Maggio Fiorentino: dal 14 novembre 2023, per sei recite, La bohème

Lo spettacolo, nell’allestimento di Bruno Ravella -ripreso da Stefania Grazioli- diretto dal maestro Giacomo Sagripanti

Redazione Nove da Firenze
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12 novembre 2023 22:04
Maggio Fiorentino: dal 14 novembre 2023, per sei recite, La bohème

Firenze, 12 novembre 2023 – Mentre ci si avvicina al 2024, anno che segna il centenario dalla morte di Giacomo Puccini e alle celebrazioni in suo onore, il palcoscenico della Sala Grande del Teatro del Maggio torna ad animarsi con una delle più celebri opere del compositore toscano: La bohème, in programma martedì 14 novembre 2023 alle ore 20.

Sul podio, alla guida dell’Orchestra e del Coro e del Coro di voci bianche del Maggio il maestro Giacomo Sagripanti, al suo debutto al Teatro del Maggio. La regia dello spettacolo, ripresa in questa occasione da Stefania Grazioli, è di Bruno Ravella.

Sul palcoscenico un’ampia compagnia di canto talentuosa, giovane e credibile che, alternandosi, è protagonista delle sei recite in cartellone: il 14, 16, 22 e 29 novembre alle ore 20 e il 19 e 25 novembre alle ore 15:30.

Mimì è interpretata da Mariangela Sicilia - che torna al Maggio dopo le applaudite recite del Rigoletto dell’ottobre 2021 – mentre il ruolo sarà sostenuto da Aida Pascu negli spettacoli del 16 e 25 novembre; Galeano Salas e Kang Wang (recite del 16, 22 e 25 novembre) interpretano il pittore Rodolfo; Elisa Balbo e Aleksandrina Mihaylova (nelle recite del 16 e 25 novembre), entrambe al debutto al Maggio, si alternano nella parte di Musetta mentre il pittore Marcello è interpretato da due talenti formati all'Accademia del Maggio: Min Kim e Qianming Dou, quest'ultimo negli spettacoli del 16 e 25 novembre.

William Hernandez e Matteo Torcaso (recite del 16 e 25 novembre) danno voce al musicista Schaunard mentre il filosofo Colline è interpretato da Francesco Leone. Davide Piva interpreta la doppia parte di Benoît, il padrone della casa dove vivono i bohémien, e il vecchio e ricco Alcindoro; chiudono la compagnia gli Artisti del Coro Maggio, Leonardo Sgroi che veste i panni di Parpignol, Luca Tamani nel ruolo di Un venditore ambulante; Nicolò Ayroldi come Un doganiere e Egidio Massimo Naccarato come il Sergente dei Doganieri.

In questo allestimento del Teatro del Maggio le scene sono di Tiziano Santi, i costumi di Angela Giulia Toso, le luci, riprese da Emanuele Agliati, sono di D.M. Wood. Il maestro del Coro del Maggio è Lorenzo Fratini, il maestro del Coro di voci bianche dell’Accademia del Maggio è Sara Matteucci.

Ripresa dello spettacolo andato in scena nel settembre 2017 e poi ancora fra il dicembre 2019 e il gennaio del 2020, applaudita sia dalla critica che dal pubblico, torna sulle scene del Maggio una fra le più amate opere del repertorio italiano: La bohème, il capolavoro di Giacomo Puccini, su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica e ispirato al romanzo di Henri Murger Scènes de la vie de bohème. Firmata dalla regia di Bruno Ravella, ripresa in quest’occasione da Stefania Grazioli, l’allestimento trova Rodolfo, Mimì, Marcello, Musetta e gli altri protagonisti nella Parigi del tardo XIX secolo: lo spaccato della soffitta di Rodolfo e Marcello, dove si ambienta il primo quadro dell’opera, è semplice e essenziale negli spazi, mentre nel secondo quadro a dominare la scena è un grande semicerchio ricco di luci, con lo scheletro della soffitta del primo quadro che diventa la struttura del celebre Café Momus.

Anche il terzo quadro è minimalista nella sua struttura: l’ambientazione della scena ambientata a La Barriera d'Enfer è formata da una piccola costruzione in legno, una sbarra e una panchina. Le scene, curate da Tiziano Santi, sono ben curate ma non oltremodo realistiche, in modo così da non mostrare un semplice ritratto fotografico dell’epoca in cui è ambientata la produzione, volte dunque più a ‘suggerire’ gli spazi piuttosto che a mostrarli come appunto in una fotografia.

