Il rugby come scuola di vita

Intervista al professor Daniele Alderighi

ISISTL
ISISTL Russell Newton
04 aprile 2023 19:33
Il rugby come scuola di vita

Parliamo di rugby!

Intervista al professor Daniele Alderighi, docente di matematica e fisica all’Istituto Russell-Newton di Scandicci e giocatore di rugby

Martedì 28 febbraio, ci siamo recate in un locale dell’Istituto Russell-Newton per intervistare il professor Alderighi sul tema del rugby. Le domande che abbiamo posto al professore erano state formulate nei giorni precedenti allo scopo di centrare i punti fondamentali su questo argomento.

“Come nasce questo sport?”

“Le origini di questo sport si rintracciano nella Gran Bretagna della fine del XIX secolo. Pare che qualcuno in quel tempo si sia stancato di giocare a calcio e ad un certo punto, preso il pallone con le mani, come gesto di protesta, lo abbia portato dentro la porta avversaria. Con questo gesto assurdo, totalmente fuori dalle regole, è stato inventato il gioco del rugby, che evidentemente ha come scopo principale quello di portare la palla oltre la linea di meta avversaria. Il termine meta, in inglese, è TRY, come provare.”

“Può illustrarci brevemente in che cosa consiste questo sport?”

“E’ uno sport in cui si affrontano due squadre. Viene giocato con una palla ovale che deve essere portata con le mani da un giocatore oltre la linea di fondo del campo degli avversari. Ovviamente, si tratta di uno sport di lotta, perché è permesso afferrare l’avversario che porta il pallone per cercare di buttarlo a terra. Ci sono però anche tante altre regole; ad esempio, quando il portatore di palla subisce un placcaggio, cioè viene buttato a terra, egli deve lasciare il pallone a disposizione senza trattenerlo.

Il resto della sua squadra deve poi dargli sostegno in modo da proteggere il pallone e impedire agli avversari di conquistarlo. Altra regola fondamentale del gioco è che il pallone può essere passato con le mani ad un compagno, ma deve essere passato all’indietro; precisamente, deve essere passato all’indietro rispetto alla linea che identifica la posizione della palla. Il significato di questa regola è educativo, soprattutto per i bambini che si affacciano per la prima volta allo sport: se vuoi scaricarti di un peso devi pagare un piccolo prezzo, rinunciare ad un piccolo avanzamento.

Se vuoi liberarti dell’incombenza di portare avanti il pallone, lo puoi fare e puoi cercare l’aiuto di un compagno, ma devi rinunciare ad avanzare e allo scopo di portare avanti il pallone.”

”Cosa l’ha spinto a praticare questo sport e perché?”

“Questo sport è entrato nella mia famiglia grazie ad un insegnante di rugby che è andato a fare una lezione in classe di mia moglie, una maestra delle elementari. Lei è rimasta molto impressionata dall’insegnante per il suo modo di fare molto diretto con i ragazzi e perché non esitava a infliggere delle punizioni nel caso i bambini si comportassero male. Questo educatore ha anche spiegato ai ragazzi i valori del sostegno e dell’appartenenza alla squadra e mia moglie è rimasta molto colpita, tanto che mi ha raccontato tutto.

Quando mio figlio, in seguito, ha manifestato la volontà di iniziare a praticare uno sport, gli abbiamo fatto provare il rugby presso una società del comune di Scandicci. Lui lì ha iniziato a giocare, si è appassionato sempre di più e ormai gioca a rugby da ben 12 anni. Nel frattempo, nella società in cui si allenava mio figlio, avevano creato una squadra di categoria definita “old”, cioé riservata agli over 35. Si trattava di una categoria non competitiva, ma allo stesso tempo molto inclusiva.

Per poter far convivere persone con capacità fisiche molto diverse fra loro in uno sport di lotta si è dovuto escogitare un modo un po’ particolare che consiste nell’indossare dei pantaloncini di colore diverso a seconda dell’età e del livello di gioco che un giocatore può esprimere. Secondo me questa strategia adottata è una cosa molto bella perché consente a persone di età e capacità molto diverse di far parte della stessa partita. Si tratta dunque di uno sport che può essere intrapreso a qualsiasi età; io, ad esempio, ho iniziato ad allenarmi in una squadra a 40 anni.

