Rigenerazione urbana: approvati gli indirizzi per accedere a 850 milioni di fondi

Pubblicato il decreto: a 72 comuni toscani piccoli e montani arrivano 6,2 milioni. La prima tranche di risorse dovrà essere spesa entro il 31 dicembre. Per il Governo le Regioni hanno una ruolo centrale. Il sottosegretario Manzella: “La Toscana, con la sua struttura operativa, è una best practice e un modello tra i più avanzati”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 dicembre 2020 09:01
Rigenerazione urbana: approvati gli indirizzi per accedere a 850 milioni di fondi

La Toscana potrà utilizzare parte degli 853,81 milioni di euro previsti dal Programma nazionale per la qualità dell’abitare (anni 2020-2033) presentando progetti finalizzati a rigenerare il tessuto urbano, ridurre il disagio abitativo, migliorare la qualità dell’abitare, riqualificare parti di città ed interventi di edilizia pubblica. I progetti potranno avere un valore massimo di 15 milioni ciascuno e potranno essere presentati dalla Città metropolitana, dai Comuni con più di 60.000 abitanti e dalla Regione, anche in veste di ‘aggregatore’ di strategie coordinate dei Comuni sotto quella soglia. Ciascun ente potrà proporre fino a tre progetti. Gli indirizzi che dovranno essere rispettati sono stati approvati dalla Giunta regionale toscana nel corso della sua ultima seduta, su indicazione degli assessori regionali all’urbanistica ed al sociale Stefano Baccelli e Serena Spinelli.

“Si tratta di una interessante opportunità per la riqualificazione delle nostre aree urbane – spiega Baccelli – un’occasione da non perdere per presentare idee e progetti d qualità, sia nelle città che nelle aree interne. La Toscana ha un patrimonio urbano e paesaggistico innegabile, ma è nostro dovere intervenire per limitare ed invertire quei processi di degrado o abbandono che con il passare del tempo ed il mutare delle esigenze sociali si verificano, nei borghi così come in interi quartieri cittadini”. “La Toscana si è data ottime leggi per il governo del territorio – aggiunge – ed ha introdotto i concetti innovativi di ‘consumo zero’ e riqualificazione del patrimonio edilizio esistente che oggi vengo promossi anche dalla normativa nazionale, ma le buone leggi non bastano: servono buone idee, mirate ed efficaci, e il sostegno economico agli enti che vogliono realizzarle. Come Regione siamo pronti a fare la nostra parte”.

“Questo programma – è il commento di Serena Spinelli - contiene elementi fortemente innovativi, pienamente in linea con i nostri obiettivi prioritari di transizione ecologica e di coesione sociale e con le strategie europee del Green New deal. Le linee strategiche, infatti, prevedono il bilancio ‘zero’ di consumo di nuovo suolo, il risparmio energetico, il recupero e la valorizzazione dei culturali, ambientali e paesaggistici. E’ importante cogliere questa opportunità, che ci consentirà di intervenire sull’edilizia sociale e residenziale, in particolare in aree dove è più necessaria una azione di riqualificazione urbana”.

“Sarà un lavoro prezioso - prosegue l’assessora - anche perché potrà sviluppare importanti sinergie tra la Regione, che avrà un ruolo di regia, i Comuni, i soggetti gestori di edilizia sociale e residenziale pubblica, il terzo settore; questa azione corale sarà funzionale anche ad attivare ulteriori risorse di investimenti pubblici e privati. Con questo programma si apre quindi una sfida stimolante, soprattutto per iniziare a sperimentare e diffondere modelli innovativi legati al concetto di abitare, che si integri fortemente con quello di comunità e di qualità della vita”.

