Lo scandalo Tav a Firenze: il fermo dei cantieri dà la sveglia alle Istituzioni

Enrico Rossi: "Adesso, in seguito all’interruzione dei lavori devono intervenire le istituzioni" e chiede i danni a Rfi, Italferr e Nodavia per il sequestro della fresa

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 gennaio 2013 19:23
Lo scandalo Tav a Firenze: il fermo dei cantieri dà la sveglia alle Istituzioni

FIRENZE – Due le missive partite dall'Ufficio di Presidenza della Regione Toscana: una indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri, l'altra, una lettera di diffida, agli amministratori delegati di Rfi, Italferr e Nodavia, rispettivamente le società appaltatrici e appaltanti dei lavori rimasti fermi dopo l'inchiesta della Magistratura. I pm titolari dell'inchiesta hanno svelato i retroscena di quella che dovrebbe essere un'opera strategica al livello locale e nazionale: un sistema di scatole cinesi che aveva come unico scopo incassare più soldi gonfiando i costi, aggirando regole e normative a scapito della salute dei cittadini.

Dirigenti, tecnici ma anche politici sono implicati nella maxi inchiesta che conta 31 indagati. Regione, Provincia e Comune però non vogliono sentir parlare di responsabilità che non siano quelle dei singoli. "Il Comune ha fatto tutti i controlli" ha detto ieri Renzi che ha anche aggiunto: "Quando interviene la Magistratura è bene che la politica resti fuori"; non deve pensarla allo stesso modo Rossi che anzi da un lato scrive al Consiglio dei Ministri per "un incontro urgente" con il Ministro delle infrastrutture e con il Ministro dell'Ambiente, dall'altro chiede il risarcimento danni, causa cantieri fermi, alle ditte appaltatrici e appaltanti.

"Adesso, in seguito all’interruzione dei lavori del nodo fiorentino dell’Alta Velocità devono intervenire le istituzioni" dichiara il presidente della Regione Toscana che rilevando "un quadro molto preoccupante di inadempienze", richiede una "sollecita azione delle istituzioni interessate". "L’obiettivo è di compiere una verifica congiunta dei sistemi di controllo in corso, per valutare le possibili azioni per il loro rafforzamento, al fine di evitare il ripetersi di situazioni perseguibili sotto il profilo giudiziario, che possano comportare danni all’ambiente, pericoli per i cittadini e gli utenti, spreco delle risorse pubbliche, e che rimandino ulteriormente il completamento di un’opera di interesse nazionale e regionale". Il presidente della Regione chiede anche a quello del Consiglio dei ministri una rapida sottoscrizione del rinnovo dell’Accordo procedimentale del 3 marzo 1999, il cui testo sembrava condiviso da tutti i firmatari nel corso della primavera 2012.

Il testo, che è da alcuni mesi alla firma del ministro delle infrastrutture, a giudizio del governatore consentirebbe di rifinanziare e rinnovare l’Osservatorio Ambientale del nodo ferroviario di Firenze, organismo secondo Rossi fondamentale per il monitoraggio del rispetto delle prescrizioni ambientali definite in fase di approvazione dei progetti; secondo Renzi invece che pure riconosce l'errore del suo mancato rinnovo "nulla avrebbe potuto. I nodi dell'inchiesta non erano di sua competenza".

La lettera partita dalla presidenza della Regione è stata inviata per conoscenza anche al presidente della Provincia di Firenze e al sindaco del capoluogo regionale. Infine la questione del risarcimento integrale danni che Rossi intende chiedere a Rfi, Italferr e Nodavia in seguito al sequestro della trivella per i lavori del sottoattraversamento di Firenze per l’alta velocità ferroviaria. Lo farà "se i comportamenti denunciati dalla Procura della Repubblica di Firenze saranno confermati in via giudiziaria".

Questa la motivazione della lettera di diffida agli amministratori delegati delle tre società. "Se il giudizio della Magistratura confermerà le accuse – questo l’assunto della Regione – i danni che deriveranno dal blocco dei lavori risultano imputabili ai tre amministratori delegati, in quanto conseguenza immediata e diretta di negligenza, imprudenza ed imperizia nella direzione e realizzazione dei lavori. La Regione giudica il ritardo nella realizzazione dell’opera in grado di causare danni gravi e irreparabili alla collettività toscana. I danni sono di carattere economico sia per il mancato utilizzo dei lavoratori dell’indotto, ma soprattutto perché pongono la Toscana in posizione marginale rispetto alle altre regioni interessate dall’alta velocità." Insomma ora secondo il presidente toscano ora ci sarebbero le condizioni per imputare alle tre suddette società i danni all'ambiente e alla salute dei cittadini ambientali "per il ritardato sviluppo del trasporto pubblico locale conseguente alla realizzazione dle nodo fiorentino, in particolare nella tratta Firenze – Prato".

I danni all’ambiente deriverebbero poi "anche dalla mancata realizzazione del progetto di riambientalizzazione dell’area mineraria di Cavriglia, che dovrebbe avvenire con le terre e rocce risultanti dallo scavo del tunnel dell’Alta velocità". Quanto all’entità dei danni, la lettera di diffida li quantifica in centinaia di milioni di euro all’anno.

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