Al momento, però, sono gia alcuni anni che sono fermo per questioni di salute, ma spero di poter ricominciare il prima possibile, perché vedo in questo sport un modo per liberarmi di quell’aggressività che naturalmente gli esseri umani possiedono. Paradossalmente, con il rugby l’aggressività naturale non viene espressa in maniera caotica e pericolosa, ma in modo pacifico proprio perché i giocatori sono sottoposti ad una serie di regole.”

“Cos’è il torneo 6 Nazioni?”

“Il torneo 6 Nazioni era chiamato originariamente torneo 4 Nazioni, perché vi partecipavano Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda. Nella seconda metà del Novecento, a queste si è aggiunta la Francia e successivamente l’Italia, che non è tra le nazioni più forti, ma nel rugby, si sa, non è importante solo vincere. A causa del Colonialismo il rugby si è diffuso anche in Nuova Zelanda e in Sud Africa. Le persone che vanno a vedere la nazionale allo stadio hanno come scopo principale quello di veder giocare bene una partita; c’è grande amicizia tra le varie tifoserie e il tifo negativo non è ammesso.

Ad esempio, dopo che è stata fatta una meta, c’è la possibilità di calciare facendo passare la palla tra i pali della porta, e quando gioca la nazionale, in questo momento sugli schermi appare la scritta: “silenzio, rispettate il calciatore”. Nelle tifoserie, inoltre, non c’è alcun clima di competizione, bensì un clima rispettoso, soprattutto nei confronti della squadra avversaria.”

“Ci può parlare del rugby in Toscana, e in particolare a Scandicci?”

“La Toscana è una regione in cui lo sport del rugby è abbastanza diffuso. Firenze, essendo il capoluogo, raccoglie diverse società di rugby, che si trovano sia nel comune di Firenze che nella provincia. Vicino all’Istituto Russell-Newton è presente, da più di 10 anni, una società di rugby che prima era solo una sezione all’interno della polisportiva. Da due anni questa è diventata una società di rugby a sé stante, che porta avanti l’insegnamento del rugby e dei suoi valori per i bambini dai 3 ai 16 anni e in più promuove anche le attività della squadra degli adulti.

È difficile trovare strutture adatte attrezzate con pali a forma di H allo svolgimento di questo sport. La buona volontà delle persone, dei genitori per i bambini e dei giocatori stessi per lo sport, fa sì che si possano ricavare dei buoni valori da sport di questo tipo. I genitori apprezzano molto questi valori e soprattutto il fatto che non ci sia conflittualità neanche tra i genitori che assistono alle partite. Quasi sempre si sente un gran tifo in campo, ma questo è rivolto solo a favore della propria squadra, e non contro i bambini di altre squadre o contro l’arbitro, cosa che invece dovrebbe essere considerata assurda da parte di tutti gli adulti.

Tutto ciò non succede nel rugby, o almeno succede molto raramente. La norma è quella di un clima di condivisione, che risulta molto educativo.”

”Perché secondo lei il rugby è poco diffuso in Italia?”

“La scarsa diffusione di questo sport è dovuta allo scarso investimento delle società sportive dal punto di vista economico. Ci sono infatti giocatori di serie A che guadagnano poche migliaia di euro al mese ed hanno dunque uno stipendio molto più basso rispetto a quello dei giocatori di serie A nel calcio. Un’altra ragione è il fatto che in Italia si parla prevalentemente di calcio, mentre gli altri sport passano sempre in secondo piano. Succede spesso che particolari abbastanza insignificanti riguardanti il mondo del calcio finiscano nelle prime pagine dei giornali, mentre le vittorie importanti in altri sport sono relegate alle ultime pagine. Il rugby nel nostro territorio è una cultura che deve ancora affermarsi; tutt'oggi è in espansione, ma rimane ancora in uno stato embrionale.”

