“Anni di proposte, petizioni e promesse. Ma il progetto di dedicare una strada o meglio una piazza di Firenze a Enrico Berlinguer non è mai stato realizzato. Ecco, questo sarà uno dei miei primi atti da sindaco”. Cristina Scaletti, candidata alla carica di primo cittadino, rinnova l’intenzione di intitolare una via fiorentina all’ex Segretario del PCI. Un’intenzione che nasce da considerazioni profondamente attuali.
“Leggo i giornali e monta la nausea: ancora Gianstefano Frigerio (ex DC) e ancora Primo Greganti (ex PCI) a spartire appalti e tangenti. E ripenso all'amico che un paio di sere fa mi aveva fatto notare che a Firenze non esistono né una via e né una piazza che portino il nome di Enrico Berlinguer. Altrove sì ma a Firenze niente” ha proseguito Cristina Scaletti.
“Tanti giovani purtroppo non sanno più neanche chi fosse Enrico Berlinguer, a trent’anni dalla morte, avvenuta l’11 giugno 1984 a Padova – aggiunge Scaletti –. Senza essere mai stata comunista, per me il Segretario di quel che era il PCI rappresenta ancora l'emblema della questione morale e di una visione quasi poetica della politica. I fatti di oggi purtroppo dicono che poco o niente è stato fatto per interrompere quel sistema diffuso e tentacolare che vede la politica gestire ogni luogo di potere".
Qualche settimana fa Cristina Scaletti aveva già scritto di Enrico Berlinguer (http://www.cristinascaletti.it/2014/03/16/storie-apparentemente-antiche/) ricordando come l’ex Segretario del PCI sostenesse che “la questione morale non risiede solo nelle ruberie degli uomini politici ma nell'occupazione delle istituzioni (bancarie, sanitarie, culturali, giornali, televisioni) da parte dei partiti”.
“Un po’ come la mafia di oggi che non ha quasi più bisogno di uccidere perché infiltra direttamente lo Stato, le istituzioni, i luoghi di potere, vestendo abiti puliti e profumati, perché oggi conta come appari, non come sei”.
“Per questi motivi – conclude Cristina Scaletti – uno dei miei primi atti da sindaco sarà l'intitolazione di una strada o una piazza alla sua memoria. Per ricordare che può esistere una politica diversa, fatta dai tanti Berlinguer e non dai «Compagni G»