Sanità in rosso, Marchetti (FI): «Da novembre segnaliamo passivi rilevanti»

Il Capogruppo regionale di Forza Italia attacca: «Nelle delibere di giunta una corsa al ripiano impossibile. Rossi ha guidato il sistema salute toscano al capolinea». Il presidente della Regione risponde sui conti: "Dal Governo interpretazione priva di giustificazioni e lesiva della parità di trattamento"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 maggio 2019 23:45
Sanità in rosso, Marchetti (FI): «Da novembre segnaliamo passivi rilevanti»

«Il conducente Rossi e il suo navigatore Saccardi hanno guidato il sistema salute toscano al capolinea. Da novembre continuiamo a segnalare delibere con perdite di bilancio milionarie e altre con una corsa al ripiano impossibile spinta addirittura fino al 2037. Ora la guida spericolata del sistema salute targata sinistra porta al cozzo. I deputati di Forza Italia Stefano Mugnai e Maurizio D’Ettore hanno appena presentato un’interrogazione parlamentare da cui evinco di un richiamo del governo a Rossi, a riprova di quanto sostengo.

Qui a rimetterci sono tutti i toscani che per vent’anni hanno dato fiducia a chi si riempiva la bocca dell’equilibrio contabile della sanità toscana»: l’attacco arriva dal Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che ripetutamente, nei mesi scorsi, ha via via acceso i riflettori sui segni meno che accompagnavano gli atti contabili degli organismi del sistema sanitario regionale per come restituiti nelle delibere di giunta. «Era novembre: nelle pieghe di una delibera a tutt’altro oggetto, la 1481, stanammo – ricostruisce Marchetti – un’amara sorpresa: al 31 dicembre 2017 le aziende sanitarie avevano accusato “perdite di esercizio di esercizi precedenti” pari a complessivi euro 195.068.956,27 che la Regione iniziava a ripianare con 23 milioni e mezzo circa.

“Marchetti non capisce – ci risposero dalla giunta regionale – sono debiti pregressi”, dissero. Fatto sta che presentai un’interrogazione. Quei soldi alla fine mancano, e i bilanci 2017 quella ferita la mostrano chiara: è ciò che denunciammo il 2 aprile scorso, quando ancora la giunta nicchiava a mettere in rete, disponibili a tutti, gli atti contabili.

Ma noi avevamo risalito la corrente delle delibere a ritroso come i salmoni, scoprendo che la giunta aveva intanto prodotto atti di reintegro con una delibera, la 408, che allo scopo assegnava alle aziende sanitarie 37.696.675,98 euro, più una decisione, la 48, che definiva il programma di reintegro del patrimonio netto delle aziende sanitarie toscane attraverso il reperimento di 6,833 milioni annui fino al 2037». Poi è arrivato il dato sul quarto trimestre 2018: «Il consolidato del sistema sanitario regionale prefigura una perdita di 31,996 milioni.

E lì giù delibere, due l’8 aprile e una il 23 aprile, per cercare di tappare la falla. Ora il richiamo del governo che pone la dead line non al 2037 tipo Odissea nello Spazio, ma al 30 aprile prossimo. In sostanza, prima di venir mandato a casa dai toscani Rossi dovrà rimettere tutto in ordine.

Temiamo che l’Odissea ci sarà, sì, ma per i cittadini bisognosi di assistenza e cura e per chi lavora nel sistema salute. A Rossi e alla sinistra rimarrà la gita nello Spazio…»

"Nel ringraziarla per la sollecitudine della Sua risposta, Le segnalo che ho tempestivamente informato il Ministro dell'economia e delle finanze circa le osservazioni relative alla quantificazione della perdita da ripianare da parte della Regione Toscana e, contestualmente, ho chiesto al Ministro di attivare le strutture ministeriali al fine di una urgente convocazione di un tavolo tecnico". Così ha già risposto il presidente del Consiglio dei ministri al presidente della Regione Toscana, dopo che quest'ultimo, in data 30 aprile, ha inviato al governo una nota relativa alla copertura su conti della sanità, con cui contesta il computo delle perdite pregresse come onere a carico dell'esercizio 2018 come "una interpretazione priva di giustificazioni tecniche, nonché lesiva della parità di trattamento con altre regioni". Lo scorso 30 aprile, appunto, il presidente della Regione Toscana aveva immediatamente provveduto a rispondere al Governo in relazione alla nota di diffida, da considerare un atto dovuto, riepilogando l'intera vicenda e l'effettiva situazione. Questo in particolare per quanto riguarda il fatto di caricare sul bilancio 2018 le perdite pregresse del decennio 2001-2011 – decennio di forti investimenti in sanità – con spese di ammortamento che all'epoca per legge erano escluse dal computo. Il presidente ricorda che la questione trae appunto origine nel decennio antecedente all'entrata in vigore del Decreto legislativo 118/2011, nel quale le verifiche escludevano dal computo gli ammortamenti, in quanto costi non monetari.

