La riedizione facsimilare della Universalis Cosmographia

Convegno Internazionale di studi oggi. Domani nuovamente presentata a Palazzo Vecchio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2012 23:35
La riedizione facsimilare della Universalis Cosmographia

Nell'ambito del Convegno Internazionale di studi VIAGGI NEL NOME DI AMERIGO, oggi 21 novembre 2012 è stata presentata ufficialmente, presente una folta platea presente nella Sala Luca Giordano di Palazzo Medici Riccardi a Firenze, la riedizione della Universalis Cosmographia (1507), ad opera del Comitato Amerigo Vespucci a Casa Sua: i primi esemplari sono destinati a nome dell’intera cittadinanza di Firenze al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, al Presidente USA Barack Obama e a tutti i vertici istituzionali dei paesi coinvolti nell'epopea vespucciana.

Una riedizione che ha voluto essere un’operazione sì di memoria, ma anche di indagine, accompagnata tanto da un volume di traduzioni dei testi latini originali, con rinnovato apparato critico, e di saggi analitici di taglio storico-documentario, quanto da un libro-cofanetto contenente i singoli dodici stacchi del grande planisfero cordiforme. Insomma, un’opera di elevato pregio sia esteriore sia contenutistico, che ha preso vita con l’intento di valorizzare e divulgare le gesta di uno dei figli più nobili della Città del Fiore, nato e vissuto in una delle migliori età della storia dell’umanità: il Rinascimento. Uno straordinario risultato raggiunto dal Comitato, con il patrocinio del Comune di Firenze, in collaborazione con la Library of Congress statunitense e la Biblioteca Riccardiana, con il sostegno della Banca Cassa di Risparmio di Firenze, nell'ambito delle celebrazioni vespucciane del 2012, in sinergia con la FirenzeLibri di Massimiliano e Piero Chiari. La riedizione della Universalis Cosmographia del 1507 è così articolata: il facsimile del volume propedeutico alla cosmografia e dei dodici stacchi cartografici componenti il monumentale planisfero a grandezza reale (236 x 132 cm) accompagnato da un volume di traduzione e commento, a sua volta suddiviso in tre parti fondamentali, tre presentazioni (Matteo Renzi, Sindaco di Firenze; Sarah Morrison, Console Generale degli USA a Firenze; Aureliano Benedetti, già Presidente della Banca Cassa di Risparmio di Firenze), un'introduzione (Massimo Ruffilli, Presidente del Comitato) e un breve saggio sul Centro America “vespucciano” (Console Onorario della Repubblica di Honduras in Toscana e Marche, Ileana Colindres). Le tre parte fondamentali del volume di accompagnamento sono:

1) la Cosmographiae Introductio, tradotta in italiano dal latino dell'edizione del 1507 da Davide Baldi; 2) la lettera sui quattro navigazioni, riportata da Mauro Marrani nella versione volgare vespucciana; 3) il saggio di confronto fra planisfero del 1507 e carta marina del 1516, tradotto in italiano dalla versione bilingue anglo-tedesca, pubblicata da Fisher e von Wieser nel 1903, ad opera di Maurizio Maggini. Agli inizi del Cinquecento, nell’antico monastero di Saint-Dié in Lorena, il Ginnasio Vosagense stava preparando una nuova edizione della celebre Geografia di Tolomeo (il geografo del mondo antico) quando pervenne, assieme ad una mappa delle recenti scoperte, una copia della lettera a stampa di Vespucci a Piero Soderini, gonfaloniere di Firenze e antico compagno di scuola di Amerigo, pubblicata nel 1504 e circolata poi in tutta l’Europa.
Nella lettera tradotta in latino (da un'edizione francese) dagli eruditi lorenesi, in questo caso indirizzata al Duca di Lorena (non al Soderini), patrono del cenacolo dei geografi d'Oltralpe, Amerigo riferiva dei suoi quattro viaggi alle terre ove Colombo era giunto nel 1492.

Questo perché all’epoca la lettera era la più completa e aggiornata relazione sul nuovo mondo, sulla sua geografia, sulla flora e la fauna, sulle popolazioni e i loro usi e costumi. Gli accademici vosagensi, che già conoscevano l’altro scritto in latino di Vespucci, il Mundus Novus, decisero quindi di pubblicare detta lettera, allegandola ad un'introduzione alla geografia del mondo concretizzatasi in un libro di piccolo formato, ma esauriente. Nacque così la Cosmographiae Introductio, nel cui ultimo capitolo si propose di denominare il nuovo mondo «America», da Amerigo che l’aveva “scoperta” culturalmente: aveva visto e aveva compreso appieno che quelle terre erano una nuova realtà continentale, lo aveva scritto e lo aveva fatto sapere all’Europa intera. Al tempo stesso Martin Waldseemüller, insigne cartografo dell’accademia, disegnò una grande carta delle nuove terre, un monumentale planisfero, dove il nuovo mondo comparve per la prima volta nella sua interezza, ovviamente con un profilo ancora approssimato e parziale, come entità geografica a se stante, distante e distinta dai tre continenti del vecchio mondo, circondata dagli oceani su ambo i versanti. La pubblicazione del 1507 si compone di tre parti distinte: 1) il libro, con la Cosmographiae Introductio e le Quatuor Navigationes; 2) il planisfero cordiforme in dodici stacchi; 3) il planisfero a “spicchi”, atto ad essere ritagliato e incollato su un globo in legno. Dunque una formula editoriale innovativa e moderna per l’epoca. L'opera nella sua interezza può essere considerata la più importante nella storia della cartografia.