"Può riassumere e mettere in evidenza i valori principali di questo sport?"

“I valori principali del rugby consistono prima di tutto nel sostegno al compagno di squadra, anche quando non ha la palla, e nel consentirgli di essere aiutato immediatamente quando qualcuno lo prova a fermare. Il rispetto per l'avversario, fondamentale in questo sport, è chiamato il “terzo tempo”, perché dopo i due tempi della partita i giocatori di entrambe le squadre e i tifosi passano del tempo insieme nel rispetto reciproco. Infine, l’inclusività, perché tutte le persone possono assumere un ruolo nella squadra al di là del loro fisico, altezza, attitudine, velocità. Il rugby insegna dei valori che, se interiorizzati e resi personali, possono anche essere applicati nella vita.”

(Sofia Cavallin, Eva Mazzilli, Caterina Mochi, Veronica Vegliante, classe 4G Linguistico ISISTL Russell-Newton Scandicci)

On parle de rugby !

Entretien avec M. Daniele Alderighi, professeur de mathématiques et de physique à l’Institut Russell-Newton de Scandicci et joueur de rugby

Mardi 28 février, nous nous sommes rendues dans une salle de l’Institut Russell-Newton pour interviewer M. Alderighi sur le thème du rugby. Nous transcrivons ci-dessous notre interview.

"Comment est né ce sport?"

"Les origines de ce sport remontent à la fin du XIXème siècle en Grande-Bretagne où quelqu’un à un moment donné en a eu assez de jouer au football et en prenant le ballon avec les mains, en signe de protestation, l’a amené à l’intérieur du but des adversaires. Par ce geste absurde, totalement hors des règles, on a inventé le jeu du rugby, qui consiste à porter le ballon dans le but adverse. Le terme « essai », en anglais, est TRY, comme essayer."

"Pouvez-vous nous expliquer brièvement en quoi consiste ce sport?"

"C’est un sport où deux équipes s’affrontent. On y joue avec un ballon ovale qui doit être porté avec les mains par un joueur dans le but adverse. Il s’agit d’un sport de combat, car il est permis d’attraper l’adversaire qui tient le ballon pour essayer de le jeter au sol. Mais il y a aussi beaucoup d’autres règles ; par exemple, quand le porteur de ballon subit un plaquage, c’est-à-dire qu’il est jeté au sol, il doit laisser le ballon. Le reste de son équipe doit ensuite le soutenir afin de protéger le ballon et d’empêcher ses adversaires de le reprendre.

Une autre règle fondamentale du jeu est que le ballon peut être passé avec les mains à un coéquipier, mais il doit être passé sans dépasser la ligne qui identifie la position du ballon. Cette règle a une valeur éducative, surtout pour les enfants qui font du sport pour la première fois : si vous voulez vous libérer d’un fardeau, vous devez payer un petit prix en renonçant à faire un petit pas en avant. Si on nous empêche de faire avancer le ballon, on doit chercher l’aide d’un partenaire qui le fera à notre place."

"Qu’est-ce qui vous a poussé à pratiquer ce sport et pourquoi?"

"Ce sport est entré dans ma famille grâce à un professeur de rugby qui est allé faire un cours dans la classe de ma femme qui enseigne à l’école primaire. Elle a été très impressionnée par le professeur qui n’hésitait pas à infliger des « punitions » quand les enfants se comportaient mal. Cet éducateur a également expliqué aux enfants les valeurs de l’appartenance à l’équipe. Lorsque mon fils a ensuite manifesté sa volonté de commencer à pratiquer un sport, nous lui avons fait essayer le rugby dans un club de Scandicci.

Il a commencé à jouer et il est devenu de plus en plus passionné. Cela fait 12 ans maintenant qu’il joue au rugby. Pendant ce temps, dans le club où s’entraînait mon fils, on avait créé une équipe de catégorie "senior", réservée aux plus de 35 ans. C’était une catégorie non compétitive et très inclusive. Pour permettre à des personnes ayant des capacités physiques très différentes de pratiquer un sport de combat, il a fallu trouver un moyen particulier de porter des shorts de couleurs différentes selon l’âge et le niveau de jeu qu’un joueur peut exprimer.