Ricorda inoltre che la Regione Toscana ha realizzato, proprio nel decennio in questione, così come nel decennio precedente, "rilevanti investimenti tesi a potenziare e rinnovare le strutture e le attrezzature", con una conseguente maggiore incidenza degli ammortamenti e quindi un ammontare proporzionalmente maggiore di perdite pregresse da ripianare. Comunque – si legge ancora – utilizzando risorse provenienti da varie fonti, al 31 dicembre 2017, l'ammontare delle perdite pregresse in esame si è ridotto, rispetto a un importo iniziale di circa euro 885 milioni, a euro 167 milioni, e tale ammontare non è statico da 4 anni, come pare desumersi dalla lettera di diffida, ma si è ridotto in quest'ultimo periodo di circa il 17% (passando da circa 202 milioni a 167). Infine il presidente ricorda che con gli ultimi provvedimenti legislativi e amministrativi adottati dalla giunta è stato definito un piano organico per il completo ripiano della quota di perdite pregresse non ancora ripianate (i 167 milioni) con lo stanziamento di 8,82 milioni per 19 anni a decorrere dal 2019. Quindi le conclusioni: "Pertanto chiedo che la Regione Toscana sia convocata con urgenza nelle sedi opportune per un esame delle misure adottate nei giorni scorsi.

Ritengo, pertanto, che considerare la suddetta perdita pregressa residua come un ulteriore onere a carico del solo esercizio 2018, di cui dover garantire la copertura con i tempi e le modalità della legge 311/2004, costituisca una interpretazione del tutto priva di giustificazioni tecniche nonché lesiva della parità di trattamento rispetto ad altre Regioni, che continuano a godere della dilazione dei tempi ". Per quanto riguarda il 2018, spiega il presidente, "lo squilibrio economico del SSR per l'esercizio 2018 è da addebitarsi essenzialmente ai maggiori oneri gravanti sulle Regioni a seguito del rinnovo dei contratti nazionali di lavoro per il personale dipendente e del rinnovo delle convenzioni uniche nazionali mediche". La Regione Toscana, spiega ancora il presidente, garantisce i Livelli essenziali di assistenza quasi interamente tramite strutture pubbliche e per questo ha un'incidenza maggiore di tali costi rispetto ad altre Regioni: maggiori costi calcolabili in circa 108 milioni di euro, a fronte di un incremento dell'FSR garantito allo Stato di soli circa 45 milioni. C'è poi l'"annosa vicenda" dei contenziosi ancora irrisolti tra Aifa e aziende farmaceutiche relative al cosiddetto "payback" sulla spesa farmaceutica "che a tutto il 2018 non hanno consentito di iscrivere nei bilanci regionali, o comunque di utilizzare come ricavi validi, oltre 165 milioni di euro.

Anche in questo caso la vicenda pesa maggiormente sulla Toscana che su altre regioni per la preponderanza dei soggetti pubblici. "La Regione Toscana, consapevole di dover intervenire ad integrare le risorse del FSR per garantire l'equilibrio economico del proprio Servizio Sanitario – si spiega ancora nella nota – si è attivata per trovare le coperture necessarie, che si ritiene di aver fornito". Questo con leggi e deliberazioni già trasmesse, in data 24 aprile, al tavolo tecnico per la verifica degli adempimenti regionali.

Quella del presidente del Consiglio è una lettera datata, giunta agli uffici della giunta quando il Consiglio regionale della Toscana aveva già assunto, con atti pubblici, tutte le deliberazioni necessarie. Così il presidente della Regione Toscana replica al parlamentare di Forza Italia sui conti della sanità toscana. Il presidente si dice inoltre orgoglioso delle spese sanitarie per le cure e degli investimenti fatti dalla Regione. Che li ha finanziati, a differenza di altri, senza aumentare le tasse e i ticket ai cittadini, che anzi, sottolinea, sono stati ridotti di ben 30 milioni. L'esponente di Forza Italia dimentica, afferma ancora il presidente, che dal 1° aprile la Toscana ha cancellato un odioso balzello, il ticket sulle digitalizzazioni, che era stato imposto da Berlusconi e dai governi guidati proprio dai suoi amici. Il presidente chiarisce due aspetti. Primo aspetto: per curare meglio i nostri cittadini la Regione ha speso 13 milioni in più rispetto alla quota del Fondo sanitario nazionale assegnato alla Toscana e finanziato con risorse regionali la nostra sanità.

Eradicazione dell'epatite C, cure oncologiche fuori dai Lea, servizi sociali e trasporto degli anziani per le cure ospedaliere e ambulatoriali. Su un bilancio di oltre 6 miliardi e mezzo può capitare che, a fronte della scarsità di risorse nazionali, ormai sotto i livelli di guardia, si debba spendere qualcosa in più attingendo al bilancio regionale. Secondo aspetto: per i nuovi ospedali e le case della salute, precisa ancora il presidente, sono state spese in buona parte risorse nostre, senza aiuti dallo Stato.

Investimenti per i quali alla Toscana è stato richiesto di presentare un piano di accantonamento per gli ammortamenti analogo a quello richiesto ad altre Regioni, ad esempio l'Emilia-Romagna. Questi investimenti aggiuntivi, con risorse proprie per migliorare il sistema sanitario regionale, non hanno richiesto un euro in più ai cittadini della nostra regione. Fa quindi sorridere, secondo il presidente, l'atteggiamento dell'esponente FI che lancia il sasso e nasconde il resto della corrispondenza tra la Regione Toscana e la Presidenza del Consiglio.

D'altronde, commenta, Forza Italia vorrebbe stare al governo con Salvini ma al loro posto ci sono Di Maio e i Cinquestelle. È solo squallida strumentalizzazione.

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