Ogni giorno 800 mila italiani si collegano con Internet e si stima che circa un milione e mezzo di persone vadano in rete almeno una volta la settimana, mentre altri 2 milioni e mezzo vi si affacciano una volta al mese. Si tratta di un pubblico apparentemente limitato, quasi 5 milioni di persone, ma in realtà già oggi molto interessante dal punto di vista commerciale. Perché costituito da gruppi sociali attraenti, di livello economico medio-alto, con background culturale superiore, professionalmente in età attiva o pronti per entrarvi, e naturalmente con capacità di spesa.
Tutte caratteristiche allettanti per il mercato. Che in Italia ha risposto con
entusiasmo alla sfida di Internet, addirittura forse in maniera sovradimensionata.
Lo scenario italiano del web è già oggi densissimo di siti commerciali, attraverso cui imprese di ogni tipo
pubblicizzano la propria produzione, offrono cataloghi aggiornati dei propri servizi, mantengono rapporti con la
clientela, con la rete di vendita, con i fornitori.
Basta navigare nel Web toscano per scoprire quante aziende si siano già attrezzate.
Non soltanto nei settori più
legati ai media, come l'editoria e l'informatica. Ma anche realtà, solo in apparenza più tradizionali, come
l'artigianato del mobile, l'agricoltura e l'agriturismo, attività commerciali con propensione internazionale, come,
solo per fare un esempio, i negozi del Ponte Vecchio. Cioè imprese con un mercato potenziale diffuso, ben
oltre le proprie abituali capacità relazionali.
Da qui al boom degli acquisti in rete il passo non è brevissimo. Ma non è lontano il giorno del decollo del E-
commerce italiano, magari proprio in forza delle esperienze degli altri paesi.
Dove da tempo ci si confronta con
le problematiche legate alla sicurezza delle transazioni elettroniche e alla paura di intrusioni di hacker (il pirata
elettronico) negli archivi commerciali delle aziende.
Lo sviluppo commerciale di Internet non è solo una questione di diffidenza. Gli operatori del settore invocano
da tempo un piano Marshall per portare l'informatica italiana ai livelli di diffusione europei. I Provider chiedono
l'introduzione di tetti massimi alle quote di mercato a garanzia della concorrenza; tariffe agevolate per le linee
telefoniche in affitto; connessioni facilitate per chi abita in zone distanti dai nodi della rete; incentivi fiscali per lo
svecchiamento del parco computer (tipo rottamazione); e soprattutto un impulso alla diffusione della
conoscenza informatica, a partire dai programmi scolastici.