Segna il passaggio dal vecchio mondo tripartito a quello dei continenti: i due ritratti che compaiono nel planisfero, quello di Tolomeo e quello di Vespucci, stanno proprio a significare il trapasso dalla geografia antica a quella moderna. In particolare, il planisfero risulta essere un monumento cartografico tout court e, al tempo stesso, monumento ad Amerigo Vespucci. Tutto nella carta ci riporta al navigatore fiorentino

- il ritratto di Amerigo Vespucci, di mano di Albrecht Dürer o della scuola; - la vespa ritratta al fianco del cosmografo navigatore, quale diretto riferimento lessicale e araldico; - il titolo stesso del planisfero, riportato nella cornice inferiore («Cosmografia universale secondo la tradizione tolemaica e secondo i viaggi di Amerigo Vespucci e di altri»); - il nome «America», che compare per la prima volta in carta, in caratteri capitali, prossimo sulla linea del Tropico del Capricorno, un nome che ha fatto una lunga strada, da Firenze, da Borgo Ognissanti, fino al cuore del Brasile; - il palese riferimento, nei vari cartigli xilografici, ad Amerigo Vespucci, oltre ad una menzione, anche se limitata, a Cristoforo Colombo, ammiraglio genovese (d'altra parte è un documento celebrativo della geografia e dei suoi più insigni rappresentanti e non dell'arte nautica e dei pur grandi navigatori!).
Proprio accanto al toponimo «America», inconfutabilmente vespucciano, compare un'altra sua firma toponomastica, seppur indiretta, ossia la Baia di Tutti i Santi («Abbatia Omnium Sanctorum», in portoghese “Bahia di todos os Santos”), dove oggi sorge la grande città brasiliana di Salvador Bahia; il nome, infatti, le fu attribuito dallo stesso Vespucci perché la località fu quando vi fece il suo ingresso: era il 1 novembre 1501 e, oltre alla festività di Tutti i Santi, volle far diretto richiamo alla sua parrocchia fiorentina di San Salvatore in Ognissanti. La chiesa di Borgognissanti, inoltre, fu destinataria di due affreschi di Botticelli e Ghirlandaio, Sant'Agostino e San Girolamo, e un palese riferimento lo possiamo trovare anche in altri due toponimi in terra brasiliana: «Rio S.

Augustini» e «Rio S. Jehronimi» (per di più nome del fratello di Amerigo). Del planisfero di Martin Waldseemüller e dell'annessa introduzione alla cosmografia, nonostante se ne auspicasse la sopravvivenza di almeno un esemplare completo, si erano perse le tracce per secoli; l'unico che fino ad oggi sia stato recuperato integro fu rinvenuto soltanto nel 1901 dal padre gesuita Joseph Fischer, docente di storia e geografia, in una stanza seminascosta, tra un mucchio di carte dimenticate e non catalogate, della biblioteca del castello del principe di Waldburg-Wolfegg, nel Württemberg; circostanza nella quale fu rinvenuta anche la celebre carta marina del 1516, sempre dello stesso Waldseemüller. Il prof.

Joseph Fischer, insieme al prof. Franz von Wieser, esaminò e commentò questi due lavori nel già citato saggio bilingue anglo-tedesco, pubblicato solo due anni dopo il rinvenimento, riproposto oggi, per la prima volta, in lingua italiana, insieme alle importantissime tavole sinottiche che pongono a confronto i toponimi presenti nei continenti africano e americano sulle carte del primo Cinquecento (oltre a quelle del Waldseemüller – 1506, 1513 e 1516 – sono passate in rassegna le carte di Cantino del 1502, Canerio del 1504, King-Hamy del 1504 e Ruysch del 1508). Questa riedizione facsimilare della Cosmographia Universalis ha un'importanza determinante nella storia della cartografia e nella critica vespucciana.

Riteniamo che gli studiosi di Amerigo Vespucci e della geografia storica in senso lato non possano prescindere da questa pubblicazione, cardine della moderna rappresentazione dell'orbe terracqueo.

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