Regolamentato in Toscana il settore del marmo

La nota Cgil: "Legge necessaria a tutelare ed incrementare l’occupazione del settore e redistribuire ricchezza"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 marzo 2024 19:00
Regolamentato in Toscana il settore del marmo

Firenze, 6-3-2024 - Con il Piano di Indirizzo Territoriale e con il Piano Regionale Cave la Regione Toscana ha regolamentato il settore del marmo, cercando di raggiungere un delicato e non facile equilibrio tra ambiente e lavoro. La Fillea e la CGIL della Toscana hanno prestato il loro contributo convinti che il marmo, bene non riproducibile, possa essere una vera ricchezza da non lasciare in mano a pochi, ma un patrimonio di tutti, esattamente come le montagne dalle quali viene estratto. "Deve sempre più essere - si legge in una nota siglata da Rossi Rossano - CGIL Toscana, Gambassi Alessia – FILLEA CGIL Toscana, Simonetti Fabrizio - CGIL Lucca, Del Vecchio Nicola - CGIL Massa Carrara, Mattei Michele – FILLEA CGIL Lucca, Ventimiglia Francesco – FILLEA CGIL Massa Carrara - un patrimonio naturale che generi ricchezza in termini di buona occupazione, investimenti, riqualificazione ambientale e sviluppo territoriale.

A qualche anno di distanza dall’approvazione della legislazione regionale in materia estrattiva non possiamo ignorare il perdurare del difficile raggiungimento di un equilibrio tra ambiente e lavoro. E’ indispensabile, oggi più che mai, invertire la rotta. Servono azioni capaci di redistribuire la ricchezza e soprattutto è necessario iniziare concretamente a parlare di riduzione e contingentamento dell’escavato, applicando le disposizioni previste dalla L.R. 35/2015, con l’obbligo di lavorazione sul territorio di almeno il 50% del materiale escavato.

Si tratta di una legge necessaria a tutelare ed incrementare l’occupazione del settore e redistribuire ricchezza alle Comunità locali. I dati economici legati al settore, seppur con i necessari distinguo tra i territori di Lucca e Massa Carrara e con i chiaro-scuri dovuti alle oscillazioni del mercato, da un lato - prosegue la nota - ci indicano la vivacità dell’industria lapidea, dall’altro invece mettono in luce le contraddizioni di un sistema che vede una ricchezza polarizzata nelle mani di pochi, che fatica a generare ricadute occupazionali, sociali e di benessere per il territorio.

Con l’avvento tecnologico, infatti, i ritmi di produzione e di escavazione sono sensibilmente aumentati e questo, oltre a determinare gravi conseguenze dal punto di vista paesaggistico e ambientale, ha prodotto solo ed esclusivamente vantaggi e guadagni che nella maggior parte dei casi, sono andati a favorire la sola parte imprenditoriale, fino a garantire, soprattutto per alcuni, utili da capogiro. Siamo pertanto convinti che si debba investire finalmente sulla creazione di una filiera degna di questo nome, capace di creare occupazione al piano, non solo nel territorio della provincia di Lucca, indubbiamente avanti nello sviluppo della filiera, ma anche in quello di Massa Carrara e si debba iniziare a completare il ciclo produttivo sul territorio garantendo l'approvvigionamento del materiale locale alle aziende della trasformazione che altrimenti si troverebbero nella condizione di cercarlo altrove o di pagarlo a cifre eccessive.

Questi, tra l’altro, sono i requisiti indispensabili con i quali sono state firmate le convenzioni che hanno permesso, a Carrara, a tutte le aziende, di evitare il ricorso alle gare europee e godere così di ulteriori 25 anni di periodo transitorio. Vanno assolutamente incentivati processi innovativi di economia circolare che coinvolgano tutto il settore al fine di limitare al massimo gli scarti, garantendo una puntuale tracciabilità del materiale estratto, trasparenza e assicurando al massimo la formazione, la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, sospendendo o revocando permessi e concessioni a chi viola le norme anche sul rispetto dei Contratti collettivi nazionali di lavoro e di quelli integrativi territoriali.

Per queste ragioni dobbiamo convintamente difendere e pretendere l’applicazione della Legge regionale 35 sull’obbligatorietà della lavorazione in loco di almeno il 50% dell’escavato, respingendo ogni tentativo di modifica in tal senso. Così come auspichiamo una immediata approvazione di un sistema di tracciabilità capace di fotografare in tutta la sua filiera produttiva il percorso del materiale estratto. Questo passaggio tecnico è indispensabile per rendere effettivamente misurabile la quota di materiale lavorato in loco.

Auspichiamo che strumenti terzi di misurazione vengano adottati da parte di tutti gli enti, così come si appresta a fare il comune di Carrara, uscendo quanto prima dal sistema di autocertificazione. Inoltre è importante definire al più presto, in tutti i comuni nei quali insistono aree di cava, un regolamento per le gare perché, in caso di caducazione, non deve scattare il ricatto occupazionale ed i posti di lavoro devono essere tutelati da una clausola sociale esplicitamente prevista nel bando.

è un settore che vanta, grazie al Sindacato e ai Lavoratori che si sono sempre battuti per i loro diritti e il loro salario, oltre al ccnl, un contratto di secondo livello provinciale, sia a Lucca che Massa Carrara e di terzo livello in alcune aziende. A questo proposito è importante l’esempio della vertenza del settore lapideo, condotta dai lavoratori carraresi nell’estate 2022 che ha portato per la prima volta ad inserire come elemento centrale della rivendicazione, oltre agli aumenti salariali e al riconoscimento delle professionalità, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario in un’ottica, sia di miglioramento delle condizioni di vita, di lavoro e di sicurezza delle maestranze, che di attenzione alle questioni ambientali in un settore particolarmente fragile sotto questo aspetto.

In questo senso la ricerca costante di un equilibrio tra ambiente, sicurezza e lavoro continuano ad essere il nostro faro nell’azione quotidiana presente e futura", concludono Rossi, Gambassi, Simonetti, Del Vecchio, Mattei e Ventimiglia. 

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