TAV, il debito pubblico come le terre di scavo, si getta fango sul futuro?

Idra ospita la Val di Susa. Clerico:"Grazie a voi abbiamo scoperto cosa ci sarebbe capitato". Il peso economico dell'opera e le ricadute sul territorio. Costa troppo analizzare le terre di scavo? Il 7 ottobre l'incontro con l'Osservatorio

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
03 ottobre 2011 14:57
TAV, il debito pubblico come le terre di scavo, si getta fango sul futuro?

L'Associazione Idra conta con trepidazione le ore che separano dall'incontro con l'Osservatorio presieduto dall'ingegner Parenti, occasione fino ad ora più volte mancata e preclusa, che potrebbe chiarire vari aspetti del nodo fiorentino ancora nebulosi. Girolamo Dell'Olio, il professore alla guida di Idra che da anni segue con meticolosa premura l'evolversi della progettazione ha fatto il punto della situazione alla libreria Feltrinelli di Firenze, incastonata nel Palazzo della Regione Toscana.

"Matteo Renzi ci ha raccontato una bella storia - ha spiegato Dell'Olio - quella di un sindaco che lotta contro i giganti per tutelare i cittadini. All'inizio del suo mandato ha fatto guerra alla TAV definendola un'opera inutile da contrastare con ogni mezzo amministrativo disponibile; invitava i vertici di FS e lo Stato ad occuparsi di altro perché la crisi stava stritolando tutti ed i soldi in ballo potevano essere indirizzati verso la Scuola pubblica". Poi in realtà il 3 agosto l'incontro e la firma sulla partenza dei lavori ha visto prevalere un aspetto già noto nel territorio del Mugello: "I sindaci si sono prostrati alla volontà degli imprenditori ed hanno accettato le 'compensazioni' rinunciando ai diritti". Marina Clerico, docente di Ingegneria del territorio del Politecnico di Torino ed assessore alla Programmazione della Comunità Montana della Val di Susa, ha ringraziato Idra "perché grazie a voi abbiamo potuto capire preventivamente quel che ci sarebbe accaduto".

"I sindaci credono di aver fatto un buon accordo ottenendo parcheggi, campi sportivi, opere urbanistiche, ma così facendo hanno perso l'unità" I costi dell'opera, la ricaduta degli stessi sul debito pubblico nazionale, rischiano di surclassare quello che fino ad oggi è stato il pericolo più grande: il danno ambientale. Dietro ai relatori scorre il videoclip di un gruppo di ragazzi del Mugello, chitarre ed una voce, quella di Francesco Fuligni, che all'interno di un fiume prosciugato improvvisano un pic nic. Un video di protesta e denuncia ideato dal regista Iacopo Landi nel linguaggio tipico dei giovani, la musica.

Ma si tratta di giovani sulle cui spalle grava un debito che difficilmente potranno ripagare. A chiarire meglio l'aspetto economico è l'intervento telefonico di Marco Ponti, membro del Siet, Società degli economisti dei trasporti: "Stiamo parlando di un'opera che non ci offre nulla sotto l'aspetto occupazionale, poiché si tratta di una serie di interventi delegate in minima parte alle risorse umane, molto è lasciato alle macchine". Monna Lisa (la Talpa rinominata così per una bislacca quanto incomprensibile, 'operazione simpatia', ndr) ruba posti di lavoro al settore già in crisi e che vedrebbe decurtato ulteriormente il numero della mano d'opera e la durata dell'incarico trattandosi, come spiega il docente di economia "di un lavoro a tempo determinato". "Sarebbe stato auspicabile invece - spiega - puntare sulla manutenzione del ramo di trasporto regionale su ferro, oppure dedicarsi ad infrastrutture come le semplici strade di scorrimento perché valgono il 70% della mobilità nazionale.

Certo se si fosse potuto effettuare il trasporto merci.." "Sapevano tutti e molto bene che la TAV non avrebbe giovato al trasporto merci - intervengono Dell'Olio e Clerico - perché non esiste un treno strutturato per tale scopo capace di attraversare una linea dedicata all'alta velocità che raggiunge i 250-300 km/h. Poteva essere un modo per ammortizzare i costi di gestione, ma così non sarà. In Francia, a pochi km da noi lo hanno capito ed infatti esistono due linee di trasporto distinte per merci e passeggeri.

Avremmo dovuto e potuto evitare la Variante di Valico - chiosa Dell'Olio - nei sogni di gloria della TAV" Dai sogni ai bisogni. Il bisogno di fare i conti e capire che i 9 anni di cantieri previsti nel 1999, diventano adesso meno di 4 nelle dichiarazioni del patron di Ferrovie, Moretti. Capire che i miliardi investiti saranno garantiti da uno Stato "che non offre garanzie neppure per necessità minori, come i servizi sociali o al territorio" come spiega Clerico, assessore a costo zero di una Comunità Montana senza fondi. Con il paradosso finale che riguarda le fantomatiche terre di scavo (dove fantomatico è il quadro che le contiene, a patto che almeno il quadro d'insieme le voglia contenere) la cui pericolosità è in corso di valutazione in Piemonte come in Toscana.

"Analizzarle a valle è inutile, dopo che sono state asportate caricate su un treno e spedite. Occorrerebbe valutarne l'impatto sull'ambiente a monte, direttamente nel sito di Campo di Marte o di Rifredi - spiega Dell'Olio - e l'Arpat su questo è preoccupatissima". Perché non è previsto un controllo di tale natura? "Perché costerebbe troppo" esclama Clerico. "Sciatteria" conclude il leader di Idra. "Per un'opera così occorrerebbe maggiore professionalità e lungimiranza, che certo non possono arrivarci da imprenditori come Della Valle o Montezemolo, che si propongono come un nuovo modo di fare impresa, ma che in realtà sono direttamente interessati nei profitti che potrebbero derivargli proprio dalla TAV in un contesto di trasporti pubblici che impone alla collettività di usare risorse obbligate per gli spostamenti".

Il nuovo che avanza... come le terre di scavo. di Antonio Lenoci

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