Sistema ferroviario a rischio smantellamento?

Oltre a dismissioni di FS, diminuzioni degli organico, trasferimenti di servizi in altre città: una perdita di posti di lavoro, la dispersione di competenze e professionalità, lo smantellamento di strutture in tutta la regione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 luglio 2010 22:53
Sistema ferroviario a rischio smantellamento?

Nei giorni scorsi con una mozione, i consiglieri regionali Carraresi e Del Carlo hanno sollecitano iniziative in merito alle scelte FS che “penalizzano lo sviluppo e l’occupazione nel campo ingegneristico ferroviario a Firenze e nell’intera regione”. “Non dobbiamo dimenticare –ha sottolineato Marco Carraresi- che il Polo ferroviario dell’Osmannoro è previsto in accordi sottoscritti anni fa anche dalla Regione Toscana. Di più: vi sono dei rapporti di tipo “collaborativo/commerciale” fra il Gruppo FS e la Regione, per quanto riguarda in particolare la valorizzazione urbanistica delle ex aree ferroviarie di Firenze Porta a Prato e di Campo Marte finalizzata al “business edilizio”.

Sarebbe assurdo stupefacente, da parte della Regione, far finta di niente in merito alle scelte penalizzanti di Ferrovie”. Nella mozione l’UDC cita la sottoutilizzazione dell’Impianto Manutenzione Corrente del Trasporto Regionale, con un’officina che conta circa solo 200 addetti; la situazione dell’Officina Manutenzione Ciclica Carrozze che ha visto un processo di ristrutturazione infinito che ha fatto sì che i livelli occupazionali siano scesi da quasi mille unità degli anni 90 ai circa 200 addetti di oggi.

Ancora: la previsione del Nuovo Centro di Dinamica Sperimentale, centro di eccellenza per quanto riguarda la ricerca, la sperimentazione e l’ingegneria del materiale rotabile e delle nuove tecnologie collegate al settore ferroviario a livello nazionale, che vede scarsa chiarezza nelle strategie dell’azienda; o la situazione della Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie (A.N.S.F.) che prevedeva la presenza di circa 300 addetti, ma che utilizza solo 70 persone di cui circa 50 a Firenze e gli altri a Roma.

“Una struttura –ha ribadito Carraresi- importantissima, anche alla luce degli ultimi gravissimi incidenti ferroviari, che rendono necessario e urgente un suo rapido potenziamento”. Nebuloso anche il futuro della struttura dell’Ingegneria Ferroviaria di Viale Spartaco Lavagnini che “continua ad essere l’unica sede di Trenitalia in Italia nella quale risiedono le competenze tecniche ed ingegneristiche che riguardano la manutenzione ciclica e corrente nonché le conoscenze della sperimentazione e della ricerca dell’intero parco rotabili ferroviario nazionale e dove sono occupati attualmente circa 500 lavoratori in gran parte ingegneri e periti industriali”.

Il palazzone alla Fortezza sta per essere abbandonato. La proprietà, la Baldassini Tognozzi Pontello di Fusi, ha dato lo sfratto alle Ferrovie, inviando l'ente a trasferirsi in un edificio industriale all'Osmannoro, anch'esso di proprietà della BTP. Ma il "capannone" proposto ha una volumetri dimezzata rispetto agli spazi attuali. Cosa che fa temere i lavoratori dell’Ingegneria Ferroviaria che l'intenzione malcelata dalla direzione generale sia quella di cogliere l'occasione per smantellare l'unità operativa.

Tanto più che non sarebbe nemmeno facile gestire i flussi di traffico quotidiano generati dai 500 dipendenti in direzione dell'Osmannoro, atteso che i treni arrivano anche lì, ma non per il trasporto passeggeri. Il paradosso è che è stata proprio FS a dismettere alcuni anni fa la proprietà dell'immobile di viale Lavagnini, cedendolo a Deutsche Bank Italia, che poco dopo ha rivenduto a BTP con profitto. E ore l'impresa edile toscana, noncurante degli interessi collettivi, mira a realizzare davanti ai giardini della Fortezza da Basso, l'ennesimo mega albergo cinque stelle. Infine la recente decisione della società “Trenitalia Cargo”, del gruppo FS, che cura il trasporto merci su rotaia, che ad aprile ha annunciato di non attuare più il traffico diffuso, che rappresenta solo il 20% del trasporto totale, e di concentrare gli sforzi organizzativi solo nella formazione ed effettuazione di treni completi.

Scelte che provocheranno la scomparsa degli scali merci su ferro in Toscana, con gravissime ripercussioni sul mercato del lavoro e sull’economia regionale e nazionale per la disattivazione delle infrastrutture industriali esistenti e per il sovraccarico che si determina sulla viabilità ordinaria. N. Nov.

Notizie correlate
In evidenza