Nella suggestiva Sala Ferri a Palazzo Strozzi è stato presentato ieri il volume edito dall'Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti curato dal prof. Pier Luigi Ballini, Idee di rappresentanza e sistemi elettorali tra Otto e Novecento. Il testo è stato presentato dai professori Mario Caciagli (dipartimento di Scienza della politica, Firenze), Raffaele Romanelli (Istituto Universitario Europeo) e Luigi Lotti (Dipartimento Studi sullo Stato, Firenze), e, al di là delle solite celebrazioni che di rito vengono elegantemente profuse a favore del libro, il pubblico ha potuto assistere anche ad una interessante polemica innescata argutamente da Caciagli, il quale ha incisivamente dimostrato come gli attuali legislatori si affannino improduttivamente a rintracciare il sistema elettorale più adatto all'Italia, in maniera analoga a quanto avveniva nell'Ottocento.
Diversamente Romanelli ha evidenziato polemicamente come nell'attuale fase storica, sia ormai impossibile per uno studioso proporre una modifica del sistema elettorale, a meno che questa non sia sottoponibile a referendum.
Resta da domandarsi, quale effettivo ruolo hanno i costituzionalisti, gli scienziati della politica e gli storici nel processo di riforma istituzionale? La risposta che è emersa direttamente ed indirettamente dal dibattuto è univoca: nessuno.