La teoria di Pioli

Nell’amichevole ad Arezzo, la Fiorentina non ha brillato sotto il profilo del risultato e, potremmo dire, nemmeno sotto quello del gioco. Eppure non si respira aria di insicurezze. Ecco le parole di Cristiano Biraghi al termine del 2-1

23 agosto 2018 22:25
La teoria di Pioli

Sono stati schierati due undici tra primo e secondo tempo, perché mister Pioli voleva osservare la sostanza fisica della rosa: cioè che avesse regolarità. Dopo una stagione altalenante vuole che adesso vengano superati determinati disequilibri e che i giocatori siano compatti. Ovviamente gli errori stanno dietro l’angolo, perciò l’allenatore viola ne ha forzati alcuni nelle amichevoli.

La nostra mente ricorda attraverso traumi, siano essi negativi che positivi, e vi forgia l’individuo. I ragazzi lo hanno compreso: possiamo dimostrarlo attraverso la continua ricerca di autocontrollo delle emozioni (esempio nei tornei vinti), o attraverso l’umiltà (giovani semplici senza vanto). Buddha insegnava a trovare il principio dell’esperienza per comprendere l’esperienza stessa. Certamente i gigliati non puntano a diventare monaci buddhisti, però vogliono pensare: ed è già tanto in un calcio sistematico.

Questa Fiorentina ascolta, apprende, capisce. Sa più di maturità che di gioventù. Così vengono acquisite le conoscenze e le corrispondenti sicurezze. Infatti dallo sguardo che Biraghi aveva durante l’intervista post-partita, dalla sua voce, sembrava che non gli interessasse realmente cosa accadeva attorno a lui, anzi, ripercorreva altro nella sua memoria. Segno evidente di identità. Quindi i calciatori riconoscono di essere calciatori e non è affar facile oggi.

Capire il proprio lavoro dimostra dedizione e responsabilità, ecco la teoria di Pioli.

Adesso manca solo metterla in pratica.

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