presidente della giunta sarebbero gia' occupati dieci dei 13 posti disponibili, mentre gli altri partiti della coalizione Toscana Democratica che in base all' accordo programmatico hanno diritto di far parte del governo regionale sono quattro: Ppi, per voti il secondo partito del centro sinistra toscano, lo Sdi ed i Verdi.
Per far quadrare i conti Martini ha due possibilita': o indurre i Democratici a rinunciare a parte di quanto promesso
sulla base di un risultato europeo non confermato o convincere uno dei partiti minori a rinunciare ad un posto in giunta per assumere la presidenza del consiglio regionale.
Un incarico da non sottovalutare in una fase costituente come quella che si apre, in cui si dovra' fare un nuovo regolamento, una nuova legge elettorale regionale e stabilire le materie nella quali la Regione avra' autonomia speciale.