Stadio Franchi quanto manchi

Anche i tifosi senesi, come tutti, sentono la mancanza degli spalti: conferme sulla pagina Facebook "Robur Siena"

Giuseppe
Giuseppe Saponaro
22 marzo 2021 07:07
Stadio Franchi quanto manchi

La domenica e' sempre stata caratterizzata da un rito. Il pranzo affrettato, il saluto veloce alla moglie (o al marito) o alla mamma o alla sorella e via, di corsa, verso lo stadio. Un rito che, a causa dell'emergenza sanitaria, purtroppo, non viviamo da tempo. Tanto tempo.

Edoardo Vianello, con un brano affidato alla voce grintosa di una giovane Rita Pavone, lo aveva capito già bene all'alba degli anni '60. "La partita di pallone" divenne così già un "must" arrivato, sulle onde di un twist, fino al nostro presente: "perché perché la domenica mi lasci sempre sola per andare a vedere la partita di pallone...". 

Passano gli anni ma il calcio non cambia il suo aspetto più bello: la passione con il quale il tifoso lo vive.

Così, anche ai giorni nostri, quel tempo che, il settimo giorno, separa il tifoso dallo stadio è fatto di idee, supposizioni, fantasie: quale sarà la formazione titolare? Il mister giocherà con il suo classico 4-4-2 o opterà per un aggressivo 4-3-3. Mentre il tifoso pensa e si avvicina all'ingresso numerato, loro, quelli della curva, fanno capire che la meta è vicina: i cori sono forti e chiari. L'adrenalina sale: i giocatori non sono ancora in campo ma, per il tifoso, il match è gia al via.

Allora si affretta a prendere posto sperando che in quel momento nulla succeda: il telefonino che squilla, l'incontro con una persona che conosce. Quel frangente è solenne e non ammette distrazioni: si deve essere pronti al fischio di inizio.

Da li in poi,  il tifoso lasca "gli abiti" del moderato, di quello che non deve urlare, di colui che deve cercare di essere razionale: da li in poi veste quelli del cuore che ammettono solo i propri colori. Nella città del Palio, il bianco e il nero. Solo quelli.

Allora può gridare la sua rabbia, non reprimere la sua passione, godere della sua, a volte, poca sportività. 

Perché, diciamolo, anche se c'è un rigore giustamente concesso agli avversari, per lui l'azione sarà, sempre, "viziata" da un fallo precedente. Allora, si sente in dovere di "ringhiare" contro l'arbitro: comunque.

Al triplice fischio finale, se la squadra del cuore ha vinto, il tifoso si sente ricco e fortunato: nonostante il mutuo, anche con i diversi problemi condominiali.  Se, invece, c'è stata una sconfitta, improvvisamente, sente già addosso tutto il peso del lunedì.

Perché, romanticamente, lo stadio è questo. Franchi manchi: tanto.

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