Dall'inchiesta della procura su Campi un monito per tutti: chi ha acquistato casa dalle ditte indagate può chiedere la restituzione dei soldi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 marzo 2007 19:02
Dall'inchiesta della procura su Campi un monito per tutti: chi ha acquistato casa dalle ditte indagate può chiedere la restituzione dei soldi

L'inchiesta della procura di Firenze ha portato alla luce anche il sistema perfettamente oliato degli appalti pubblici da parte di cordate di imprenditori. Sono 26 le ordinanze di custodia agli arresti, sulle 33 misure cautelari disposte dal gip, per l'inchiesta, coordinata dalla procura fiorentina, che ha disposto anche il sequestro di due aree edificabili. Anche il Comune di Campi Bisenzio è nella bufera.
L’inchiesta di appaltopoli a Campi Bisenzio interessa decine e decine di famiglie che hanno firmato contratti di acquisto e versato soldi per prendere casa nelle aree dove dovevano essere realizzate le costruzioni ‘incriminate’.

Ma l’ordinanza del gip che ha posto sotto sequestro le aree rischia di essere solo la premessa alla non realizzazione dei complessi immobiliari. E chi ha già sognato una casa, teme di vedersela crollare insieme ai propri investimenti economici.

“Bisogna muoversi presto per verificare se sia il caso di chiedere la risoluzione del contratto, la restituzione di ciò che è stato pagato e il risarcimento di eventuali danni – spiega l’avvocato civilista Marco Noferi dello studio legale Cnttv.

– Tutto dipende da quando è stato stipulato il contratto e se esso è ottemperante al decreto legislativo che tutela gli acquirenti”. Chi ha acquistato un appartamento su carta, paga meno perché finanzia l’impresa costruttrice, ma rischia di più in quanto c’è il timore di un fallimento dell’impresa. Spesso in passato cooperative o aziende fasulle sfruttavano la carta del fallimento per ‘rubare’ soldi agli aspiranti possessori di case. Il decreto legislativo del 21 luglio 2005 in attuazione della legge 210 del 2004 prevede una serie di tutele per l’acquirente.

I contratti preliminari per gli immobili devono avere al proprio interno delle garanzie precise: il costruttore deve consegnare al cliente una fideiussione di importo pari alle somme o al valore di quanto già versato e da versare. Un ulteriore obbligo per il costruttore prevede una stipula di una polizza assicurativa decennale a favore dell’acquirente destinata a garantire il risarcimento dei danni conseguenti a vizi dell’immobile che si sono manifestati dopo la stipula del contratto. L’accordo, poi, deve contenere la descrizione atta dell’immobile e tutte le notizie determinanti per l’acquisto, tra cui i termini massimi di esecuzione e consegna dell’opera.
“Nel caso di Campi Bisenzio – spiega l’avvocato Noferi –, difficilmente gli immobili saranno realizzati nei tempi previsti, sempre che siano realizzati.

Se il contratto adempie al decreto legislativo del 2005, allora l’acquirente può chiederne la rescissione per inadempienza da parte del costruttore e la restituzione totale della somma già versata che sarà coperta dalla fideiussione. Inoltre è possibile pensare di chiedere tutti i danni materiali, patrimoniali ed esistenziali legati alla mancata entrata in possesso dell’immobile o al ritardo della sua realizzazione”. La prima mossa da fare è accertare la responsabilità dell’impresa costruttrice nella vicenda, se è responsabile direttamente avendo effettuato degli illeciti o se è rimasta coinvolta suo malgrado.

Più difficile la posizione di chi è entrato a far parte della cooperativa che ha ottenuto l’appalto per la realizzazione dell’immobile e in questo caso viene direttamente coinvolto nella vicenda. “In questo caso bisogna rifarsela con l’intermediario che ha portato avanti l’affare illecito danneggiando anche i soci cooperatori”.

«I recenti fatti dimostrano quanta ragione avessero i Verdi quando, negli ultimi anni, mettevano in guarda dal saccheggio del territorio -commenta Giovanni Varasi, che è anche coordinatore della consulta regionale degli eletti Verdi- Se fino a qualche tempo fa il mondo ambientalista si trovava sulla frontiera della difesa dell'ecosistema, da ormai qualche anno l'obiettivo si è dovuto spostare necessariamente sulla difesa del territorio tout-court.

E' sui piani regolatori, sulle varianti urbanistiche che Verdi e ambientalisti stanno lavorando con la massima determinazione, perché ormai legalità, sviluppo e qualità della vita sono elementi politici inscindibili. Nell' ordinanza di custodia cautelare il giudice prospetta un presunto meccanismo perverso che associa imprenditori che non sanno intraprendere senza protezioni politiche e impiegati pubblici infedeli. I Verdi chiedono a tutti, attori istituzionali e imprenditoriali, di cogliere l'occasione di una vicenda così grave per alzare l'asticella dell'etica politica e dell'etica professionale, di concepire il territorio come un bene, fragile e prezioso, delle comunità e non come una merce di scarso valore sulla quale si può fare qualunque affare, legittimo o meno.

Uno sviluppo equilibrato, un incremento degli spazi verdi, un ambiente più vivibile e a misura d'uomo, anzi di bambino e di anziano, deve diventare scelta strategica di ogni amministrazione, soprattutto di quelle di centro-sinistra. Se oggi leggiamo un protagonista dell'inchiesta "appaltopoli" dire: «Abbiamo tolto alle prossime generazioni il territorio per i prossimi 100 anni», dobbiamo tutti quanti poter ribattere con indignazione e con forza: «Abbiamo tolto di mezzo metodi e personaggi che volevano sottrarre alle nuove generazioni il territorio per 100 anni a venire», perché - come da sempre dicono i Verdi - la terra ci è data in prestito dai figli e non ereditata dai padri».

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