La Basilica e il convento: dalla ristrutturazione vasariana e granducale ad oggi

Santa Maria Novella: una città dentro la città, nel nuovo volume della collana voluta da Banca e Fondazione CR Firenze, in pubblicazione da aprile 2018

Nicola
Nicola Novelli
07 gennaio 2018 22:00
La Basilica e il convento: dalla ristrutturazione vasariana e granducale ad oggi
Fotografie di Emma G. Novelli

Sarà in vendita in libreria, da aprile 2018, “Santa Maria Novella. La Basilica e il convento. Dalla ristrutturazione vasariana e granducale ad oggi”, terzo e ultimo volume di una trilogia dedicata alla basilica fiorentina. L'opera porta a termine un’approfondita analisi storico-artistica su uno dei monumenti più rappresentativi della città, celebrandone il ruolo di centro religioso e culturale, oltre che di scrigno di tesori d’arte inestimabili. Il volume fa parte della collana dedicata alle chiese fiorentine, edita da Mandragora, grazie alla collaborazione tra Banca CR Firenze e Fondazione CR Firenze. Si tratta di un'opera di grande interesse per la storia di Firenze, che diverrà certamente uno strumento di consultazione per l'università e la ricerca scientifica, oltre che un testo di studio per tutti gli appassionati dell'arte fiorentina.

Il libro è curato da Riccardo Spinelli sotto la direzione scientifica di Carlo Sisi. L'indice, con una visione interdisciplinare, presenta testi di Paolo Bertoncini Sabatini, Anna Bisceglia, Marco Campigli, Silvia Ciappi, Alessandro Grassi, Roberto Mancini, Elena Marconi, Elisabetta Nardinocchi, Francesco Sgambelluri e Riccardo Spinelli. Il ricco corredo fotografico del volume è realizzato da Antonio Quattrone. La scoperta di documenti inediti e l'acquisizione di nuovi dati storici (in particolare per i secoli XVII e XVIII) confermano, in questo terzo volume, il contributo di Banca CR Firenze e Fondazione CR Firenze alla valorizzazione della cultura e del territorio fiorentino, con lo stesso impegno che contraddistingue il loro operato a sostegno delle iniziative imprenditoriali e turistiche di Firenze.

Santa Maria Novella. La basilica e il convento. Dalla ristrutturazione vasariana e granducale ad oggi” è dedicato ad un periodo meno noto, ma in realtà pieno di movimenti artistici di grande significato. Caduta la teocratica Repubblica fiorentina, con la messa al rogo (il 23 maggio 1498) della sua guida religiosa, il frate domenicano Girolamo Savonarola, l'ordine monastico, che proprio in Santa Maria Novella ha la sua sede, cerca di preservare la sua centralità sociale e culturale. Il tema politico-locale del XVI secolo è l'impatto della condanna di Savonarola sul prestigio dei Domenicani, nonostante il suo perdurante radicamento nel sentimento religioso della città.

Ma il '500 assiste sopratutto al progetto di Cosimo I de’ Medici di conformare tutti gli edifici e le istituzioni religiose della città ai dettami controriformisti del concilio di Trento, e al contempo di esaltare il primato della signoria fiorentina anche attraverso l'arricchiamento del patrimonio artistico e di cultura. Dalle opere pittoriche, scultoree e dai manufatti dell’oreficeria, si arriva fino ai complessi monastici, che si affiancarono all’originario complesso domenicano della basilica. Ma è anche l'epoca in cui dal laboratorio-spezieria dei frati si sviluppa, pure grazie alle materie prime in arrivo dalle Americhe, la futura Officina Profumo-Farmaceutica e poi la fonderia granducale.

