Natura e verità nella pittura di Enzo Faraoni

Alla Galleria d'arte Moderna di Palazzo Pittori la mostra omaggia uno dei grandi “vecchi” dell'arte toscana del Novecento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 febbraio 2011 18:37
Natura e verità nella pittura di Enzo Faraoni

La Galleria d'Arte, in linea con la sua funzione storica di documentazione della ricerca artistica toscana , propone spesso mostre dedicate ai più importanti artisti del Novecento in Toscana .In questa linea espositiva si colloca anche l'omaggio a Enzo Faraoni, uno degli artisti più significativi del Novecento. La mostra "Natura e verità nella pittura di Enzo Faraoni" propone una buona scelta di opere che testimoniano il percorso artistico del grande pittore e incisore che ebbe come estimatori illustri intellettuali fiorentini, primo tra tutti il poeta Alessandro Parronchi. La mostra che è aperta al pubblico fino al prossimo 30 aprile presenta un percorso espositivo cronologico e tematico per riscoprire e conoscere l'artista, nato a Santo Stefano Magra da genitori toscani e adottato da Firenze, che ha segnato il Novecento pittorico subendo il fascino e l'insegnamento del grande Ottone Rosai.

Sessantaquattro dipinti e dodici disegni nella sala del Fiorino della Galleria d'arte Moderna, dagli esordi degli anni '30 fino a gli ultimi esperimenti del Novembre del 2004 quando una grave malattia agli occhi ha costretto Faraoni ad abbandonare l'attività. “Come pittore ho avuto tanti maestri-ha dichiarato l'artista. Non solo Rosai, ma anche Pietro Parigi e senza conoscerlo anche Viani”. Una lunga carriera artistica quella di Faraoni che adesso è ben esemplata alla mostra di Palazzo Pitti.

Attraverso le immagini che compongono le diverse sezioni del percorso espositivo sono ricostruiti i motivi dominanti dell’arte pittorica e grafica di Faraoni, dagli autoritratti ai soggetti femminili, fino alle nature morte e al fascino per il mondo vegetale. Emerge la figura di un protagonista dell’arte del Novecento che, come suggerisce la curatrice Mirella Branca, “fu a tutti gli effetti toscano, innamorato della grande pittura colta nel suo aspetto espressivo, che fosse antica o moderna, costantemente teso a cogliervi l’aspetto di mistero, nel dato vita-morte”. Le pennellate di Faraoni cambiano nel corso degli anni e cambia la tavolozza che usa sulla tela o sulla tavola a seconda che dipinga ritratti femminili o nature morte e vegetali, tema a cui si dedica con costanza nella sua carriera.

Significativi gli autoritratti che lo accompagnano nel suo percorso artistico seguendo le innovazioni stilistiche del suo pennello. E a proposito degli autoritratti , che sono a nostro parere tra le opere più rilevanti tra quelle esposte, Faraoni ha affermato: ”Nel periodo in cui ho vissuto l'autoritratto per noi artisti è stato un mezzo di identificazione interiore. A Firenze lo sguardo era rivolto lontano e abbiamo molto sofferto di mancanza di riconoscimento”. In qualche modo Faraoni evidenzia un problema reale, quale un riconoscimento critico nazionale che, spesso, è mancato nei confronti dell'ottima qualità degli artisti del Novecento Toscano.

Anche se Faraoni ha avuto, almeno in parte,i suoi riconoscimenti, dalla partecipazione alla Biennale di Venezia nel 1947 alla vittoria del premio “Il Fiorino” nel 1961, passando per mostre importanti e non senza rilevanti interventi critici di Bilenchi,Testori, Parronchi, Luzi e Trombadori. All'interno del percorso espositivo, accompagnato da un buon catalogo edito da Polistampa e curato da Mirella Branca, anche un video che riprende il maestro intervistato qualche anno fa dalla curatrice della mostra, che racconta con grande passione la Firenze culturale del Novecento.

Alessandro Lazzeri

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