Nel corso della lunga storia artistica del Teatro, il capolavoro pucciniano è stato in assoluto fra i titoli più rappresentati, a partire dal lontano 1929, anno della prima recita nelle stagioni del Maggio: da allora Bohème è andata in scena in quasi 30 occasioni, per un totale di oltre 165 recite. L'opera fu scritta da Puccini fra il marzo del 1893 e il volgere del 1895, in un periodo dove egli ebbe modo di spostarsi fra Milano, Torre del Lago e soprattutto la Villa del Castellaccio vicino a Uzzano, messa a sua disposizione dal conte Orsi Bertolini: qui Puccini completò il II e III quadro, come da lui annotato in una celebre scritta rimasta sui muri della villa.

Prima di ogni recita sono proposte le presentazioni al pubblico degli spettacoli tenute da Katiuscia Manetta, Maddalena Bonechi e Marco Cosci: le guide si tengono nel Foyer della Sala Zubin Mehta e nel Foyer di Galleria della Sala Grande 45 minuti circa prima dell’inizio di ogni recita.

Gli spettacoli in programma dal 14 al 29 novembre 2023 sono quelli firmati dalla regia di Bruno Ravella – ripresa da Stefania Grazioli – accolti con molto calore dal pubblico e apprezzati dalla critica nelle recite del settembre 2017 e del dicembre 2019. “La bohème è un’opera giovane che utilizza un linguaggio semplice e vivace, leggendo il libretto si ha davvero l’impressione che sia stato scritto ieri, e non più di cento anni fa” ha sottolineato Stefania Grazioli, commentando lo spettacolo da lei ripreso “parla di grandi sentimenti e di amicizia fra questi giovani bohémien che vivono un po’ alla giornata e, naturalmente, parla d’amore: il primo grandi amore giovanile, fatto di baci, timidezze e gelosie.

È un’opera, come detto, semplice, perché i personaggi stessi si descrivono in modo fresco e diretto. Si capisce che per loro, nonostante le ristrettezze, ciò che conta veramente non è la ricchezza materiale ma quella artistica. Anche Mimì, che pure non è una poetessa, trova nel linguaggio della natura una sua dimensione poetica. Ma Bohème tratta anche il tema della morte, che giunge infine, ineluttabile. Dell’allestimento ciò che più salta all’occhio è la grande fedeltà mostrata nei confronti del libretto e l’amplificazione di tutto ciò che riguarda la messa in scena, anche per quanto riguarda i dettagli che compongono situazioni e scene di contorno alla vicenda principale; inoltre è davvero singolare notare come questo cast, formato da giovani di grandissimo talento, calzi a pennello con questo allestimento, dai tratti assolutamente poetici e tradizionali, ambientato alla fine dell’800”.

Sul podio della Sala Grande - al suo debutto al Maggio - il maestro Giacomo Sagripanti: “Debuttare al Maggio e farlo con La bohème mi entusiasma moltissimo; lavoriamo con due veri e propri cast, giovani e talentuosi che, per un’opera come questa, possono davvero risultare un’arma vincente. Io ho cercato di dare una lettura quanto più vicina a quello che effettivamente era Giacomo Puccini come compositore: un musicista aperto e attento a quanto accadesse artisticamente intorno a lui e negli altri Paesi, capace di ‘farsi contagiare’ da quelle che erano la cultura francese o tedesca per poi modulare questo sviluppo artistico nelle sue partiture. La bohème è un’opera che amo definire “di colori”, con un’orchestrazione profondamente raffinata.

Credo inoltre che, sul piano narrativo, Bohème sia in assoluto l’opera più ‘giovane’ scritta da Puccini, e ho soprattutto cercato di evidenziare questo nei numerosi momenti in cui, grazie alla musica o a quanto vediamo in scena, si notano quelle che sono le caratteristiche della giovinezza, come l’impulsività o il farsi trascinare quasi sempre dalle emozioni. Anche la morte è presente, naturalmente, essendo il finale dell’opera tragico. Ma anche in questo caso la tragedia della morte di Mimì è raccontata con una calma quasi serafica; questo rende il momento del ‘distacco’ dalla protagonista quasi parte dello scorrimento naturale di ciò che abbiamo visto, anche se noi che osserviamo non vorremmo mai separarci da Mimì. Credo che Bohème ci insegni non solo a vivere determinate emozioni, ma anche e soprattutto a specchiarci in esse.”

Mentre l’allestimento riprende dunque quello già apprezzato negli spettacoli del 2017 e del 2019, la compagnia di canto è quasi del tutto differente: come detto, nella parte di Mimì troviamo dunque Mariangela Sicilia, che torna a calcare il palcoscenico del Maggio a quasi due anni di distanza dal Rigoletto del 2021: “La bohème è un'opera iconica: una storia che racconta uno squarcio di vita di giovani in cui tutti ci siamo immedesimati e una musica travolgente piena di pathos che colpisce tutti gli spettatori di ogni generazione, anche chi non è avvezzo a vedere l’opera.

