La pedonalizzazione ha causato la chiusura della Libreria Martelli?

Lo scorso 17 settembre la storica 'Libreria Martelli' (ex Marzocco) ha chiuso i battenti, ufficialmente per lavori di ristrutturazione. Il Gruppo Edison lamenta le perdite economiche dovute alla pedonalizzazione. La soluzione di Spini

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 settembre 2011 13:37
La pedonalizzazione ha causato la chiusura della Libreria Martelli?

Ricordiamo che è possibile commentare la notizia: crisi economica, speculazione edilizia o ci sono altri problemi? Lo scorso 17 settembre la storica 'Libreria Martelli' (ex Marzocco) ha chiuso i battenti, ufficialmente per lavori di ristrutturazione. Sulla vicenda, l'assessore provinciale al Lavoro Elisa Simoni ha risposto in Consiglio a una domanda d'attualità del gruppo di Rifondazione comunista. Effettivamente la proprietà (Gruppo Edison) era disponibile ad investire per ristrutturare i locali ma a condizione che l’affitto degli stessi non divenisse più alto.

Questa invece, è stata la decisione dei proprietari dell’immobile. Il Gruppo Edison allora, ha deciso di chiudere il negozio presso cui sono occupati 18 dipendenti. Sono in corso trattative fra le parti per collocare alcune unità presso la libreria Edison di Piazza della Repubblica. Gli altri lavoratori verranno posti in cassa integrazione straordinaria. Il Gruppo Edison che non aveva pagato gli ultimi due mesi di affitto, cita come motivo della scelta anche la pedonalizzazione del Duomo e della stessa Via Martelli.

Si sarebbe registrato infatti, un sensibile calo delle vendite solo in parte recuperato dalla vendita straordinaria posta in essere dal luglio scorso con sconti crescenti sui volumi. Altro aspetto non meno rilevante, la possibilità di togliere il vincolo alla destinazione d’uso dei negozi con valenza culturale previsto dalla manovra economica. L’Unità di crisi della Provincia di Firenze non è stata coinvolta nella vertenza. "La Martelli è di fatto vittima di operazioni speculative - ha commentato il capogruppo di Rifondazione Andrea Calò - Anche la Giunta Renzi si è mossa.

Anche la Provincia di Firenze dovrebbe ritenersi impegnata a contrastare la dismissione della libreria, a difendere il posto di lavoro e questo patrimonio che è un grande centro di diffusione culturale" Il presidente della commissione Affari Istituzionali del Comune di Firenze, richiama al Codice dei Beni Culturali e individua un nuovo riferimento che consentirebbe la tutela della Martelli e non solo Un vincolo etnoantropologico. Ecco quello che potrebbe salvare una libreria come la Martelli, ma anche i negozi storici che caratterizzano Firenze.

Valdo Spini chiama in causa il Governo centrale e nella fattispecie il Ministro per i Beni delle Attività Culturali ricordando “come nel Codice dei Beni Culturali (Art. 2, comma 2 del D. lgs. n. 42/”2004) si individuano come beni culturali “le cose immobili e mobili che…presentano interessi artistico, storico, archeologico, etnoantropologico…quali testimonianze aventi valore di civiltà. Ciò consente di avanzare la proposta che per tali beni sia possibile l’introduzione di una nuova tipologia di “VINCOLO ETNOANTROPOLOGICO” che nasce dalla necessità di salvaguardare alcune attività particolari che caratterizzano alcune realtà produttive o commerciali.

In particolare, le “botteghe storiche”, già censite e “riconosciute”, non sono state fin qui tutelate né dalle prescrizioni urbanistiche, né dai vincoli tradizionali delle Soprintendenze (vincoli storici e/o artistici). La concreta inefficacia di quei provvedimenti spinge a profittare della recente introduzione della tutela dei beni “etnoantropologici” (prima assenti nella storica legislazione del nostro paese) per configurare una nuova tipologia di vincolo che potrebbe essere applicata ai negozi e alle botteghe storiche (con più di 50 anni di ininterrotta e omogenea attività merceologica).” Secondo Spini “la letteratura in merito potrebbe suffragare questa indicazione.

Infatti, numerosi studi di sociologia e di antropologia urbana, da sempre, hanno vigorosamente sostenuto che la riconoscibilità – l’identità – di una “comunità” è funzione della sedimentazione storica di chi ha costruito il territorio e lo ha “strutturato” attraverso il suo lavoro , la sua intelligenza, la sua cultura. Ora non c’è dubbio che una “bottega artigiana”, una “libreria”, un “caffè storico”, costituiscano un patrimonio culturale individuale quale “ bene etnoantropologico” degno di tutela e salvaguardia.

Se condivisa, questa ipotesi andrebbe fatta propria dalle istituzioni, per arrivare sul tavolo del Ministro per i Beni e le Attività culturali. Forse, potrebbe essere sufficiente una Direttiva amministrativa alle Soprintendenze per avviarne l’efficacia”. Spini ha poi annunciato che per approfondire questa tematica, la Fondazione Circolo Rosselli organizzerà un seminario il 25 ottobre con la partecipazione di esperti come i professori Francesco Gurrieri e Giuseppe Morbidelli , rappresentanti delle soprintendenze interessate e della Giunta comunale di Firenze.

Notizie correlate
In evidenza