"La rivoluzione prenderà il via dal 1 gennaio 2000 - spiega l’assessore alle politiche del lavoro Mirna Migliorini - e si assesterà nei mesi successivi, utilizzando tutte le risorse già esistenti, mettendo in rete competenze, dati, conoscenze, per costituire un vero e proprio sistema di politiche attive del lavoro, integrando istruzione-formazione-orientamento-lavoro e intrecciando un rapporto forte e continuo con il mondo della scuola. Tutto il mese di dicembre ‘99 sarà caratterizzato da un meticoloso passaggio delle consegne".
In consiglio provinciale l’assessore ha illustrato i cambiamenti in atto nel campo delle politiche attive, del lavoro, della formazione professionale e del collocamento.
Le statistiche portano in luce che nel mercato del lavoro provinciale sono in atto cambiamenti di estrema importanza. L’aumento di occupazione nel terziario, il maggiore spazio della componente femminile, la maggiore diffusione dei rapporti di lavoro temporanei (e a questo proposito va evidenziata la continua crescita dei cosiddetti "lavoratori atipici", ormai circa 40 mila nella provincia fiorentina) sono segnali che direttamente o indirettamente confermano i primi cenni ad un mercato del lavoro sempre più orientato verso forme di flessibilità.
Se la componente femminile e quella giovanile sembrano essere le favorite da questo andamento, raggiunge livelli sempre più critici la disoccupazione per i lavoratori in età matura, che aumentano di peso e rendono pertanto urgenti interventi di sostegno e adeguata riqualificazione.
"Questi dati - ha detto l'assessore Migliorini - queste considerazioni, l’evidenza di punti di debolezza nel sistema produttivo e del lavoro, l’affermarsi di nuove forme di flessibilità, di nuovi soggetti sono tutti elementi che dovranno ispirare e caratterizzare l’azione della Amministrazione Provinciale in tema di politiche attive del lavoro, orientamento, formazione professionale, nuovo collocamento, servizi per l’impiego, dentro la cornice degli indirizzi politici generali del Piano provinciale di sviluppo".
La relazione dell'assessore Migliorini ha aperto un confronto in consiglio provinciale sui problemi del lavoro.
Il consigliere Fabio Filippini (Forza Italia) ha sottolineato che per una positiva conduzione delle politiche del lavoro è importante che la giunta operi in concerto con il consiglio provinciale.
Le aziende che hanno meno di 15 dipendenti fanno quello che vogliono, ha lamentato Eugenio D’Amico (Rifondazione). Il mercato si approfitta della debolezza dello stato sociale, i lavoratori sono senza garanzie.
La Provincia è sulla strada giusta, ha detto Massimo Marconcini (PdCI). Si tratta di adeguare gli strumenti per contribuire a risolvere i problemi occupazionali di giovani e meno giovani, di uomini e donne.
L’integrazione fra scuola, formazione e lavoro non è un’invenzione del Governo e della maggioranza provinciale, ha osservato Alessandro Giorgetti (A.N.), esisteva già al tempo degli etruschi e funzionava meglio di ora nell’Italia di alcune decenni orsono.
Oggi la scuola è snaturata, non prepara, e anche la formazione nelle imprese è poco vitale.
La sinistra non sa affrontare la modernizzazione, ha sostenuto Alessandro Corsinovi (CCD). L’Agenzia formativa non parte, i Centri di Formazione professionale devono essere ancora ristrutturati.
Il ruolo della provincia non dev’essere quello di assecondare processi negativi in corso nell’economia, ha detto Sandro Targetti (Rifondazione), ma quello di difendere il diritto di tutti al lavoro gestendo anche attraverso la formazione la nuova flessibilità occupazionale.
La relazione dell’assessore Migliorini mette in evidenza un salto culturale, ha sostenuto Beatrice Biagini (DS).
In materia di occupazione le riforme devono essere vissute come un patto fra generazioni per superare l’improduttività del conflitto fra giovani e anziani, e la Provincia può essere la sede di rappresentanza politica alta delle varie fasce dei lavoratori.
E’ mancata finora la gestione coordinata di progetti volano per creare nuova occupazione, ha detto Sergio Gatteschi (Verdi). I servizi pubblici sono arretrati, mentre sono determinanti per creare nuova occupazione. E’ da rivalutare il lavoro manuale, nell’artigianato e nell’agricoltura, oggi penalizzato economicamente e culturalmente.
La terza via della sinistra, mezza burocratica e mezza assistenziale, a giudizio di Guido Sensi (A.N.) è destinata al fallimento.
C’è troppa burocrazia, la riforma del collocamento dovrebbe essere vera, consentire a nuovi lavori di adeguare le società alle nuove esigenze.
Critico con la politica della Giunta Pier Giuseppe Massai (A.N.). La disoccupazione non cala, cosa hanno portato la formazione professionale e le la programmazione di politiche per il lavoro? Niente, perché si è ragionato con vecchie logiche. Si è puntato sull’industria, disfatta nell’area fiorentina, non sul terziario, che invece va bene.
Per Davide Filippelli (Democratici) il documento dell’assessore Migliorini, in linea generale completo, va approfondito negli aspetti specifici relativi ai vari comparti e rafforzato nelle previsioni sulla formazione continua, che è al di fuori del ragionamento sull’integrazione fra scuola, formazione e lavoro.
Il presidente della Provincia, Michele Gesualdi, ha incontrato ieri in Palazzo Medici Riccardi gli studenti della Scuola di Scienze aziendali.
Sollecitato dai ragazzi, che erano accompagnati dal direttore della Scuola Piero Baldesi, interessati a capire se gli enti pubblici saranno un aiuto o un ostacolo alle loro future attività, Gesualdi ha illustrato le scelte della Provincia per lo sviluppo del sistema economico locale. Scelte che sono rivolte in particolare proprio ai giovani ed alle nuove professioni. Vengono infatti sostenute l’alta tecnologia, sia nell’industria che nel terziario, una formazione professionale integrata con la scuola e il lavoro, politiche di semplificazione burocratica per favorire la nascita di nuove attività.
A quest’ultimo proposito Gesualdi ha ricordato che la Provincia sta lavorando per il coordinamento della rete degli sportelli unici per le imprese.