La figura di Mimì rappresenta la fragilità umana e la bellezza che può essere trovata anche nelle situazioni più difficili. La sua storia e la sua tragica fine l’hanno senz’altro resa uno dei personaggi più iconici e indimenticabili della storia della lirica. Ella è realmente la ragazza della porta accanto - innamorata del vicino che abita nella soffitta - ma soprattutto una giovane donna che ha voglia di fare nuove esperienze, di vivere una vita fatta di giornate quotidiane semplici e al contempo avvincenti.

Quello che non vede e non accetta è l’essere gravemente malata. Lo scopre origliando una conversazione tra il suo amato Rodolfo ed il suo migliore amico Marcello. Non ci resta che aspettare qualche mese e lei tornerà nella soffitta di Rodolfo, stavolta per morire. Perché nessuno vuole morire da solo. Io sono felice di tornare a cantare un ruolo che amo tanto, in una produzione classica e semplice come questa di Bruno Ravella e sono felicissima di tornare a lavorare con il maestro Sagripanti con cui già ho avuto modo di lavorare, proprio con Bohème, a Berlino qualche anno fa”.

Galeano Salas, al suo debutto sulle scene fiorentine, è Rodolfo, l’altro protagonista della vicenda; parlando del personaggio, Salas ha sottolineato quello che è l’aspetto più emotivo della parte: “Uno degli aspetti interessanti nell’interpretare Rodolfo è proprio legato ai momenti dove lui canta, soprattutto durante il Quadro: questo avviene anche grazie a Mimì, la quale ha una modo di usare le parole che rende i momenti dove sono insieme - momenti in cui Rodolfo l’ascolta parlare - molto commoventi e trovo altrettanto commoventi le parole da lei dette, soprattutto pensando al fatto che lei è solo una giovane donna che sta passando attraverso una malattia che la porterà alla morte: questo per me è ciò che più colpisce dello spettacolo, e in seguito a questo anche il personaggio di Rodolfo cambia: alla fine della storia egli non è più la persona del primo Quadro perché questi eventi cambiano la sua vita (e quella dei bohèmien) per sempre”.

Al loro fianco, nella parte di Musetta, Elisa Balbo, anche lei al suo debutto sulle scene del Maggio: “Penso che quest’opera sia davvero una meravigliosa rappresentazione della giovinezza: è la storia di una stagione dunque, quella della spensieratezza e dei sogni. Ogni personaggio de La bohème racconta qualcosa della giovinezza e Musetta in questo è descritta come poême vivant de jeunesse (poesia vivente di gioventù), quella gioventù che vuole vivere tutta la vita al massimo, tutta la vita possibile, nel modo più immediato possibile.

La vediamo giocare con i suoi amori, con i suoi amici e con la sua Parigi. È un personaggio straordinario perché in tutta questa sua leggerezza nel vedere e osservare la vita, si accompagna anche una meravigliosa sensibilità, come dimostrato dalla sua vicinanza a Mimì soprattutto nei suoi ultimi momenti”.Nella parte del pittore Marcello, invece, Min Kim, talento formatosi all’Accademia del Maggio e che, nelle recite del 2019, aveva invece dato voce a Schaunard: “Sono davvero felice di tornare a essere parte di questa bellissima produzione, dove debutto nella parte di Marcello dopo aver interpretato Schaunard nelle scorse recite.

Marcello è davvero un personaggio fantastico, sempre allegro, amichevole e energico: ama scherzare e giocare con le donne ma il suo cuore, naturalmente, batte solo per la sua amata Musetta, che continua ad amare anche nei (frequenti!) momenti di litigi e battibecchi.”

William Hernandez, fra i protagonisti dell’edizione del settembre 2017 nei panni di Benoît e formato all’Accademia del Maggio, interpreta il musicista Schaunard; Francesco Leone, al debutto sulle scene del Maggio,è il filosofo Colline mentre Davide Piva interpreta invece sia Benoît che il vecchio Alcindoro. Leonardo Sgroi veste i panni di Parpignol; Luca Tamani è Un venditore ambulante; chiudono la compagnia di canto Nicolò Ayroldi nel ruolo di Un doganiere e Egidio Massimo Naccarato come il Sergente dei Doganieri. Sgroi, Tamani, Ayroldi e Naccarato sono Artisti del Coro del Maggio.

Il cast ‘parallelo’, egualmente giovane e talentuoso, è composto da Aida Pascu (Mimì) negli spettacoli del 16 e 25 novembre; Kang Wang (Rodolfo) nelle recite del 16, 22 e 25 novembre; Aleksandrina Mihaylova (Musetta) il 16 e 25 novembre e, sempre negli spettacoli del 16 e 25 novembre, Qianming Dou (Marcello) e Matteo Torcaso (Schaunard), talenti dell’Accademia del Maggio. 

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