Amici della Musica: concerto del pianista Grigory Sokolov

Lunedì 11 marzo 2024 al Teatro del Maggio (ore 20) in Sala Mehta

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 marzo 2024 15:26
Amici della Musica: concerto del pianista Grigory Sokolov

Firenze, 7 marzo 2024 - Lunedì 11 marzo alle ore 20 - in Sala Zubin Mehta - torna, a un anno di distanza dalla sua ultima esibizione, il pianista Grigory Sokolov per un concerto in coproduzione tra Teatro del Maggio Musicale Fiorentino e Amici della Musica di Firenze. In cartellone l'esecuzione dei Quattro duetti, BWV 802-805 e della Partita n.2 in do minore, BWV 826 di Johann Sebastian Bach, per proseguire attraverso il repertorio romantico con le Mazurche op.

30 e op.50 di Frédéric Chopin. Chiudono il concerto le Scene della foresta (Waldszenen) Op. 82 di Robert Schumann.

Grigory Sokolov, che al Maggio ha debuttato nella primavera del 2015, ha esordito nelle stagioni degli Amici della Musica nel 1969 e iniziato a suonare il pianoforte all'età di cinque anni; due anni dopo, ha iniziato gli studi con Liya Zelikhman presso la “Central Special School” del Conservatorio di Leningrado. Ha continuato a ricevere lezioni da Moisey Khalfin al Conservatorio e ha tenuto il suo recital di debutto nella sua città natale nel 1962.

Il talento di Sokolov è stato riconosciuto nel 1966 quando a 16 anni è diventato il musicista più giovane a ricevere la medaglia d'oro all' “International Tchaikovsky Competition” a Mosca. Si è esibito a lungo come solista in concerto con orchestre di altissimo livello, collaborando tra gli altri con la New York Philharmonic, la Royal Concertgebouw Orchestra di Amsterdam, la Philharmonia London, la Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks e la Filarmonica di Monaco, prima di decidere di concentrarsi esclusivamente sull'esecuzione solistica.

Il concerto:

Johann Sebastian Bach

"Vier Duette" BWV 802-805; Partita n. 2 in do minore BWV 826

Negli anni di Lipsia, oltre agli impegni musicali come Cantor della Chiesa di San Tommaso, Johann Sebastian Bach si dedicò anche alla composizione di brani per tastiera che furono pubblicati nella raccolta quadripartita intitolata Clavier-Übung. Tra le numerose pagine spiccano le Sei Partite per clavicembalo, già pubblicate separatamente in anni precedenti e poi raccolte nella prima parte della Clavier-Übung data alla stampe nel 1731. All’epoca di Bach il termine ‘partita’ era sinonimo di suite e indicava una sequenza di danze introdotte da un brano di carattere improvvisativo che poteva assumere indifferentemente il nome di preludio, sinfonia, ouverture, fantasia, toccata.

Seguivano poi quattro danze canoniche (Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga) e altre due danze, inserite tra la Sarabanda e la Giga, che potevano variare di volta in volta. La Partita n. 2 in do minore BWV 826 rappresenta tuttavia un’eccezione alla regola poiché costa di sei parti anziché sette e prevede due brani finali estranei alla tradizione della suite: un Rondeau dopo la Sarabanda e un Capriccio elaborato contrappuntisticamente al posto della consueta Giga. Anche l’inizio non è proprio tradizionale, si tratta infatti di una sinfonia che vede tre movimenti collegati (Grave, Andante e un fugato a due voci ) che rimandano agli stili nazionali francese, italiano e tedesco.

I Duetti per clavicembalo BWV 802-805 furono invece pubblicati nel 1739 nella terza parte della Clavier-Übungtotalmente dedicata a brani per organo come Preludi, Corali e Fughe. La ragione per cui Bach scelse di concludere la monumentale raccolta organistica con quattro brani per clavicembalo resta ancora un mistero. I Duetti ricalcano il modello delle Invenzioni a due voci e, mentre il primo e il terzo si distinguono per il carattere estemporaneo, il secondo e il quarto sono sono scritti in contrappunto nella forma della fuga. Nell’insieme si presentano quindi come una coppia di preludio e fuga ma con tonalità sempre diverse.

Frédéric Chopin

Mazurkas op. 30; Mazurkas op. 50

Chopin compose la sua prima mazurka quando aveva poco più di dieci anni e l’ultima, rimasta allo stato di abbozzo, pochi giorni prima di morire. La mazurka per pianoforte è ispirata a una danza polacca di origini popolari del Cinquecento assurta nei secoli successivi al rango di danza di corte e poi di sala. Tempo ternario, andamento moderato e accento principale spostato sul tempo debole della battuta sono i suoi tratti distintivi. Chopin nutrì una particolare predilezione per questa danza componendo ben cinquantanove mazurke nell’arco della sua parabola creativa.

Rispetto alla polacca, altra danza amatissima dall’autore, la mazurka è una composizione più semplice e di piccole dimensioni. Destinata all’ambiente raccolto del salotto piuttosto che alla sala da concerto, si fa depositaria della rievocazione affettuosa di ricordi lontani in una dimensione intimistica lontana dalla retorica delle composizioni più ambiziose. Le quattro Mazurche dell’op. 30, composte tra il 1836 e il 1837, offrono un esempio della varietà di immagini e sentimenti che si riscontrano nel corpus delle Mazurke: dallo struggente melos della prima al richiamo esplicito alla danza nella seconda e nella terza, fino al malinconico languore della quarta.

Le tre mazurke op. 50, furono realizzate invece tra il 1841 e il 1842 e presentano i tratti stilistici dell’ultimo periodo di Chopin. La forma si amplia e il lessico si arricchisce di armonie sempre più varie e asimmetrie ritmiche, soprattutto nell’ultima mazurka, in do diesis minore, pagina di enigmatica bellezza.

Robert Schumann

Waldszenen (Scene della foresta) op. 82

Robert Schumann realizzò il ciclo pianistico Waldszenen (Scene della foresta) op. 82 nel giro di pochi giorni tra la fine del 1848 e l’inizio del 1849. I nove brevi brani della raccolta sono ispirati al mondo della natura di cui Schumann si fa libero interprete mescolando immagini irrazionali e poetiche. Suoni, voci, suggestioni di una foresta dall’aspetto ambivalente, rassicurante e minacciosa al tempo stesso, prendono forma brano dopo brano. Dopo l’ingresso tranquillo e ovattato nel magico mondo silvestre, ecco alternarsi figure contrapposte: il Paesaggio gioioso e il Luogo maledetto, descritto dall’incedere grave e carico di sinistri presagi; la Canzone di caccia, robusta e decisa e il Cacciatore in agguato contraddistinto invece da ritmo incalzante e aggressivo; i Fiori solitari dalla melodia aggraziata e quasi sussurrata e il canto misterioso dell’Uccello profeta nel suo trascolorare da un arpeggio all’altro; fino alla chiusura affidata alla nostalgica melodia di Addio che chiude il viaggio immaginario nella foresta.

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