Non dimentico che io sono un sindaco eletto direttamente e sostenuto al momento delleelezioni da un'ampia coalizione di partiti e di gruppi che non si sono uniti solo in un pattoelettorale ma che hanno trovato il loro comune denominatore in un programma eleboratoinsieme ed insieme proposto ai cittadini. Certo, l'arco di forze che mi ha sostenuto allora eraed e caratterizzato anche da tratti di forte eterogeneita, lo sapevo allora e lo ho sperimentatoancora meglio nel corso della pratica concreta di governo.
Non ho mai pensato peraltro chegli atti di governo potessero limitarsi, prendendo atto delle eterogeneita, a quelli in cui tuttierano assolutamente d'accordo su tutto. Ci saremmo probabilmente autocondannati ad unpercorso troppo limitato. E in ultima istanza la ragione di fondo che aveva motivato tanteforze, con storie diverse, a stare insieme era proprio la voglia di dare una svoltaall'immobilismo della citta, a sacrificare le proprie peculiarita per un progetto di fortecambiamento di cui il sindaco fosse il promotore e il garante.
Per questo obiettivo era ed enecessario un contratto di fiducia con il sindaco, una rinuncia all'ossessione della "visibilita",in qualche modo una delega di autonomia, una sollecitazione a costruire progetti dicambiamento con margini ampi di autonomia. Era ed e una sfida alta, una forte innovazioneistituzionale rispetto ai governi di coalizione della fase precedente, un passo indietro deipartiti, una rinuncia ai veti incrociati o a qualsiasi imposizione sul da farsi. Non mi sono mainascosto le difficolta di questa impresa innovativa, le responsabilita di questa innovazioneistituzionale.
E sono grato ai partiti per la discrezione che hanno avuto e per gliincoraggiamenti che generalmente mi hanno garantito.