Sono cinque le linee di azione sulle quali la Regione indirizzerà la ricerca di proposte da presentare: la riqualificazione e l’incremento del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale; nuove funzioni e rigenerazione di aree, spazi e immobili pubblici o privati; il miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani; il miglioramento della qualità ambientale nelle aree ad alta tensione abitativa, anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione; l’utilizzo di strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano e processi partecipativi, anche finalizzati all’autocostruzione. Le domande devono essere presentate entro 120 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale che definisce le procedure per la presentazione delle proposte per l’attuazione del “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare ”, avvenuta in data 16.11.2020.

Il sottosegretario allo sviluppo economico Gian Paolo Manzella l’aveva già detto: “Sull’attrazione degli investimenti la struttura “Invest in Tuscany” della Regione è un modello”. Giovedì è intervenenuto al seminario on line dedicato all’attrazione degli investimenti in Toscana, ai trend per il prossimo futuro e ai dieci anni di “Invest in Tuscany”. “Stiamo lavorando – ha spiegato – affinché partendo dal caso toscano anche altre Regioni si dotino di uffici simili.

E tra i vari modelli, quello della Toscana è sicuramente uno dei più avanzati e uno dei pochi che assicura un contatto con i Comuni, con le imprese e che dimostra pure una strategia sugli investimenti esteri ricercando quelli più conformi alle vocazioni del territorio”: La sfida è proprio questa, a cui stanno lavorando a Roma all’interno del Comitato per l’attrazione degli investimenti esteri che il sottosegretario presiede e dove la Toscana rappresenta tutte le Regioni d’Italia, per scelta della Conferenza delle Regioni.

La sfida è quella della ricerca di una strategia nazionale sugli investimenti, con una visione condivisa tra Regioni e Ministeri sugli obiettivi che il Paese intende darsi. "L'Italia – spiega - attrae ancora troppo pochi investimenti esteri. Significa meno lavoro, meno crescita, meno cultura manageriale, meno possibilità per la filiera. Le ragioni sono note e le stiamo affrontando. A breve pubblicheremo la strategia per attrarre investimenti esteri e stiamo lavorando perché ci sia un pacchetto attrazione investimenti esteri nel Next Generation Eu". Ma è anche la sfida della semplificazione amministrativa.

“E’ necessario garantire percorsi amministrativi certi – dice - Le multinazionali cercano tempi sicuri ed è quello che stiamo cercando di fare con il Caie”. “Le Regioni – ripete – da questo punto di vista hanno un ruolo centrale”. “E come poche altre Regioni - aggiunge -, la Toscana si è dotata di una struttura operativa in grado di promuovere il territorio e seguire l'investitore in tutte le fasi del progetto, dal primo contatto all'assistenza post-insediamento.

E’ essenziale guidare ed accompagnare gli investitori". Secondo il sottosegretario è necessaria “un’attrazione di investimenti di qualità, che crei lavoro, ricchezza ma che porti anche intelligenza e ricerca”. In Toscana è successo, più volte. Un esempio, uno tra i tanti, arriva dalle storie raccontate proprio oggi al seminario: quella della Ineos, azienda del Regno Unito del settore chimico, che ha realizzato a Rosignano Solvay in provincia di Livorno un polo di ricerca sperimentale sui polimeri di polipropilene, anche in chiave green economy, con un impianto con 187 dipendenti, operativo in un anno grazie all’aiuto anche di “Invest in Tuscany” che ha portato poi pure alla firma di un accordo di innovazione con risorse ministeriali.

Oppure come il caso della H&H Sport protection, specializzata nella realizzazione di caschi sportivi ed esempio di reshoring, in un campo che negli anni Ottanta aveva fatto della provincia di Lucca un distretto mondiale del settore. “Spesso – conclude il sottosegretario – le imprese mi dicono che sono qui per la qualità anzitutto del capitale umano e la sua capacità ad adattarsi con flessibilità a nuovi scenari”, sia da parte della manovalanza sia di chi fa ricerca”.

