Viola di rimonta, tre punti d'oro nella battaglia di nervi con il Genk

Martinez Quarta e Nico Gonzalez su rigore firmano il successo dopo il gol di Kayembe. Ora a Budapest basta il pari

Paolo
Paolo Pellegrini
30 novembre 2023 23:41
Viola di rimonta, tre punti d'oro nella battaglia di nervi con il Genk

Maledetto e poi benedetto quel pugno di minuti alla fine del primo tempo, costati ai tifosi – pochi, a dire il vero: alla fine, non molti più di 16mila, con i belgi stipati, compatti e urlanti anche insulti nel formaggino degli ospiti – accorsi al Franchi un altro, l’ennesimo scossone di rabbia e di adrenalina. Maledetto e poi benedetto l’infinito extratime finale, addirittura dieci minuti di recupero voluti dall’olandese Kooij a suggellare con tutta la sua truppa di targa orange una delle direzioni di gara più insufficienti, per non dire scandalose che la storia recente ricordi almeno su questi schermi. Benedetto decisamente, invece, quell’intervallo in mezzo ai due tempi di una partita decisamente a due facce, intervallo che di certo ha portato consiglio a qualcuno e di certo qualche urlaccio in faccia a qualcun altro.

Perché Fiorentina-Genk è stata, diciamocelo, una partita sofferta, double face almeno dalla parte dei viola, monofaccia invece sul versante dei belgi che ci hanno messo ripartenze veloci e attente fino a pungere male due o tre volte nei primi 45 minuti, gol di Kayembe allo scadere compreso ma poco dopo riagguantato da un impeccabile tap-in di Martinez Quarta, ma anche eccessiva esuberanza nel contatto fisico, che il povero Kooij non ha certo saputo gestire fino a evitare di cacciare dal campo il pur pericolosissimo Fadera, reo di un paio di fallacci dopo il primo che gli è costato il giallo.

Tanto che il tecnico belga Vrancken ha pensato bene di mandarlo a far la doccia anzitempo cambiandolo con Baah per evitarsi guai seri. Voglia di metterla sul piano fisico-e-basta cresciuta poi nella seconda frazione, quando i viola – prima sonnecchiosi e pasticcioni anche se in fin dei conti capaci di assegnare all’estremo avverso Van Crombrugge la palma di migliore in campo – sono usciti dal tunnel come tarantolati, finendo per conquistare metro su metro con un bell’arrembaggio sfociato nell’azione da manuale che ha costretto Heynen a stendere in piena area il ritrovatissimo Kayode e provocare il rigore del definitivo 2-1, messo nel sacco con la solida freddezza davvero poco latina dal solito Nico Gonzalez.

Già, Kayode. Già, Nico Gonzalez. Già, Martinez Quarta. Già, Parisi. Già, Barak e Maxime “Minot” Lopez. Già, i singoli e il gruppo, cambi compresi. Italiano mette in campo una sua idea, in mezzo alla difesa l’inedita coppia Martinez Quarta-Mina, finalmente alla prima da titolare, ma a destra c’è ancora Parisi e si vede, lui soffre tanto, poi Quarta gli dà di sicuro una bella mano quando Arokodare gli scappa e serve Kayembe che entra in area, Quarta tenta la scivolata ma cicca di tutto, Christensen – già prima graziato un paio di volte da avversari arrivati davanti indisturbati, Fadera che appoggia sul palo a botta sicura Heynen che gli spara sul petto - ritarda un attimo l’uscita e l’esterno appoggia in gol.

Parisi a destra, boh, povero figlio che si becca accidenti e improperi ma poco da fare, quella parte non è la sua. Come non è la sinistra il versante di Nico Gonzalez e si vede, per tutto il primo tempo, sì, certo, si danna e si affanna ma conclude poco e spesso si stizzisce e spesso si perde e si disperde, e finisce per non combinare gran che, anzi per irritarsi e irritare. Come si irrita e irrita Ikoné che ha un’occasionissima, con un tiro ribattuto sulla linea dopo una corta respinta del portiere belga che al 47’ fa il primo miracolo su zuccata di Barak, dentro al posto di Jack Bonaventura: un altro che si dà da fare, il cèco, ma di tecnica non è sopraffino, sportellate tante, inzuccate pure, però c’è poco arrosto, anche perché in mezzo al campo il povero Duncan fa quello che può e Minot Lopez detto Il Mago non tira fuori la bacchetta da harrypotterino e si limita ai compitini poco illuminanti.

