Liberalizzazioni, cambiano le regole per aprire nuovi bar, ristoranti e pub

n consiglio comunale le modifiche al Piano della somministrazione. Nardella: "Un 'modello Firenze' con nuove norme per uno sviluppo equilibrato, no alle proliferazioni"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 marzo 2012 17:38
Liberalizzazioni, cambiano le regole per aprire nuovi bar, ristoranti e pub

Approda oggi al voto del consiglio comunale la delibera che modifica alcune parti del Piano di somministrazione del Comune, adeguando anche il centro storico di Firenze alle nuove norme sulle liberalizzazioni varate dal governo Monti con la legge ‘Salva Italia’. Quindi su tutto il territorio comunale, compresa la cosiddetta area Unesco (cerchia dei viali più l’Oltrarno) via libera all’apertura di nuovi locali pubblici come bar, ristoranti, pub etc., ma con regole ben precise da rispettare, che hanno l’obiettivo di limitare l’impatto sul contesto e garantire uno sviluppo equilibrato e rispettoso del territorio, scongiurando una proliferazione eccessiva e disordinata.

Le principali novità per i locali di nuova apertura prevedono l’aumento dal 40 al 60% della superficie destinata ad accogliere la clientela (dalle simulazioni, almeno 40 mq); l’aumento dell’area destinata a magazzino; una zona (anche minima) per lo stoccaggio dei rifiuti; vietano la pubblicità di ‘offerte promozionali’ per gli alcolici; limitano l’occupazione del suolo pubblico destinata ai dehors esterni, che per i nuovi esercizi pubblici non potrà superare il 50% dello spazio interno.

Inoltre, viene vietata la somministrazione congiunta con altre attività (solo in centro) e viene istituito un Osservatorio ad hoc per monitorare la situazione. Come ha spiegato il vicesindaco Dario Nardella, negli ultimi tre anni e mezzo l’apertura di nuovi locali pubblici nel centro storico era stata bloccata con una moratoria, già scaduta e prorogata “che non aveva più ragion d’essere sia perché era inadeguata al nuovo contesto normativo, sia perché nel tempo aveva portato ad una situazione di rendita (basta pensare che era necessario un surplus fino a 300mila euro per acquistare un‘attività in centro).

D’altro canto, per noi era anche assolutamente doveroso evitare la proliferazione di locali, magari con un effetto ‘movida’: da qui l’individuazione di queste nuove regole, con quello che abbiamo definito il ‘modello Firenze’, che permetteranno uno sviluppo governato ed equilibrato dei locali nel centro storico, alle quali si aggiungeranno poi le nuove misure previste dal regolamento edilizio”. Ad oggi, nell’area Unesco si trovano 765 locali pubblici; 930 sono invece quelli nel resto della città. Nello specifico, ecco quanto prevede la delibera con le modifiche al piano della somministrazione.

Si prevede di aumentare la percentuale dell’unità immobiliare da destinare a magazzino (7%) per una gestione degli approvvigionamenti che riduca l’impatto in termini di traffico (nella versione precedente l’area di magazzinaggio era almeno pari al 5% della superficie destinata alla produzione, trasformazione, conservazione degli alimenti). Si prevede una percentuale minima (almeno il 3% dell’unità immobiliare) anche per gli esercizi di superficie inferiore ai 250 mq destinata allo stoccaggio dei rifiuti, in modo da limitare l’impatto sull’esterno dell’attività.

Si prevede di modificare le regole sull’assetto dell’unità immobiliare (art.15), con l’introduzione di una percentuale maggiore nel rapporto fra superficie destinata alla somministrazione e la superficie totale dell’unità immobiliare individuando nel 60% (nella versione precedente era il 40%) la quota minima di superficie che nelle nuove attività di somministrazione deve essere disponibile per la clientela, con la finalità di ottenere all’interno del locale spazi sufficientemente ampi per accogliere la clientela in modo che la stessa non si riversi all’esterno. Si introducono alcuni requisiti sia strutturali che d’esercizio, il cui rispetto deve essere dichiarato qualora l’attività di somministrazione si estenda nelle pertinenze dell’unità immobiliare (i dehors).

Tali requisiti condizionano lo svolgimento dell’attività al rispetto dei requisiti igienico sanitari, da dichiarare con apposita valutazione nell’ambito della notifica igiene degli alimenti, alla presentazione di specifica valutazione previsionale di impatto acustico qualora l’attività di somministrazione all’ esterno si protragga oltre le 22, ribadendo ed estendendo anche alle pertinenze private, quanto già previsto nel Piano comunale per le occupazioni di suolo pubblico per ristoro all’aperto; ed infine prevedendo, per i nuovi insediamenti e per i trasferimenti di attività già esistenti, che la superficie dello spazio esterno su suolo pubblico, non possa essere superiore al 50% della superficie dell’unità immobiliare destinata alla somministrazione, per evitare l’eccessivo impatto delle attività sull’esterno in termini di disturbo alla residenza e di sottrazione alla collettività di crescenti porzioni di suolo pubblico.

Notizie correlate
In evidenza