L’Italia, certo, attrae oggi meno investimenti degli altri Paesi in area Ocse. Esperti l’hanno ricordato nell’incontro di oggi. Il raffreddamento economico dei flussi internazionali dovuto all’emergenza sanitaria ha portato ad una caduta significativa o ad un loro rinvio nel tempo. Anche la Toscana ha subito contraccolpi. Ma i grandi trend del momento sono interessanti: nuovi modelli di consumo più sensibili alla sostenibilità e all’economia verde, la digitalizzazione, il ritorno dall’estero di aziende che, dopo il lockdown imposto dalla pandemia, stanno ripensando le catene di fornitura, l’innovazione come leva per uscire dalla crisi e le risorse a sostegno degli investimenti privati che arriveranno anche con il Recovery Fund, da spendere entro il 2026.

“Più che un problema di risorse, visto che ne avremo tante – ha spiegato il sottosegretario - è una questione di scelta degli investimenti: per spenderle con idee molto chiare e farle ricadere a terra. Un qualcosa per cui il livello regionale diventa assai importante”. Pancia dunque a terra, come è stato sottolineato da parte di più interventi, e tutti al lavoro. Viviamo sicuramente tempi interessanti, è stato detto, ma nessun vento – per citare Seneca – è propizio per chi non prende alla fine il mare.

È stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale l'atteso Decreto che ripartisce tra i Comuni delle aree interne e montane del paese 210 milioni di euro in tre anni per il sostegno alle attività produttive economiche, artigianali e commerciali dei territori. Le risorse relative al 2020 dovranno essere spese entro il prossimo 31 dicembre. In particolare, per la Toscana si tratta di 6,2 milioni di euro per 72 piccoli Comuni. Le risorse, previste dal DL Rilancio, sono state stanziate con un decreto della presidenza del Consiglio, che dispone complessivamente di 210 milioni di euro per 3.101 Comuni, ovvero quelli più marginali e meno popolosi, che necessitano di un maggior sostegno all'economia locale anche a seguito dell'emergenza sanitaria da Covid19Qui la tabella con la ripartizione dei fondi per la Toscana, Comune per Comune. Anci Toscana è a disposizione per affiancare i Comuni per offrire supporto e assistenza. Si tratta di contributi a fondo perduto per la gestione, la ristrutturazione o l’ammodernamento delle aziende, spalmati sulle annualità 2020, 2021 e 2022.

Un provvedimento importante, che nella direzione di quanto sostenuto da tempo dall’ANCI per orientare le politiche a favore dei piccoli Comuni, montani, collinari o comunque in situazioni “svantaggiate”, per uno sviluppo delle economie locali che oltre a valorizzare i territori, consentono di mantenere e creare nuove opportunità di lavoro arginando lo spopolamento e favorendo così la crescita demografica. Complessivamente, in Italia i Comuni beneficiari sono 3.101 e coinvolgono 4.171.667 abitanti.

Nello specifico, si legge nel decreto, “le azioni di sostegno economico possono ricomprendere l’erogazione di contributi a fondo perduto per le spese di gestione; iniziative che agevolino la ristrutturazione, l'ammodernamento, l'ampliamento per innovazione di prodotto e di processo di attività artigianali e commerciali, incluse le innovazioni tecnologiche indotte dalla digitalizzazione dei processi di marketing on line e di vendita a distanza, attraverso l’attribuzione alle imprese di contributi in conto capitale ovvero l’erogazione di contributi a fondo perduto per l’acquisto di macchinari, impianti, arredi e attrezzature varie, per investimenti immateriali, per opere murarie e impiantistiche necessarie per l’installazione e il collegamento dei macchinari e dei nuovi impianti produttivi acquisiti”.

Il contributo è stato determinato tenendo conto della perifericità e della minore dimensione demografica articolata in due fasce: fino a 3mila abitanti e fino a 5 mila abitanti. I criteri, definiti dal governo e di cui Anci ha comunque richiesto la revisione, servono per determinare il grado di perifericità di un Comune, che è conseguenza della presenza o meno sul territorio dei servizi essenziali e della rapidità di accesso tramite il sistema viario locale.

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