Balzerani al Cpa a 40 anni dalla strage di via Fani: le reazioni

Jacopo Cellai, Mario Tenerani (Forza Italia) e Francesco Torselli (Fratelli d'Italia): "Infangata la memoria delle vittime". Stamani a Roma la commemorazione della strage

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 marzo 2018 17:08
Balzerani al Cpa a 40 anni dalla strage di via Fani: le reazioni

Si è svolta questa mattina a Roma la cerimonia di commemorazione per il quarantennale della strage di Via Fani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, delle più alte cariche dello Stato, delle autorità civili e militari, dei familiari delle vittime e di circa 60 studenti.

La cerimonia ha avuto inizio con lo scoprimento, da parte della sindaca di Roma Virginia Raggi, del capo della Polizia Franco Gabrielli e del comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri, del nuovo monumento che testimonia una “nuova” memoria per ricordare le vittime della strage. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella subito dopo ha deposto una corona d’alloro in ricordo dei caduti, osservando un momento di raccoglimento.

Le celebrazioni sono poi proseguite, in Largo Cervinia, poco distante da via Fani, per l’inaugurazione di un giardino in ricordo del sacrificio dei cinque uomini della scorta, con una targa toponomastica a loro dedicata con la scritta “Giardino Martiri di via Fani”.

La ex brigatista presenta un libro a Firenze a 40 anni dalla strage di via Fani e dal rapimento di Aldo Moro. Insorge l'opposizione di destra. “C’è da domandarsi se viviamo ancora in un Paese civile oppure se ormai sia tutto perduto. Nel giorno del quarantennale della strage di via Fani in cui morirono cinque servitori nobili dello Stato e fu rapito il presidente della DC Aldo Moro, una componente del commando di fuoco di allora, la brigatista rossa Barbara Balzerani, si presenta al centro sociale di estrema sinistra Cpa per parlare di un suo libro.

Un gesto – aggiungono Jacopo Cellai e Mario Tenerani di Forza Italia e Francesco Torselli di fratelli d'Italia – che si commenta da solo: infangata la memoria delle vittime di una strage che segnò per sempre la storia della nostra Repubblica. Noi urliamo: vergogna! Chiara la provocazione dei rappresentanti del Cpa che hanno scelto un giorno non casuale per offendere e oltraggiare chi ha perso la vita in nome della Stato italiano.

Quanto all’ex brigatista Balzerani, vale la pena ricordare che in seguito alla sua attività terroristica fu condannata all’ergastolo e lei tecnicamente non si è mai pentita, né dissociata. Dal carcere rivendicò anche l’uccisione del sindaco di Firenze Lando Conti, assassinato dalla Br il 10 febbraio 1986. L’unica cosa che fece qualche anno dopo fu considerarsi critica nei confronti della lotta armata, ma senza particolari accuse.

Nel 2011, beneficiando dei dettami della Legge Gozzini, la Balzerani vide evaporare l’ergastolo riguadagnando la libertà, entità negata alle vittime delle sue azioni criminali. L’ultima sua uscita mediatica ha scandalizzato il Paese: poche settimane fa su Facebook in riferimento all’imminente 16 marzo ha detto: “Chi mi ospita oltre confine per i fasti del quarantennale?”. Del resto – concludono Cellai, Tenerani e Torselli – da una terrorista mai pentita e dissociata che altro ci saremmo dovuti aspettare? Che non fosse ospitata in locali del Comune di Firenze, gestiti dal 2000 da Publiacqua, partecipata di Palazzo Vecchio.

A proposito: chi paga le utenze di questi gentiluomini? Aspettiamo che il sindaco Nardella che recentemente proprio da uno di questi esponenti è stato preso a sputi, altra vergogna assoluta, ci dica esattamente come stanno le cose”.

“Sul caso del rapimento e dell'uccisione dell'Onorevole Aldo Moro, siamo ancora fermi ad una ricostruzione storico-politica e giudiziaria datata che non è in grado di offrirci un quadro esaustivo di una delle vicende cruciali nella vita democratica del nostro Paese. Dal lavoro della commissione di inchiesta parlamentare di cui sono stata membro, anche grazie alla mole di nuova documentazione che si è resa accessibile dopo la “direttiva Renzi”, quello che emerge è innanzitutto una generale incapacità di cogliere il rischio prodotto dalle Brigate Rosse, alla quale non furono estranee ambiguità di esponenti della politica, della magistratura e degli apparati” dichiara la vicepresidente del Senato Rosa Maria di Giorgi. Secondo Di Giorgi “non convince in particolare la ricostruzione della dinamica di via Fani, che deve essere profondamente riesaminata, anche alla luce degli accertamenti sul bar Olivetti, noto punto di snodo di dinamiche criminali legate alla ‘ndrangheta e alla malavita romana.

Come pure va rivista la ricostruzione dell’uccisione di Moro, che è stata proposta dai brigatisti”. “In base a tutto ciò, risulta chiaro che, nel caso di Moro la responsabilità delle Brigate Rosse va integrata con quella di una una pluralità di soggetti, che per ragioni diverse, influirono sulla gestione e sulla tragica conclusione della vicenda. Comprese persone legate alla criminalità organizzata o alla P2, in diversi ambiti istituzionali.

Un più vasto tessuto di forze che operarono anche entrando in contatto direttamente con i brigatisti e dunque condizionando la dinamica degli eventi. Questo anche grazie alla presenza di molteplici aree 'grigie', soggette alle influenze più diverse, tra cui quelle dei servizi segreti internazionali. E' dall'esame di queste aree grigie che bisogna partire per arrivare finalmente ad una verità conclusiva su via Fani e sulla morte di Aldo Moro” conclude Di Giorgi.

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