La Regione, unitamente alla Provincia e al Comune di Calenzano, si impegnerà per far recedere, nei 75 giorni previsti dalla normativa per il completamento della procedura, la Manetti & Roberts di Calenzano dalla decisione di mettere in mobilità 25 dipendenti.
La Provincia inoltre vuole far rispettare, attraverso l'attivazione di tutti gli strumenti, anche legali, e facendo valere il peso delle istituzioni, l'accordo sottoscritto nel 1997 dalla Manetti & Roberts per il rilancio dell'azienda.
Questo il contenuto di un ordine del giorno che il Consiglio provinciale ha votato nel pomeriggio di oggi all'unanimità, su proposta dell'assessore al lavoro, Mirna Migliorini.
Illustrando il documento Migliorini ha sostenuto che è necessario dare all'azienda un segnale forte dell'attenzione delle istituzioni ed ha parlato di un progressivo indebolimento dello stabilimento Manetti & Roberts di Calenzano e delle sue prospettive future di sviluppo. L'assessore ha anche denunciato l'esternalizzazione dell'attività aziendale (tutti i dipendenti destinati alla mobilità vengono dal magazzino, che si vuole appaltare all'esterno) ed ha detto che in una seconda fase sarà anche convocata, se necessario, l'Unità di crisi costituita fra Provincia, Regione e Comuni.
Il Presidente della Provincia, Michele Gesualdi, ha ricordato i contenuti dell'accordo con il quale nel 1997 proprietà, sindacati, Provincia, Regione e Comune si sono impegnati rafforzare la Manetti & Roberts, un accordo che ora va rispettato.
E' un caso che deve far fare autocritica alle istituzioni, ha detto il consigliere di Forza Italia Fabio Filippini, e che scoppia ala vigilia di un altro ancor più grave, la dismissione della fonderia del Pignone.
Se la Manetti & Roberts chiude il suo magazzino, ha replicato a Filippini il capogruppo di Rifondazione Eugenio D'Amico - che sulla vicenda aveva presentato una interrogazione urgente - la colpa è della deregulation sostenuta proprio da Forza Italia, e delle altre forze politiche che hanno subito la centralità delle imprese.
Dissenso quindi nei confronti della politica del centrosinistra, ma appoggio all'iniziativa di Migliorini e Gesualdi.
Guardiamo realisticamente a cosa si può fare, ha detto Riccardo Gori, dei Ds, con la consapevolezza che il ruolo delle istituzioni è importante ma i risultati si ottengono solo con grande fatica, con la concertazione e non con il conflitto.
Anche il centro destra si preoccupa della sorte dei lavoratori, ha tenuto a affermare il capogruppo di An Enrico Nistri, ricordando che il suo partito ha lasciato ai suoi iscritti libertà di opinione nel referendum sull'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e propone la penalizzazione degli imprenditori che licenziano.
Non sta all'ente pubblico intervenire quando si è aperta una situazione di crisi ma condurre politiche che evitino le crisi, ha sostenuto il capogruppo di Forza Italia Carlo Bevilacqua, per il quale i licenziamenti sono la conseguenza dell'istituzione da parte del Governo Prodi dell'IRAP, che ha tassato i costi per il personale.
Tesi controbattuta da Andrea Cantini, dei Democratici, per il quale l'IRAP è nata per favorire e non per ridurre l'occupazione.
La prima cosa a cui pensare è difendere i lavoratori, stare loro vicini, hanno infine ricordato il capogruppo dei Comuni Italiani, Alessio Pancani, e quello dei Popolari, Giovanni Vignoli.