Cinema: la seconda edizione del festival “Lo schermo dell’arte”

Al cinema Odeon di Firenze, dal 23 al 26 novembre si terrà la seconda edizione del film-festival indipendente “Lo schermo dell'arte”, rassegna cinematografica internazionale dedicata all’arte contemporanea, a cura di Silvia Lucchesi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
09 ottobre 2009 14:22
Cinema: la seconda edizione del festival “Lo schermo dell’arte”

Dopo il grande successo di pubblico della passata edizione con più di 2000 spettatori in soli tre giorni, torna dal 23 al 26 novembre 2009 nel magnifico Cinema Odeon, a Firenze, il film festival “Lo schermo dell’arte”, programma internazionale di film dedicati all’arte contemporanea, dall’architettura alla fotografia, dalle arti visive a quelle performative, dalla street art al dibattito sulle relazioni dell’arte con il mercato. I film vengono proiettati in versione originale con sottotitoli in italiano e provengono da produzioni indipendenti, istituzioni culturali e distributori cinematografici nazionali e internazionali. Per la prima volta quest’anno, “Lo schermo dell'arte” apre il proprio programma ai film realizzati da artisti che hanno scelto il cinema come mezzo d’espressione.

Saranno in programma due recenti opere del canadese Mark Lewis e del cileno Alfredo Jaar, che vanno così ad arricchire la tradizionale sezione di documentari dedicati ai maggiori protagonisti dell’arte del nostro tempo. Entrambi gli artisti saranno a Firenze a presentare i loro film e terranno due lectures aperte al pubblico. ”Back Story” di Mark Lewis (2009, 39’) racconta i segreti di Hollywood attraverso gli aneddoti e i ricordi degli Hansard, membri di una celebre famiglia di tecnici esperti nelle “rear projections” (retroproiezioni).

Mark Lewis (1958), che insegna alla Central Saint Martins College of Art di Londra, è oggi considerato uno degli artisti più importanti che lavorano con il cinema ed è il protagonista del Padiglione Canada della Biennale di Venezia 2009. “Le ceneri di Pasolini” di Alfredo Jaar (2009, 37’) è un omaggio a Pier Paolo Pasolini. Le parole del grande scrittore e regista italiano, tratte da alcune rare interviste, appaiono tragicamente profetiche sulla realtà contemporanea sociale e politica del nostro paese.

Il film dell’artista cileno, opera fortemente politica come del resto è tutto il suo lavoro, diventa così una lucida e spietata lettura dell’Italia consumata dalla società dello spettacolo. Jaar è autore di una delle mostre italiane più acclamate del 2008 tenutasi all'Hangar Bicocca e allo Spazio Oberdan di Milano. Il film è stato presentato in anteprima nel The Fear Society - Pabellón de la Urgencia all'Arsenale Novissimo, nell’ambito della Biennale veneziana 2009. Tra i documentari, molte sono le anteprime italiane. “The Great Contemporary Art Bubble” (GB 2009) del regista e critico d’arte Ben Lewis, conosciuto per la sua irriverente e ironica serie di film televisivi “Art Safari”, racconta cosa c’è dietro il mercato dell’arte contemporanea che ha visto un crescendo inarrestabile fino all’apice del settembre 2008 con la celebre asta Sotheby’s delle opere di Damien Hirst che raggiunsero un totale di vendite di oltre 111 milioni di sterline.

A causa della crisi economica mondiale, oggi i prezzi sono calati quasi del 50%. Nel suo appassionante viaggio, Lewis visita case d’asta, fiere, gallerie e tanti collezionisti miliardari in giro per il mondo, scoprendo pratiche inusuali del mercato, speculazioni e segreti. “Picasso & Braque Go to the Movie” (USA 2008) è un film co-prodotto e narrato da Martin Scorsese che indaga su come il cinema abbia influenzato l’opera dei due maestri del Cubismo. Firmato da Arne Glimcher, curatore di una delle gallerie più famose del mondo, la Pace Wildenstein di New York, il film utilizza straordinari spezzoni di film dell’epoca del muto, brani tratti dal pioniere del cinema Georges Meliès o rari documenti sulla rivoluzionaria danza dei veli di Loie Fuller assemblati insieme alle interviste di personaggi celebri dell’arte contemporanea quali Julian Schnabel, Lucas Samaras, Chuck Close, Robert Rauschenberg che esprimono personali punti di vista sull’argomento. “Bending Space Georges Rousse and the Durham Project” (USA 2007) di Penelope Maunsell and Kenny Dalsheimer racconta la vita del celebre fotografo francese che ha lavorato anche con la scultura e la pittura, intervenendo in luoghi abbandonati o destinati alla demolizione e costruendo opere effimere e uniche che saranno preservate solo attraverso le sue fotografie.

Il film offre l’occasione di seguire l’artista rivelando il processo della creazione delle sue straordinarie fotografie contraddistinte dalla ricerca illusionistica della forma del colore ed è presentato in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea L. Pecci di Prato, dove George Rousse terrà una lecture il 27 novembre alle ore 18.00 “Cindy Sherman” è un film di Sabine Willkop (Germania 2007) che narra la vita di un’artista tra le più conosciute e quotate nel panorama della creazione contemporanea.

Fin dalle sue prime opere degli anni Settanta, Cindy si serve della propria persona come modella, producendo serie tematiche di fotografie di grandi dimensioni. Serie dopo serie, sono centinaia i personaggi che inventa, di volta in volta proponendo immagini emblematiche, talvolta anche brutali, che alludono agli stereotipi culturali e sociali del nostro tempo. Il film narra la sua vicenda artistica utilizzando rari materiali di archivio nei quali la stessa Sherman racconta le ragioni del suo fare.

Il film è presentato in collaborazione con CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina-Fondazione Palazzo Strozzi di Firenze, che nei giorni della rassegna espone opere della più recente serie di lavori dell’artista newyorchese nella mostra “Realtà Manipolate – Come le immagini ridefiniscono il mondo” (25 sett 2009 – 19 gen 2010). ”Conversations with Jean-Michel Basquiat” di Tamra Davis (USA, 2008) racchiude estratti di una delle rare videointerviste concesse dall'artista morto per overdose a soli 27 anni.

Basquiat ripercorre la sua carriera che lo ha reso un'icona del XX secolo: dagli inizi a 17 anni come graffitista sotto lo pseudonimo di “SAMO”, fino a diventare una superstar spinto dall’amico Andy Warhol. Una testimonianza preziosa di uno straordinario talento bruciato troppo presto dalle spietate logiche del mercato dell'arte. di Massimiliano Locandro

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