Dopo il primo volume dedicato al periodo dalla fondazione fino all’età tardogotica (XIII e XIV secolo), ed il secondo, pubblicato lo scorso anno e dedicato agli anni del Rinascimento, il terzo e ultimo volume illustra dunque la ristrutturazione affidata a Giorgio Vasari (1565-1571). Vengono ampiamente descritte opere e caratteristiche della Basilica che spaziano dalla pittura all’architettura, dalla scultura alle arti minori. Un percorso descrittivo che raccoglie le vicende storico-artistiche del complesso conventuale dalla metà del Cinquecento fino alla metà del Novecento: quattro secoli di storia, di spiritualità e d’arte che videro l’intervento di ristrutturazione di architetti quali Vasari, Dosio, Del Rosso e Romoli, oltre all’apporto di artisti come Alessandro Allori, Girolamo Macchietti, Santi di Tito, Bernardino Poccetti e Lodovico Cardi, detto Il Cigoli, autori dei 14 altari non più esistenti, perché sostituiti da quelli ottocenteschi, e 13 pale d'altare (tre delle quali in sacrestia).

Mentre sulla basilica aleggia ancora lo spettro savonaroliano, Santa Maria Novella è il pulpito da cui partono le critiche dottrinarie che conducono Galileo al tribunale del Sant'Uffizio nel marzo del 1615. Eppure nel 1572 il domenicano Egnazio Danti aveva installato sulla facciata della basilica la sua sfera armillare equinoziale e lo gnomone. Non tutti i frati erano dunque dello stesso convincimento.

Il piano dell'opera arriva alla ristrutturazione ottocentesca (1858-1860), fino ai nostri giorni. L'epoca in cui il Monastero Nuovo, fondato da Eleonora di Toledo nel 1561, si trasforma, dopo la soppressione napoleonica, nel Regio Educandato della Santissima Annunziata, trasferito poi al Poggio Imperiale. Ma il complesso urbanistico di Santa Maria Novella ospiterà anche il Ministero dei Lavori pubblici e la Corte di Cassazione, durante Firenze Capitale e dal 1871 il Collegio Militare, che nel 1919 lascerà il posto alla Scuola Allievi sottuficiali Carabinieri. E' nei suoi chiostri, ad esempio, che nel dicembre 1942 avrà luogo la cerimonia di giuramento del corso di Salvo D'Acquisto, il brigadiere martire della libertà pochi mesi dopo. Ma forse Firenze ha dimenticato che il complesso di Santa Maria Novella ha ospitato anche la Fratellanza Militare, il Liceo Dante e la Scuola tecnica professionale.

Proprio il terzo volume della trilogia dedicata a Santa Maria Novella dimostra il rapporto di osmosi fra la Basilica e Firenze, celebrandone non solo la natura di scrigno d’arte, ma la caratteristica di ‘luogo di aggregazione’, da sempre distintiva del complesso conventuale. Santa Maria Novella è stata per mille anni un punto focale della città, il polo urbanistico preminente nell'accesso da ovest lungo il Decumanus. Oggi che gli ultimi ambienti restaurati sono tornati a fare parte di un percorso monumentale unitario è bene che la città torni a riflettere sul patrimonio artistico, storico e scientifico che si raccoglie in questo luogo focale di Firenze.

Lo stesso percorso di elaborazione concettuale che i fiorentini devono aver sviluppato nel 1848, quando fu inaugurata la stazione Maria Antonia, capolinea della strada ferrata Firenze-Pistoia. E ancora nel 1929, quando fu avviato il cantiere di trasformazione della stazione ferroviaria, per la quale Giovanni Michelucci scelse la stessa pietraforte delle facciate esterne di Santa Maria Novella, che al fabbricato moderno dirimpettaio diede anche il nome. Un evidente e forse ovvio rapporto dialettico, che dovrebbe rinnovarsi anche oggi, quando si sta mettendo mano a interventi impattanti sulla piazza prospiciente.

Chissà, ad esempio, se a qualcuno potrebbe venire voglia di ridare vita alla tradizione del Corso dei Cocchi, che la sera della vigilia di San Giovanni animava la piazza di Santa Maria Novella? Potrebbero tornare a correre tre giri intorno ai due obelischi, legati con un canapo, i carri a due cavalli a imitazione del Circo Massimo?

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