Florence Korea Film Fest: domani in sala i successi del nuovo cinema

Alle 15 in sala “In our day” di Hong Sang-soo, alle 17 la commedia d’amore “Honeysweet” di Lee Han

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 marzo 2024 17:51
Florence Korea Film Fest: domani in sala i successi del nuovo cinema

Firenze, 23 marzo – I successi dell’ultimo anno in Corea del Sud sono al centro della quarta giornata del Florence Korea Film Fest, domenica 24 marzo, al cinema La Compagnia di Firenze. Si inizia (ore 15) con “In our day” di Hong Sang-soo, un racconto intimista della relazione tra due personaggi, che non si conoscono e che hanno vite completamente differenti, ma con abitudini stranamente in comune. Sullo schermo poi (ore 17) la commedia d’amore “Honeysweet” di Lee han: Choi-ho conduce un'esistenza solitaria, mentre Il-young è una donna sola con una figlia adolescente, i due si conoscono quando lui va nell’agenzia in cui lei lavora per cercare di saldare il debito di suo fratello.

Alle 20 proiezione in omaggio all’attore Lee Byung-hun - in attesa del suo arrivo - con “Keys to the heart” di Choi Sung-hun: uno spaccato familiare dolce, divertente, affettuoso e commovente in cui il celebre attore divide la scena con due colleghi di spessore come la veterana (premio Oscar per Minari) Youn Yuh-jung e il giovane e talentuoso Park Jeong-min. Un ruolo decisamente inedito quello del disilluso Jo-ha che, mai ripresosi del tutto dall’abbandono della madre in fuga da un marito violento, ha visto le sue ambizioni sportive svanire e vive alla giornata. Lee Byung-hun abbraccia senza riserve il ruolo di un uomo ai margini per cui l’incontro con quel fratello così diverso e bisognoso sarà una opportunità per fare i conti con un una dimensione più introspettiva e dolorosa, tenuta fino ad allora a distanza.

Segue (ore 22.15) in seconda serata “The Moon” di Kim Yong-hwa, film sci-fi che teletrasporta nel 2029, quando la navicella spaziale coreana Uriho parte per un viaggio sulla Luna e viene improvvisamente travolta da una tempesta solare, con un membro dell’equipaggio bloccato da solo sulla Luna.

Sempre alle 15 ma in sala piccola prosegue la rassegna di Corto, corti! con le seguenti proiezioni: “Fiori di Surim” di Lim Si-yeon, “Jjigae” di Jèro Yun, “Aggrapparsi a un filo” di Lee So-hyeon, “Promessa” di Song Ha-yeon, “Non morire” di Park Yu-seon, “Vasca da bagno per bambini” di Choi Beom-seok, “Sipario” di Park Jaerang, “Il mare nel giorno in cui la magia ritorna” di Han Ji-won, “ Mamma batteria” di Jeon Seung-bae e “-196°” di Hwang Hye-in.

Se il fermento creativo della Corea sembra inarrestabile, come testimonia il ricco programma del Florence Korea Film Fest, il fermento, anzi, la fermentazione è la cifra stilistica della sua apprezzata cucina.

Simbolo per eccellenza della cucina coreana è il kimchi, piatto tradizionale a base di verdure fermentate, con una predilezione per il cavolo rapa, il cavolo cappuccio e i ravanelli coreani in combinazione con spezie e aromi e l'immancabile peperoncino. Un procedimento antico, ma assolutamente contemporaneo; un po' come la fermentazione del vino in anfora, metodologia praticata fin dall'antichità e tornata in auge negli ultimi anni.

E' stato naturale abbinare al menù che ha inaugurato la 22^ edizione del Florence Korea Film Fest, Il vino bianco Valerius, Ansonica in purezza, biologico, IGT Toscana dell'azienda Arrighi dell'isola d'Elba, la cui caratteristica del vino è la vinificazione con la fermentazione insieme ad una parte delle bucce in anfore di terracotta.

Il menù è stato preparato dagli chef coreani Cha Kyung-hee e Do Hyun-wook, dell'Università di Jeonju, città amica di Firenze, coadiuvati dall'Istituto professionale alberghiero Aurelio Saffi di Firenze.

Il vino Valerius è stato molto apprezzato: sapido, fresco ed equilibrato e con un nome che è un omaggio al romano Valerio Messalla, proprietario della Villa Romana delle Grotte, rinvenuta a San Giovanni, sulla collina delle Grotte che domina la rada di Portoferraio, dove si produceva vino già al tempo dei romani.La particolare vocazione enologica dell'isola dell'Arcipelago toscano è documentata da Franco Cambi e Laura Pagliantini dell'Università degli studi di Siena, co-direttori dello scavo archeologico della villa rustica romana di San Giovanni, nella rada di Portoferraio. Gli scavi, infatti, hanno portato alla luce delle anfore vinarie e in particolare i dolia defossa: grandi vasi interrati che contenevano ciascuno più di mille litri. I cinque dolia ritrovati potevano contenere circa 6.000 litri.

La scelta dell'anfora, dunque, è stata naturale per Antonio Arrighi, non solo in termini di sostenibilità e di “simbiosi” con la terra, l’anfora in terracotta infatti è un materiale naturale che permette di mantenere il profilo identitario del vino al massimo delle sue potenzialità e di interpretare il territorio creando un prodotto fedele alle caratteristiche del terroir, ma anche perché è un richiamo diretto alla storia enologica dell'isola.

Foto gallery
Notizie correlate
In evidenza