Riceviamo la dichiarazione di Stefano Gentili, Presidente della Provincia di Grosseto: "Non mi ero candidato alla Presidenza della provincia. Avevo dichiarato la disponibilità ad esserlo a "certe condizioni". La mia candidatura era "naturalmente" sul tavolo del centrosinistra perché Presidente uscente e in questa logica i popolari l'avevano riproposta. I componenti del tavolo, con l'eccezione del segretario dei Popolari e qualche altro distinguo, hanno più volte chiesto l'accantonamento della mia candidatura.
Prendo atto del "non gradimento" e registro la volontà dei responsabili provinciali di alcuni partiti del centrosinistra di optare per una forte discontinuità con l'esperienza, i risultati, lo stile amministrativo del "Governo Gentili". Prendo atto e ritiro la mia disponibilità. Prendo atto, ma non comprendo.
Anzi ritengo che si sia gettata alle ortiche la possibilità di avere la meglio in una competizione elettorale che si presenta assai difficile per il centrosinistra. Con noi vi sarebbero state tutte le condizioni per vincere, proseguendo sulla via della innovazione amministrativa, forti di un programma e di progetti capaci di futuro.
La coalizione, forte della nostra esperienza, avrebbe potuto: vantare risultati amministrativi concreti (frutto di un duro e costante lavoro) di fronte a tanti parolai; esibire lo stile collaborativo, anzi fraterno della Giunta e la stabilità garantita dal gruppo di consiglieri di maggioranza, dinanzi alla fibrillazione e agli scontri di altri palazzi; presentare le innovazioni introdotte per organizzare un ente più vicino ai cittadini, più trasparente e imparziale; valorizzare il senso delle istituzioni mostrato dagli amministratori teso a difendere la Provincia dalle improprie invasioni di campo.
Invece si è deciso di intraprendere la strada della rottura con questo modo di amministrare.
Quali ragioni vengono addotte per giustificare l'operazione? Non è dato averne pubblica conoscenza.
Stando ai "si dice" alcuni sembrano aver sostenuto che, pur avendo ben amministrato, abbiamo lavorato troppo sotto traccia, non riuscendo a capitalizzare consensi. Rispondo che questo lavoro di capitalizzazione sarebbe stato proprio delle forze politiche della coalizione, che invece nei 4 anni sono state su questo completamente latitanti. E poi, perché non lasciare la parola al popolo sovrano? Sono sicuro che molti cittadini hanno compreso il nostro modo nuovo di amministrare la cosa pubblica.
Stando ai "si dice" sembra che qualcun altro protagonista dell'operazione ritenga che il candidato Gentili non avrebbe la forza per attrarre i necessari consensi per vincere la competizione elettorale, in quanto ancora poco conosciuto.
Giudicare su questo è veramente opinabile. Ricordo peraltro di aver già vinto nel 1995, e di aver vinto il ballottaggio anche nel Comune di Grosseto. Ho inoltre in mano un sondaggio della Abacus, condotto sul territorio provinciale il 1 marzo 1999, dal quale emerge un "grado di notorietà" di Gentili pari al 69% dei cittadini (79% a Grosseto). Sempre lo stesso sondaggio evidenzia che la propensione al voto per Gentili, rispetto ad un gruppo ipotetico di candidati, è di gran lunga la più alta, anche se resta elevato il numero degli incerti.
Stando ai "si dice" sembra che qualche altro stratega giustifichi la mia defenestrazione con la necessità di trovare un candidato in grado di attrarre voti dal centro-destra.
Il sondaggio Abacus evidenzia una discreto propensione al voto per Gentili anche da parte di elettori che nel recente passato hanno votato centro destra. E ciò a differenza di altri candidati.
Stando ai "si dice" altri sembrano infarcire l'operazione dicendo che è necessario non ricandidare il presidente uscente in ragione dell'allargamento della maggioranza provinciale ad altre forze politiche. Giustificazione risibile. La stesso cosa non la si sostiene -saggiamente- in nessun altro Comune della provincia ove è in atto la stessa operazione di allargamento (Follonica insegna, ma anche Massa, Sorano e via dicendo).
Stando ai "si dice" altri ancora sembrerebbero sostenere l'inopportunità di una mia ricandidatura perché non avrei sufficientemente contrastato l'amministrazione comunale di centro-destra di Grosseto.
Questione mal posta, perché gli unici titolati a contrastare democraticamente la politica amministrativa del Governo Antichi sono i gruppi dell'opposizione in quel consiglio comunale, i quali debbono essere in grado di elaborare e presentare ai cittadini un proprio progetto di governo della città. La Provincia, per sua natura istituzionale, si colloca su un piano diverso rispetto a quello comunale e non può ingaggiare battaglie, né prendere gli spazi di alcun comune, fosse il più piccolo del territorio.
D'altro canto, il cittadino può liberamente valutare se lo stile e i risultati amministrativi di un Governo di centrosinistra come quello che ha governato la Provincia siano stati migliori, per il bene comune, di quelli del Comune di Grosseto o di altri Comuni amministrati dal centro-destra. Non sembrano dunque esservi giustificati motivi per gettare alle ortiche l'esperienza amministrativa della Giunta Gentili. Non ve ne sono amministrativi, né politici perché un allargamento della maggioranza verso sinistra richiede proprio una candidatura di "centro cattolico" in grado di contrastare l'automatica tendenza del voto cattolico, non popolare, a polarizzarsi verso il centro-destra.
Né vi sono motivi tattici: di Gentili si sarebbe potuto anche spendere il suo essere più dalla parte dei cittadini che dei partiti come un valore aggiunto (come ha anche recentemente fatto il candidato del Polo per il Comune di Firenze, prof. Scaramuzzi).
Insomma, ritenevo di essere (insieme agli amici della Giunta) una "risorsa", magari piccola, del centrosinistra provinciale, invece mi hanno fatto diventare un "caso" come Ocalan. OK! Il caso è chiuso. Auguro al centrosinistra provinciale di individuare candidati, programma e progetti in grado di vincere la competizione elettorale.
Con noi vi erano le condizioni per vincere".