Giovedì 24 febbraio, ore 17.30, al Saloncino del Teatro della Pergola presentazione del libro di
di Fulvio Paloscia e Luca Scarlini.
Non si parla dell'alta moda e si citano pochissime firme in questo libro che due giornalisti fiorentini hanno redatto con indagini sul campo, affidando contributi a giovani scrittori (Andrea Garello, Paolo Mordiglia, Enzo Carabba, Francesca Mazzucato) o intervistando personaggi rappresentativi dei vari look di oggi (il veejay Mixo, la rapper Pina, il dj Pierluigi Diaco, Andy tastierista dei Bluvertigo, gli scrittori Carlo Lucarelli e Simona Vinci).
Convinti del fatto che presso le giovani generazioni il mito della griffe sia decaduto a favore di una maggiore indipendenza di scelta - nel modo di vestirsi dei ragazzi il capo di marca si mescola ormai al saldo del grande magazzino o addirittura all'abito usato, secondo una libertà che obbedisce sempre meno alle etichette – i due autori guardano a come i ragazzi si "mettono in scena" nel quotidiano, diventando magari il serbatoio di ispirazioni degli stilisti più in voga che ormai attingono a piene mani allo Street wear (abbigliamento di strada).
Ecco allora che, oltre a stili legati a movimenti già codificati come l'hip hop – che identifica chi segue la musica rap – o gli skinhead, si parla di cosa indossano le pendolarine genovesi, di come vestono le scrittrici e gli scrittori di romanzi noir, di cosa indossano i tifosi di calcio allo stadio o dei ragazzi che occupano le scuole, del look dei giovani cattolici (il contributo è del deputato Lapo Pistelli e di Matteo Renzi, segretario dei giovani cattolici fiorentini) o di come il corpo semi – o completamente – nudo diventi nuova frontiera del pret à porter di spogliarellisti e cubiste.
E ancora sfilano le Shopper ovvero quelle signore che fanno degli acquisti un "hobby" dispendioso (e che non comprano per vestirsi ma vestono per comprare); le Fashion victim¸ le vittime della moda, che vestono rigorosamente firmato e guai a deragliare; i Wannabies, coloro che vogliono sembrare qualcosa senza esserlo (e quindi abbondano di accessori, protesi finte e tatuaggi-decalcomania, fatti apposta per chi non ha il coraggio di vivere tutta un'esistenza con un disegno indelebile sulla pelle), i fan di Star Trek (che usano riunirsi vestiti come i beniamini della saga scientifica), si disquisisce sul rapporto tra abito e divisa, tra abito e tecnologia, si delineano i canoni del "neotrucidismo", si racconta come si veste la Barbie o si indaga sull'abbigliamento delle soap opera.
In sottofondo una fluttuazione fra i sessi sempre più insistente: la contrapposizione di maschile e femminile è ormai sempre più debole, i generi diventano un'opinione sia nell'abbigliamento che nell'approccio fisico e mentale, come vuole il transgenderismo.