À mon avis, cette stratégie est très positive car elle permet à des personnes d’âges et de capacités très différents de participer au même match. Moi, j’ai commencé à m’entraîner dans l’équipe « senior » à 40 ans. Il y a quelque temps j’ai dû arrêter pour des raisons de santé, mais j’espère pouvoir recommencer dès que possible, car ce sport m’aide à me débarrasser de mes énergies négatives. Paradoxalement, avec le rugby, l’agressivité naturelle n’est pas exprimée de manière chaotique et dangereuse, mais de manière pacifique précisément parce que les joueurs sont soumis à toute une série de règles."

"Qu’est-ce que le tournoi des 6 Nations ?"

"Le tournoi des 6 Nations était à l’origine appelé tournoi des 4 Nations auquel participaient quatre pays, à savoir l’Angleterre, l’Écosse, le Pays de Galles et l’Irlande. Plus tard la France et l’Italie s’y sont ajoutées. Suite au Colonialisme anglais le rugby s’est diffusé aussi en Australie et en Afrique du Sud. Les personnes qui vont voir leur équipe nationale au stade le font surtout pour voir un match bien joué; il y a une grande cordialité entre les différents supporters. Par exemple, quand l’équipe nationale joue, sur les écrans apparaît souvent : "silence, respectez le joueur". Entre les supporters adverses, il n’y a pas de compétition, mais du respect."

"Pouvez-vous nous parler du rugby en Toscane, et en particulier à Scandicci?"

"La Toscane est une région où le rugby est assez répandu. Florence, étant le chef-lieu, rassemble plusieurs sociétés de rugby, qui se trouvent à la fois dans la ville de Florence et dans la province. Près de l’Institut Russell-Newton se trouve, depuis plus de 10 ans, un club de rugby qui n’était auparavant qu’une section au sein de l’équipe sportive Scandicci Calcio. Depuis deux ans, cette société est devenue une société de rugby à part entière, qui enseigne le rugby et ses valeurs aux enfants et aux jeunes de 3 à 16 ans et qui promeut également les activités de l’équipe des adultes."

"Pourquoi le rugby est-il peu répandu en Italie ?"

"La faible diffusion de ce sport est due au faible investissement économique des clubs sportifs. Il y a en effet des joueurs professionnels de première catégorie qui gagnent quelques milliers d’euros par mois et qui ont donc un salaire beaucoup plus bas que celui des joueurs professionnels de foot de la même catégorie. Une autre raison est le fait qu’en Italie on parle principalement de football, alors que les autres sports passent toujours au second plan. Il arrive souvent que des détails assez insignifiants concernant le monde du football font la une des journaux, tandis que les victoires importantes dans d’autres sports sont reléguées aux dernières pages. Le rugby est un sport qui doit encore s’affirmer."

"Pouvez-vous résumer et mettre en évidence les valeurs principales de ce sport?"

"Les principales valeurs du rugby sont avant tout de soutenir son coéquipier, même s’il n’a pas le ballon, et de lui permettre d’être immédiatement aidé lorsque quelqu’un essaie de l’arrêter. Le respect de l’adversaire, fondamental dans ce sport, est appelé le "troisième mi-temps", car après les deux mi-temps du match, les joueurs des deux équipes et les fans passent du temps ensemble dans un respect mutuel. Une autre valeur est l’inclusivité, parce que toutes les personnes peuvent jouer un rôle dans l’équipe au-delà de leur physique, de leur taille, de leur attitude et de leur vitesse. Le rugby enseigne des valeurs qui, si elles sont intériorisées, peuvent également être appliquées dans la vie de tous les jours."

(Sofia Cavallin, Eva Mazzilli, Caterina Mochi, Veronica Vegliante, classe 4G Linguistico ISISTL Russell-Newton Scandicci)

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