Poi sull’ennesimo angolo Mina svetta, bella forza è quasi due metri e schiaccia, il guantone di Van Cromnbrugge ci arriva ma la respinta è corta e Quarta con tempista da quel centravanti che continua a latitare (perché Kouame non lo sa fare anche se ci mette l’anima insieme a tanti pasticci e alla solita approssimazione) butta dentro il pallone del pari, e si va a bere il tè.

Ripresa, come si è detto, e la Viola è tutt’altra, tarantolata, pressing alto, corsa, azioni veloci, venti minuti di dominio totale, intanto Italiano ha cambiato Parisi con Kayode, evviva, e Quarta ammonito con un roccioso Milenkovic. Poi passerà addirittura al 4-4-2 ma davanti c’è posto solo per Beltran, niente Nzola stasera, mentre Arthur sale sul podio a dirigere con Minot Lopez accanto perché Duncan non ne aveva più. E intanto Van Crombrugge continua lo show, prima su incornata del solito Barak che di lì a poco lascerà il posto al Vikingo, poi su mancino velenoso di Biraghi da fermo per una delle tante botte rimediate dai viola senza che Kooij pensasse di intervenire sul serio, anzi finendo poi per far scatenare anche un paio di risse niente male.

All’80 la svolta, con un’azione da delizia, c’è il tacco di Ikoné per Beltran che lancia di prima Kayode, sterzata in area e rigore. Discussioni a non finire, verifica Var, tra ninnoli e nannoli i 7’ di recupero diventano 10 ma alla fine i tre punti sono nel carniere. Fiuuuu.

Un’occhiata ai numeri, che come sempre raccontano film e fotografie: angoli 11-5 per i viola, possesso palla 53-47%, tiri totali 24-4 di cui in porta 8-2, ammoniti 4 contro 7 ma perché dell’arbitro s’è già detto, figuriamoci, vanno talmente nel pallone lui e il Var da chiamarsi a rivedere un’azione solo per affibbiare un misero giallo, mentre qualche rosso non ci sfigurava. Cosa ci si legge? La solita storia: se la Viola avesse una punta da centro area – sul finale Nico, rimesso a destra, ha sfornato una palla d’oro tra dischetto e area piccola, ma non c’era nessuno – e se qualche idea fosse un tantino più centrata, forse si vedrebbero altri risultati.

Ma ho scoperto l’acqua calda, lo so. La riprova domenica contro la Salernitana ringalluzzita dopo i ceffoni a Sarri, poi la Coppitalia con il Parma, che sarà in B ma non si sottovaluta certo. E dopo la visita alla Roma, testa a Budapest, contro il Ferencvaros che in Serbia ha strappato i tre punti al derelitto Cukaricki solo al 100’. Basta il pari, ma non ci andiamo pensando di averla facile.

Fiorentina (4-2-3-1): Christensen; Parisi (1’ st Kayode), Mina, Martinez Quarta (1’ st Milenkovic), Biraghi; Maxime Lopez, Duncan (13’ st Arthur); Ikoné (37’ st Brekalo), Barak (13’ st Beltran), N.Gonzalez; Kouamé. A disposizione: Terracciano, Ranieri, Pierozzi, Infantino, Amatucci, Sottil, Nzola. All.: Italiano

Genk (4-4-2): Van Crombrugge; Munoz, Cuesta, Sadick, Kayembe Ditu; Heynen, Galarza, Hrosovsky (33’ st El Khannous), Paintsil, Arokodare (13’ st Zeqiri), Fadera (42’ pt Baah). A disposizione: Vandevoordt, Chambaere, McKenzie, El Ouadhi, Arteaga, Ouattara, El Hadj, Collins Sor, Oyen. All.: Vrancken

Arbitro: Kooij

Marcatori: 45’ Kayembe Ditu (G), 45’+4 Martinez Quarta (F), 82’ Nico Gonzalez (F)

Ammoniti: Fadera (G), Martinez Quarta (F), Vrancken (G), Barak (F), Italiano (F), Munoz (G), Paintsil (G), Zeqiri (G), Milenkovic (F), Galarza (G), Cuesta (G), Biraghi (F), Kouamé (F)

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