55 anni fa, proprio in questa stagione, la Toscana era devastata dalla guerra civile. Rievoca la ricorrenza l'ultimo numero della rivista dell'Istituto storico della Resistenza in Toscana, che, grazie a numerosissimi documenti inediti pubblicati negli ultimi anni, ripercorre le tappe tragiche del passaggio del fronte. L'elenco di episodi quasi dimenticati dopo mezzo secolo è lungo (a Cavriglia, a Castiglion Fibocchi, a Montemignaio, a Stia, a Castello solo per esempio). A Guardistallo il 29 giugno 1944 i soldati tedeschi fucilarono 46 civili.
A luglio i nazisti dettero alle fiamme molti paesi intorno al Padule di Fucecchio, uccidendo 182 civili, di cui 25 bambini. Negli stessi giorni a Rifredi furono uccisi 12 innocenti. A San Miniato l'esplosione di un ordigno nel Duomo provocò la morte di 54 persone in agosto. Tutte queste stragi in Toscana (almeno una ventina) rappresentarono il risultato della tattica perseguita dalle gerarchie militari tedesche e dai fascisti con funzione di guida. Un meccanismo pianificato di repressione delle popolazioni civili nel contesto di occupazione, sulla base di direttive impartite dallo stesso Hitler.
Gli ordini nella primavera del 1944 imponevano, in caso di scontro con i partigiani, di aprire immediatamente il fuoco senza curarsi di eventuali passanti, formulando minacce nei confronti dei comandanti della Wehrmacht che si fossero dimostrati deboli. Un'implicita garanzia di impunità per coloro che avesse compiuto crimini, di qualunque natura, e che furono effettivamente compiuti nel Centro-Italia tra la primavera e l'estate del '44.