"Il caso Kafka", messo in scena in questi giorni al Teatro della Pergola dalla compagnia di Moni Ovadia, vivealmeno di 4 momenti distinti. Nella prima parte Ovadia presenta l'ambientazione e il tema principale: la Pragadegli inizi del secolo, ove nasce l'amicizia tra Franz Kafka e l'attore ebreo Jizchak Lowy, che incarna per ilgiovane scrittore i simboli della sua origine familiare, dei suoi archetipi. Nella seconda parte Ovadia e laTheaterorchestra ripropongono al pubblico il loro cabaret yiddish, fatto di melodie stralunate e poetiche e dicanzoni nate nei cafe mitteleuropei.
Il terzo momento e la lettura della "Lettera al padre" di Kafka, mirabilmenteinterpretata dal duetto tra Ovadia e il giovanissimo Alexandre Vella. In conclusione l'attore resta solo sullascena per un monologo in cui alterna barzellette della tradizione ebraica a frammenti piu propriamente teatrali.E' questo alternarsi di temi, accompagnato dall'uso di yiddish e tedesco (la voce fuori campo di Kafka eregistrata da Bruno Ganz) sottotitolati, che spiazza il pubblico piu tradizionale, anche se ieri sera la Pergola hasalutato con grande calore la prova di Ovadia.
L'attore milanese, di origine bulgara, si conferma un istrione delpalcoscenico, alternando momenti di intimismo a esplosioni di canto e danza, espressi da una fisicita fuori delcomune. L'impressione e che il tema del rapporto conflittuale tra Kafka e l'ebraismo, sia lasciata questioneaperta nell'interpretazione di Ovadia, sia perche frammentaria, sia perche non centrale nell'opera kafkiana,come la "lettera al padre" dimostra.