Lo strabismo del Dragone di Luca Pozzi e il gruppo Studio++

Nella carenza di spazi espositivi dedicati all’arte contemporanea il Museo Marino Marini si pone come luogo privilegiato per far conoscere i giovani artisti che operano a Firenze.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 gennaio 2010 16:02
Lo strabismo del Dragone di Luca Pozzi e il gruppo Studio++

Doppia inaugurazione al Museo Marino Marini che ospita due iniziative volte ad evidenziare la qualità delle ricerca di alcuni giovani artisti. La cripta del museo ospita A.E.W.O.M. (Le strabisme du Dragon), terza fase del progetto di ricerca realizzato da Luca Pozzi, a cura di Alberto Salvadori e in collaborazione con Valerio Borgonuovo, mentre all’esterno è esposta l’installazione “Senza titolo” del gruppo Studio ++. La mostra A.E.W.O.M si pone come test sperimentale per un “diagramma” visivo complesso, costituito da una stretta rete di corrispondenze riscontrate tra differenti discipline: Storia dell’arte, Fisica Teorica, Teologia e Arti Marziali, convergenti in un unico atto all’interno di un antico sito di origine paleocristiana nel cuore della città simbolo del Rinascimento italiano. Il progetto visualizza l’area di incrocio tra un Drago (figura mitologica simbolo dell’unione degli elementi), il cui sguardo rivolto in differenti direzioni è qui effetto di uno strabismo apparentemente contraddittorio, e l’Aleph Experiment, il programma di ricerca in fisica del CERN/Centro Europeo per la Ricerca Nucleare di Ginevra, volto a osservare il risultato sistematico di innumerevoli collisioni ad alta energia di particelle subatomiche di carica opposta.

Da questo riferimento prende spunto l’acronimo iniziale del titolo della mostra, letteralmente Aleph Experiment Without Mass. Una mostra sperimentale che attraverso la visualizzazione immaginifica delle interazioni gravitazionali tenta innanzitutto di fare esperire un campo basico pressoché simmetrico; un campo potenziale che esiste prima della massa; ma anche un campo che, possedendo continue fluttuazioni quantistiche, è metastabile. Un campo che qualcuno chiama “vuoto”. Una mostra sperimentale, e anche un po' criptica quella del Museo Marini che comunque ha il merito di aprirsi alla ricerca artistica contemporanea, in un momento di scarsa attenzione delle istituzioni pubbliche, e mentre emergono a Firenze nuove gallerie private aperte all’arte d’oggi. In contemporanea il Museo presenta Display una rassegna, a cura di Alberto Salvadori, che ogni quattro mesi presenterà un progetto realizzato da giovani artisti.

Il primo appuntamento è con il gruppo Studio++ che espone “Senza titolo”, un’installazione di due metri, una metafora del rapporto tra vita e morte, una sorta di colonna dove, in alto, un acquario con dentro un pesce rosso, si contrappone a un vaso colmo di terra, con in mezzo un germoglio. Lentamente gocce d’acqua cadono dall’acquario verso il vaso, togliendo metaforicamente vita al pesce e donandola al germoglio.

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