Spinello Aretino nella pittura toscana tra XIII e XIV secolo

Aristide Bresciani dedica a questo autentico protagonista dell'arte medievale un saggio monografico edito da Polistampa

Nicola
Nicola Novelli
05 aprile 2021 11:07
Spinello Aretino nella pittura toscana tra XIII e XIV secolo

Un artista, per certi versi ancora avvolto in un’aura di mistero, a causa dei molti suoi cicli pittorici ad affresco andati perduti nel corso del tempo, e forse anche dei numerosi falsi apparsi sul mercato antiquario.

A Spinello di Luca detto Aretino, era stata dedicata sino a oggi una sola monografia: quella firmata da Stefan Weppelmann nel 1993 e tradotta in italiano nel 2011 da Polistampa. Adesso lo stesso editore pubblica un volume (pp. 312, euro 25) inserito nella collana «Universitario/Storia dell’Arte». Lo firma Aristide Bresciani, che analizza vita e arte dell’Aretino dando conto delle indagini critiche più recenti e offrendo nuove e originali ipotesi interpretative.

Nel saggio Bresciani conferma lo spessore dell’opera artistica di Spinello, caratterizzata da uno stile ingentilito rispetto ad una certa legnosità formale del linguaggio gotico. Un colorito e un rilievo aristocratici i suoi, dai tratti delicati di una eleganza composta. Il saggio si concentra sulla vita del pittore e sulla sua crescita intellettuale, in virtù delle esperienze e dei contatti con le diverse realtà culturali incontrate, che moltiplicò le relazioni sviluppate tra Arezzo e Firenze nel corso della carriera. Questo suo peregrinare creativo ne fa un artista moderno, perché i continui spostamenti del pittore ne fecero una sorta di ambasciatore/diffusore di novità espressive anche a Lucca, Pisa e Siena, ma pure in centri minori come Città di Castello, Sansepolcro, Cortona e Orvieto.

Approfondimenti

L’analisi delle opere, tra cui alcuni affreschi di dubbia attribuzione, produce nel saggio nuovi spunti nel dibattito critico sul principale maestro dell’Aretino, che Bresciani individua nella figura di Andrea di Nerio. Dalla formazione presso la bottega aretina di Andrea di Nerio, fino ai grandi cicli di affreschi realizzati per le chiese di San Miniato al Monte (le 16 storie della leggenda di San Benedetto nella Sagrestia), Santa Croce e Orsanmichele a Firenze, per il Camposanto di Pisa o per il Palazzo Pubblico di Siena.

Un approfondimento particolare è dedicato all’Oratorio di Santa Caterina all’Antella (che si trova a Ponte a Ema, in via del Carota), fatto erigere dagli Alberti alla metà del ’300 e reso unico dal suggestivo ciclo pittorico dedicato alla vita e al martirio di Santa Caterina d’Alessandria, opera del Maestro di Barberino, di Pietro Nelli e dello stesso Spinello Aretino, di cui la famiglia fiorentina fu importante committente.

Bresciani giunge a definire nuove attribuzioni a Spinello: è il caso di una Madonna col Bambino (1390-1393) oggi nei depositi del Museo Nazionale di San Matteo di Pisa. Un contributo importante su un artista che in futuro potrebbe essere protagonista di nuovi ritrovamenti e, comunque ancora all’attenzione del mercato, come testimonia l’esposizione a Cortonantiquaria nel 2010 di un dipinto proveniente da collezione privata, raffigurante una sua "Madonna in trono con Bambino Gesù".

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